Anche per gli studenti OSS si prospetta l'opportunità di vivere l’esperienza assistenziale di altre realtà convenzionate grazie ai progetti Erasmus.
Per un aspirante Operatore Socio Sanitario la formazione estera non è una priorità, ma può essere un’ottima opportunità di crescita e di interscambio culturale. Alcune strutture permettono ai loro studenti di fare questa scelta durante il periodo di formazione, altre di farla dopo la formazione di base. Infatti, sono diverse le società formative italiane che permettono agli OSS di fare formazione all’estero dopo i corsi grazie ad accordi di partenariato e ad appositi progetti Erasmus.
Formazione in Paesi esteri durante il Corso per OSS
La scelta di effettuare un’esperienza formativa all’estero in autonomia è costosa, perché spesso è a totale appannaggio di chi la fa.
Ricapitolando, sono possibili 4 scelte:
- effettuare una o più esperienze formative all’estero durante il corso da OSS;
- effettuare una o più esperienze formative all’estero dopo il corso da OSS;
- effettuare una o più esperienze formative all’estero in autonomia durante il corso;
- effettuare una o più esperienze formative all’estero in autonomia dopo il corso.
Uno dei progetti più apprezzati è “Professioni Socio-Sanitarie in Europa”, realizzato da una società privata. Si tratta di un’idea progettuale di mobilità individuale approvata e finanziata dal Programma “Erasmus+”. L’iniziativa è essenzialmente rivolta ad Operatori Socio Sanitari già formati e mette a disposizione diverse borse di studio utili ad effettuare un tirocinio formativo e lavorativo presso strutture sanitarie estere. Il tutto deve essere svolto entro e non oltre un anno dal termine del corso di base.
Ma quali sono i paesi esteri dove è possibile effettuare i tirocini grazie ad appositi protocolli d’intesa tra Enti formatori italiani ed Enti formatori esteri (o direttamente strutture sanitarie)?
Ecco i quattro Stati che con più frequenza accettano tirocinanti dall’estero:
- Francia;
- Spagna;
- Irlanda del Nord;
- Portogallo.
Quanti sono i posti disponibili?
Solitamente una quindicina, ma questo dato varia a seconda dei finanziamenti a disposizione.
Quanto dura un tirocinio all’estero?
Solitamente si tratta di due intensi mesi di formazione, durante i quali, tra l'altro, si ha anche la possibilità di approfondire la lingua estera.
Come vi si accede?
Innanzitutto bisogna capire se la propria struttura formativa permette i tirocini esteri; successivamente, occorre aderire ad un apposito bando e presentare la relativa domanda di partecipazione. È obbligatorio conoscere almeno l’Inglese o la lingua del paese ospitante (ma sono quasi sempre previsti corsi di lingua estera).
I requisiti principali sono:
- essere cittadini italiani residenti in Italia;
- avere un’età compresa tra i 20 ed i 32 anni compiuti al momento della presentazione della candidatura;
- essere in possesso della qualifica da OSS (percorso formativo di 900-1000h).
Possono partecipare al progetto anche:
- OSA – Operatore socio assistenziale (percorso formativo di 700 h);
- Operatore Socio Assistenziale per l’Infanzia, o per le Demenze, per l’Handicap, per gli Anziani;
- ADEST - Assistente Domiciliare e dei Servizi Tutelari;
- Operatore Addetto all’assistenza delle persone diversamente abili;
- OTA - Operatore Tecnico dell’Assistenza, che ha riconvertito il proprio diploma di qualifica ed è diventato a tutti gli effetti un Operatore Socio Sanitario (percorso di riqualificazione di 420 h).
A chi riesce ad ottenere la borsa di studio per tirocini post-base è garantito il viaggio andata e ritorno, l’assicurazione professionale, l’alloggio e il rimborso dei trasporti locali.
Gli OSS o gli studenti OSS che volessero effettuare l’esperienza estera autonomamente?
Possono farlo, occorre però:
- essere autorizzati dalla struttura formativa di appartenenza;
- verificare che sia possibile il riconoscimento dell’esperienza estera (altrimenti servirà solo per una formazione personale, non darà alcun punteggio o bagaglio di ore formative in clinica);
- calcolare bene le spese di viaggio, alloggio, vitto e trasporti (ed avere ovviamente un bel gruzzolo da parte).
E l’esperienza in paesi extra-europei?
Difficile dare una risposta, anche perché non in tutti gli Stati è riconosciuta o esiste la figura dell’Operatore Socio Sanitario come è inteso in Italia. Per cui il consiglio è quello di identificare bene le finalità della vostra esperienza estera:
- cultura personale;
- formazione professionale riconosciuta e certificata.
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