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Emergenza-Urgenza

Gestione del trauma spinale nelle prime fasi cruciali

di Mauro Salvato

Extraospedaliera

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Per trauma spinale si intende una lesione alla colonna vertebrale su base traumatica che può causare danni parziali, disabilità permanenti o, in alcuni casi, morte. Tale lesione, oltre ad essere un costo umano non indifferente, può diventare un costo sociale enorme anche per la carenza di strutture adeguate. Dal momento che in fase pre-ospedaliera non si può avere la certezza del punto dell’eventuale lesione della colonna, questa andrà immobilizzata in toto secondo il principio per cui, per immobilizzare correttamente un segmento osseo fratturato, deve essere immobilizzata l’articolazione precedente e quella successiva alla possibile lesione.

Lesioni midollari, numeri e casistica

Ogni anno ci sono 2.400 nuovi casi di lesioni midollari in seguito a trauma (circa 7 persone al giorno) e il trend, purtroppo, è in aumento. In Italia sono circa 80.000 le persone aventi disabilità gravi in seguito ad eventi traumatici; le cause sono da ricercare soprattutto tra gli infortuni sul lavoro e le cosiddette “stragi del sabato sera”.

Per ogni 1.500 eventi traumatici vi è un traumatizzato con lesioni del midollo spinale. È stato dimostrato, poi, che in oltre il 25% dei danni permanenti al midollo spinale la causa può essere attribuita al personale addetto al soccorso sia durante la fase extra-ospedaliera che durante la fase intra-ospedaliera. Risulta quindi importante essere adeguatamente addestrati nelle tecniche di immobilizzazione per ridurre al minimo i danni nella fase di soccorso.

Com’è fatta la colonna vertebrale

La colonna vertebrale (o rachide) è divisa, essenzialmente, in 3 parti:

  • rachide cervicale (C1-C8)
  • rachide dorsale o toracico (T1-T12)
  • rachide lombosacrale (L1-L5, S1-S5).

A seconda della zona della lesione si avranno danni più o meno gravi.

Le tipologie di lesione alla colonna vertebrale

Le lesioni alla colonna vertebrale possono essere di diverso tipo:

  • Fratture vertebrali da compressione, responsabili di schiacciamento del corpo vertebrale
  • Frammentazione della vertebra, con possibilità che parti ossee penetrino nel canale midollare
  • Sublussazione vertebrale, cioè parziale dislocazione di una vertebra
  • Sovrastiramento o lacerazione di legamenti e muscoli, che può provocare instabilità tra vertebre
  • Lesioni del midollo senza concomitanti lesioni ossee, dovute a torsioni o compressioni transitorie del midollo o dei vasi che lo irrorano.

Quando si deve sospettare di lesione al rachide

Dato che la lesione non è sempre visibile immediatamente e, a volte, può anche essere asintomatica, ci sono degli indicatori di sospetto che vanno a valutare il tipo d’evento, il meccanismo di lesione e lo scambio di energia.

Va precisato che l’assenza di segni o sintomi non esclude la lesione e nemmeno un traumatizzato che cammina.

La diagnosi di lesione spinale

La diagnosi si può fare solo attraverso tecniche di imaging biobedico come la radiografia (Rx), la tomografia computerizzata (TC) o la risonanza magnetica (RMN).

La Radiografia non è sempre in grado di valutare i dettagli come invece fanno la TC e la RMN. Inoltre, valutazioni neurologiche ripetute nel corso delle prime fasi, aiutano nel trattamento e nella formulazione di una prognosi.

Il trattamento extra-ospedaliero del trauma spinale

L’obiettivo del miglior trattamento della colonna in ambito extra-ospedaliero è quello di stabilizzare le lesioni già esistenti o presunte e di prevenire il danno midollare.

Il primo approccio al traumatizzato con potenziale lesione alla colonna consiste sempre nell’Ac-B-C-D-E.

Dal momento che in fase pre-ospedaliera non si può avere la certezza del punto dell’eventuale lesione della colonna, questa andrà immobilizzata in toto secondo il principio per cui, per immobilizzare correttamente un segmento osseo fratturato, deve essere immobilizzata l’articolazione precedente e quella successiva alla possibile lesione.

Poiché la colonna si articola anche con il capo del bacino, anche capo e bacino devono essere immobilizzati. Per immobilizzare correttamente il bacino non devono essere mossi gli arti inferiori.

In definitiva: per immobilizzare la colonna deve essere immobilizzato in toto il paziente, dalla testa ai piedi. Anche i movimenti delle braccia possono portare a movimenti della colonna.

Il collo deve essere immobilizzato dapprima manualmente in posizione neutra, così da consentire il maggior spazio del midollo spinale all’interno del canale vertebrale e poi tramite un collare cervicale.

Il collo non deve essere né esteso, né flesso, né inclinato e nemmeno ruotato; per ottenere la posizione neutra è necessario tracciare un’ipotetica linea lungo l’asse della colonna che incroci ad angolo retto la linea ipotetica dello sguardo del traumatizzato.

I bambini, soprattutto quelli più piccoli, richiedono frequentemente uno spessore sotto le spalle, vista la maggior dimensione dell’occipite.

Si deve ricordare che la ricerca della posizione neutra deve essere interrotta in caso di:

  • Aumento o insorgenza di dolore
  • Comparsa o peggioramento di deficit neurologici
  • Comparsa di compromissione delle vie aeree o della ventilazione

Per immobilizzare il rachide in toto devono essere impiegati sistemi completi di immobilizzazione e trasporto quali la tavola spinale con fermacapo e cintura “ragno” o il materassino a depressione.

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