Extraospedaliera
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La letteratura identifica una mortalità dello 0,1% delle persone vittime di morso di vipera e spesso per anafilassi e non per gli effetti del veleno in sé. In ogni caso le conseguenze derivanti da un morso di vipera possono essere anche molto gravi, perciò è necessario che gli infermieri di emergenza siano preparati alla gestione del morso di vipera e a tutto quello che può comportare.
Gestione in emergenza del morso di vipera
Quando un paziente è morso da un serpente è importante ricordare che innanzitutto il rettile potrebbe non essere una vipera, ma anche se il rettile fosse una vipera (riconosciuta), potrebbe non aver inoculato il veleno (cosiddetto "morso secco"), o averne inoculato una dose ridotta.
È fondamentale quindi mantenere la calma e seguire due obiettivi:
- supportare le funzioni vitali facendo terapia di supporto, se necessaria
- far arrivare il paziente nel minor tempo possibile in ospedale evitando/rallentando la diffusione del veleno.
In primo luogo è importante verificare la coscienza e l'ABC, nel caso ci fossero correzioni da effettuare vanno fatte subito: somministrare ossigeno se presente dispnea e SpO2 > 94%, se segni di shock anafilattico considerare l'adrenalina (e protezione delle vie aeree, liquidi, ecc.) se ipotensione mantenere i target minimi, se turbe della coscienza attenzione alle vie aeree e naturalmente se vi è compromissione delle funzioni vitali va iniziato il supporto vitale di base e avanzato, se possibile.
In secondo luogo è opportuno raccogliere l'anamnesi per capire se il morso è compatibile con una vipera e bisogna ispezionare la sede per verificare la presenza dei tipici forellini dei denti (distanziati di 8-10mm).
Due sono poi gli interventi più importanti nella gestione del morso di vipera: il bendaggio linfostatico, per ritardare l'entrata in circolo del veleno e l’immobilizzazione dell'arto con riposo della persona colpita.
Bendaggio linfostatico
Per eseguire un bendaggio linfostatico si deve partire a fasciare dal punto del morso e poi proseguire verso l’estremità dell’arto quindi le dita di piedi o mani. Poi si risale fino alla radice dell’arto (inguine o ascella). Successivamente è utile aggiungere una stecca per limitare ulteriormente i movimenti della persona e quindi l’espansione del veleno (utile può essere il materassino a depressione in caso di soccorso in ambulanza).
Prima delle operazioni di bendaggio e immobilizzazione è bene ricordarsi di eseguire la disinfezione e medicazione del punto di inoculazione, per evitare infezioni che possono complicare la situazione.
Il posizionamento di un accesso venoso preventivo è indicato per l'eventuale necessità di trattamento delle urgenze (sopraggiunta di convulsioni, ACC, anafilassi) e per iniziare il trattamento farmacologico prescritto che di solito comprende cortisone, liquidi, anticoagulanti, trasfusioni di emoderivati, antidolorifici, sedativi per ansia, ecc.
Siero antivipera
Il siero antivipera non rientra tra i provvedimenti nel primo soccorso, perché non va utilizzato al di fuori dell’ospedale: il rischio di shock anafilattico è molto alto e non tutti i pazienti ne hanno bisogno (di norma meno del 15-20%).
Sono immunoglobuline specifiche di origine equina contro questo tipo di veleno efficaci quasi esclusivamente per via endovenosa (85% di efficacia).
Se iniettato per via intramuscolare o via sottocutanea l'efficacia scende all’1-6%.
Le indicazioni ospedaliere alla somministrazione del siero sono le alterazioni dei parametri emocoagulativi, ipotensione grave o shock, sintomi gastroenterici importanti e prolungati, aritmie cardiache, dispnea ed edema imponente dell'arto coinvolto.
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