Il rapporto professionale tra Infermieri e Operatori Socio Sanitari viene visto da molti con uno spirito conflittuale. In realtà le loro attività dovrebbero compenetrarsi e fondersi in un’unica dimensione dell’assistenza. L’OSS rimane il personale di supporto che va guidato ed istruito e va continuamente valutato per le sue capacità tecnico-pratiche, senza dimenticare che dietro la divisa vi è sempre un essere dotato di pensiero critico, di coscienza e di conoscenze.
Parlare di rapporto richiede ai protagonisti un riconoscimento reciproco sul contributo che ognuno può portare al successo del progetto comune: il benessere dell’assistito.
Prima di comprendere quale strategia intraprendere per riuscire a costruire un rapporto occorre che i protagonisti Infermiere e Operatore Socio Sanitario (OSS) si riconoscano reciprocamente in una relazione.
Il primo punto su cui riflettere riguarda l’integrazione, cioè il supportarsi reciprocamente riducendo al minimo le differenze.
Infermiere e OSS, reciproco convivere tecnico-professionale
A quindici anni di distanza dalle disposizioni del profilo dell’OSS e dal suo impiego, viene a consolidarsi l’idea che le figure di supporto siano sempre più utilizzate per contenere l’emergenza e demandare attività ritenute di minore complessità assistenziale.
Molti infermieri nella realtà clinica e assistenziale non hanno saputo cogliere quanto sia necessario avvalersi delle figure di supporto per meglio esprimere la propria professionalità.
In una società in cui i bisogni sono in continua trasformazione si sente sempre più il bisogno di rivedere i modelli organizzativi del lavoro, si sviluppa la necessità di cogliere le mutate necessità delle persone assistite, offrendo un servizio qualitativamente migliore attraverso l’integrazione dell’OSS nel lavoro infermieristico assistenziale.
La necessità dell’integrazione è sempre un tema caldo nel mondo socio-sanitario, un tema di continua attualità che le organizzazioni e i professionisti non sono ancora riusciti a realizzare pienamente.
Il legislatore ha cercato, nella formulazione della figura dell’OSS, di fare sintesi creando una figura con una ragione d’essere fondamentale: l’integrazione di mondi simili, ma differenti.
L’infermiere rimane ancora una figura contraddistinta da una forte connotazione sanitaria, estremamente sbilanciata verso la clinica e la malattia; l’OSS avrebbe dovuto compensare questa condizione favorendo uno sbilanciamento verso i bisogni sociali e orientare le attività dalla clinica al territorio e al domicilio dell’assistito.
In questa dimensione, l’organizzazione non favorisce l’integrazione e non è in grado di contribuire a creare l’ambiente necessario che favorisca una condizione di reciproco rispetto che orienti gli attori (infermiere-OSS) a instaurare un rapporto di collaborazione orientato al benessere di tutte le professionalità, per offrire un servizio di qualità all’utenza assistita.
La presa di coscienza dei ruoli diversi e complementari dovrebbe essere la base per contribuire a costruire un rapporto di condivisone che porterà vantaggi all’organizzazione, migliorando il clima e l’ambiente di lavoro.
Per analizzare in dettaglio e comprendere la sfida dell’integrazione fra infermieri e OSS occorre rifarsi a profili degli operatori che declinano in modo chiaro ed inequivocabile il loro legame.
Nel profilo dell’infermiere viene evidenziato che “l’infermiere, per l’espletamento delle funzioni si avvale, ove è necessario, dell’opera del personale di supporto”; con questo si intende che già a partire dal 1994 era definito che l’infermiere si dovesse avvalere dell’OSS per garantire la funzione e i processi di cui manteneva la responsabilità, attribuendo allo stesso attività che riteneva adeguate al livello di preparazione e complessità assistenziale.
Anche il contratto per il personale del Servizio Sanitario Nazionale del 2001 afferma la nuova condizione giuridica (passaggio da categoria C a D) con una nuova valenza attribuita agli infermieri di carattere gestionale che affranca l’area di autonomia.
Il profilo dell’OSS evidenzia che “l’operatore socio- sanitario svolge la sua attività in collaborazione con gli altri operatori professionali preposti all’assistenza sanitaria e a quella sociale, secondo il criterio del lavoro multiprofessionale”.
Il ruolo dell’OSS viene ad integrarsi nel contesto organizzativo, inoltre negli specifici articoli si evidenza che l’intervento è rivolto direttamente sulle persone attraverso competenze specifiche; per svolgere le attività di assistenza diretta dovrà rapportarsi/relazionarsi con chi risulta essere il preposto, ovvero il responsabile dell’assistenza e dell’attività sanitaria e sociale: l’infermiere.
Tutto questo senza mai sminuire il principio del lavoro di squadra.
In un contesto socio sanitario sempre più complesso la sfida che il sistema potrà sostenere sarà tanto più efficace quanto maggiore sarà l’integrazione tra le diverse professionalità coinvolte.
Occorre che l’infermiere e l’OSS, nell’ottica dell’integrazione, comprendano che “la consegna è cambiata”:
…salendo sul pianeta salutò rispettosamente l’uomo: buongiorno. Perché spegni il tuo lampione? Che cos’è la consegna? È di spegnere il mio lampione, buonasera. E lo riaccese. E adesso perché lo riaccendi? È la consegna. Non capisco, disse il Piccolo Principe. Non c’è nulla da capire disse l’uomo, la consegna è la consegna. Buongiorno. E spense il lampione. Poi si asciugò la fronte con un fazzoletto a quadri rossi. Faccio un mestiere terribile. Una volta era ragionevole. Accendevo al mattino e spegnevo alla sera e avevo il resto della notte per dormire. E dopo di allora è cambiata la consegna? La consegna non è cambiata, disse il lampionaio, è proprio questo il dramma. Il pianeta di anno in anno ha girato sempre più in fretta e la consegna non è cambiata!! Ebbene? Disse il Piccolo Principe. Ebbene, ora che fa un giro al minuto non ho più un secondo di riposo. Accendo e spengo una volta al minuto! Non è per nulla divertente, disse l’uomo. Lo sai che stiamo parlando da un mese? Da un mese? Sì. Trenta minuti, trenta giorni! Buonasera. E riaccese il suo lampione. Il Piccolo Principe lo guardò e sentì improvvisamente di amare quest’uomo che era cosi fedele alla sua consegna….
Il Piccolo Principe, Antoine De Saint-Exupery.
La consegna è cambiata: oggi, per migliorare i rapporti, è necessaria e non più procrastinabile l’integrazione dell’OSS nel processo assistenziale, poiché i bisogni delle persone e l’assistenza infermieristica sono più complessi.
Per poter risolvere le problematiche occorrono risposte a volte semplici a volte articolate, ma comunque sempre differenziate e personalizzate; non tutti i bisogni che emergono necessitano in prima persona dell’infermiere, in molte situazioni è necessario attribuire all’OSS compiti specifici precisi e ben definiti.
La scelta che l’infermiere si troverà a gestire dovrà essere sostenuta da rigorosità nel metodo di analisi, scelta e decisioni che devono considerare variabili, quali:
- il livello di conoscenza e abilità acquisite dall’OSS;
- il grado di sviluppo e il senso di responsabilità dell’OSS;
- la comunicazione interpersonale;
- la complessità dei bisogni di assistenza;
- il livello di stabilità clinica dell’assistito;
- la complessità, la discrezionalità e il rischio del compito assegnato.
Solo attraverso il miglioramento dei rapporti e dell’integrazione nel gruppo di lavoro si potrà gestire al meglio la programmazione delle attività, garantendo al meglio l’efficacia del processo assistenziale.
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