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La rianimazione cardiopolmonare extracorporea (ECPR) si è dimostrata promettente nella gestione dell’arresto cardiaco extraospedaliero refrattario. Tuttavia, le prove provenienti da studi osservazionali e studi clinici sono contrastanti e i fattori che influenzano l’esito non sono stati ben stabiliti. Alla luce di ciò alcuni ricercatori hanno condotto una revisione sistematica volta a indagare l’associazione tra fattori prognostici pre-ECPR e probabilità di un buon esito funzionale tra i pazienti adulti che necessitano di ECPR dopo un arresto cardiaco extraospedaliero.
Pazienti che necessitano di ECPR dopo arresto cardiaco extraospedaliero
Nei pazienti con arresto cardiaco che non rispondono ai trattamenti iniziali e richiedono una rianimazione prolungata, i risultati sono estremamente scarsi. In tali circostanze, l’uso del supporto circolatorio temporaneo, ovvero della rianimazione cardiopolmonare extracorporea (ECPR), si è dimostrato negli ultimi anni promettente.
Tuttavia, le evidenze provenienti da studi osservazionali e studi clinici sono contrastanti e i fattori che influenzano l’esito non sono stati ancora ben stabiliti. Una migliore comprensione dei fattori associati agli esiti favorevoli – compresi gli esiti funzionali – dopo l’ECPR, potrebbe anche influenzare i criteri di selezione per futuri studi randomizzati, al fine di caratterizzare accuratamente il rischio attraverso l’arricchimento prognostico.
Alla luce di ciò alcuni ricercatori hanno condotto una revisione sistematica e una meta-analisi che riassume l’associazione tra fattori prognostici pre-ECPR e la probabilità di buoni risultati funzionali tra i pazienti adulti che necessitano di ECPR dopo un arresto cardiaco extraospedaliero.
I risultati della revisione sistematica
Delle 3.556 citazioni, 125 sono state sottoposte a revisione del testo completo e sono stati inclusi nella revisione sistematica 29 studi che hanno coinvolto 7.397 pazienti. Gli studi erano prevalentemente coorti osservazionali provenienti da Europa o Asia. Sono stati inclusi i dati originali di due studi randomizzati.
L’esito funzionale favorevole è stato definito dal CPC 1 o 2 in tutti gli studi inclusi ed è stato più comunemente valutato a 30 giorni (24%) o alla dimissione (45%). La sopravvivenza globale alla dimissione ospedaliera è stata del 24%. La sopravvivenza globale con buon risultato funzionale è stata del 15%.
Fattori del paziente
Tra i fattori relativi ai pazienti, la giovane età è associata a buoni risultati funzionali (alta certezza). È stato dimostrato un effetto coerente tra più metodi di analisi, inclusa l’età come variabile continua (differenza media di 4,13 anni più giovani in quelli con esito funzionale favorevole, IC al 95% da 2,02 a 6,24 anni più giovani).
Allo stesso modo, la valutazione dell’impatto dell’età misurata con incrementi di 10 anni (aOR 1,26, IC 95% da 1,12 a 1,43 per 10 anni più giovani) ha dimostrato risultati coerenti. Il sesso femminile è probabilmente associato a risultati funzionali favorevoli (moderata certezza). Questo risultato è supportato sia dalle analisi aggregate aggiustate (aOR 1,69, IC 95% da 1,06 a 2,68) sia dalle analisi aggregate non aggiustate (uOR 1,37, IC 95% da 1,11 a 1,70).
Fattori intra-arresto
Per quanto riguarda i fattori intra-arresto, la presenza di un ritmo defibrillabile (aOR 4,29, IC 95% da 2,80 a 6,58), il verificarsi di rianimazione da parte degli astanti (aOR 1,71, IC 95% da 1,04 a 2,80) e il verificarsi di ROSC al qualsiasi momento prima dell’incannulazione (aOR 3,21, IC 95% da 2,33 a 4,41) sono associati a risultati funzionali favorevoli (alta certezza).
Tutte le analisi aggregate aggiustate erano coerenti con i risultati delle analisi aggregate non aggiustate. Il tempo ridotto per l’incannulamento è anche associato a un esito funzionale favorevole (alta certezza), un risultato coerente se analizzato come differenza media (differenza media 7,83 minuti prima nei soggetti con esito funzionale favorevole, IC 95% da 5,47 a 10,19 minuti) o come valore aggregato con OR aggiustato (aOR 1,41, IC 95% da 1,17 a 1,69 per 10 minuti prima).
Il verificarsi di un arresto testimoniato è probabilmente associato a un esito funzionale favorevole (moderata certezza), un risultato coerente sia sulle analisi aggregate aggiustate (aOR 1,31, IC 95% da 0,92 a 1,86) che su quelle non aggiustate (uOR 1,68, IC 95% da 1,16 a 2,42). <è>Esiste un’associazione incerta tra il lattato sierico iniziale e l’esito funzionale favorevole (certezza molto bassa) sulla base delle differenze medie aggregate (differenza media inferiore di 1,14 mmol/L nei soggetti con buon esito neurologico, IC al 95% inferiore a 2,34 fino a 0,07 mmol superiore). Questi risultati sono limitati da un grave rischio di bias, grave incoerenza e grave imprecisione.
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