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Al fine di massimizzare la sopravvivenza è necessario un triage rapido dei pazienti agonici con trauma contusivo. Tuttavia, venire a conoscenza degli esiti dell'autopsia è un’evenienza rara, che richiede molto tempo e che raramente influenza le linee guida per la rianimazione. A tal fine, l’esecuzione di una TAC post-mortem può fungere da complemento all'autopsia nel guidare la rianimazione da trauma agonico contusivo.
TAC post-mortem nella caratterizzazione delle lesioni contundenti mortali
I pazienti agonici con trauma contusivo sono estremamente complessi e, al fine di migliorare la sopravvivenza, richiedono un processo decisionale rapido attraverso l'utilizzo di efficaci algoritmi di triage e di rianimazione.
Nonostante i massimi sforzi di rianimazione, molti pazienti agonici con trauma contusivo muoiono poco dopo l’arrivo nelle strutture sanitarie. Il dogma implicherebbe che la maggior parte di questi pazienti dovrebbero morire per shock emorragico; tuttavia, senza una solida identificazione delle lesioni attraverso un'autopsia formale, non è chiaro quale sia la modalità di morte predominante in questa popolazione di pazienti.
La tomografia computerizzata post-mortem può aggiungere valore nell'identificazione di lesioni non riconosciute nei deceduti con trauma contusivo. Sebbene l'autopsia formale possa fornire un'elevata sensibilità e specificità per l'identificazione delle lesioni, può richiedere molto tempo e i tassi di autopsia possono essere significativamente ritardati o diminuiti a seconda del comune o della regione.
Poiché i pazienti agonici con trauma contusivo hanno un margine sempre più ridotto di successo con gli sforzi di rianimazione, è sempre più importante ottenere una migliore comprensione dei meccanismi di lesione che contribuiscono alla loro morte, in quanto queste informazioni potrebbero influenzare i futuri algoritmi di rianimazione.
Per far ciò i ricercatori hanno condotto una revisione di coorte retrospettiva di pazienti deceduti traumatizzati che sono morti all'arrivo o entro 1 ora a seguito di meccanismi di lesione contusivi e che successivamente sono stati sottoposti a TAC post-mortem.
I risultati dello studio
Nel corso di un periodo di studio di 9 anni, 91 pazienti sono stati sottoposti a TAC post-mortem, con 11 pazienti esclusi perché erano vittime di violenza, avevano meccanismi penetranti di lesione o erano già stati sottoposti a una procedura per il controllo dell'emorragia (ad esempio, laparotomia) prima di ottenere l'imaging.
I pazienti sono stati successivamente raggruppati in base alla perdita dei segni vitali in ambito preospedaliero o in sala traumatologica per aiutare a determinare se queste differenze potessero rappresentare modelli di lesioni con potenziale di salvataggio.
Degli 80 pazienti rimanenti, 62 hanno perso i segni vitali in fase preospedaliera (77,5%) e 18 sono deceduti nell'area traumatologica (22,5%). I gruppi erano simili in termini demografici e per punteggio di gravità delle lesioni con una minoranza di pazienti di età superiore a 65 anni in entrambi i gruppi (complessivamente 20%, 21% vs 16,7%).
Il meccanismo della lesione differiva significativamente tra i gruppi con il riscontro del fatto che cadute e lesioni da schiacciamento erano rispettivamente predominanti nei pazienti che arrivavano con polso e senza polso. Tuttavia, la modalità più comune di lesione - la collisione automobilistica - non era significativamente diversa tra i due gruppi (67,7% vs 66,7%, p = 0,93).
’outcome primario dello studio (la prevalenza di lesioni mortali), esso non differiva tra i gruppi con un tasso complessivo di lesioni mortali del 51,3% (n = 41), con il 50% (n = 31) nel gruppo senza polso e il 55,6% (n = 10) nel gruppo con polso (p = 0,68).Non sono state riscontrate differenze significative tra i gruppi nelle singole categorie di lesioni mortali: qualsiasi lesione cerebrale traumatica, qualsiasi lesione della colonna cervicale o lesioni con potenziale dissanguamento, tra cui emotorace da moderato a severo (22,5%) ed emoperitoneo (22,5%), con lesioni pelviche o retroperitoneali da poche a nessuna.
Le lesioni potenzialmente mortali non differivano, con un tasso del 57,5% (n = 46) in totale, del 58,1% (n = 36) nei pazienti senza polso e del 55,6% (n = 10) nel gruppo con polso (p = 0,85). In particolare, mentre il malposizionamento dei dispositivi per le vie aeree era simile tra i gruppi, il tasso di malposizionamento dei tubi endotracheali era elevato (13,7% in totale, 12,9% contro 16,7%, p = 0,68).
Il tasso di intubazione esofagea è stato particolarmente elevato, pari al 5% complessivo (n = 4), al 4,8% (n = 3) nei pazienti senza polso e al 5,5% (n = 1) nei pazienti con polso. Il trauma toracico era prevalente, con il 47,5% dei pazienti (n = 38) che hanno subito almeno una lesione toracica.
La decompressione preospedaliera con ago si è verificata solo nel 17,5% dell'intera coorte (n = 14) senza differenze significative nel tasso di decompressione con ago tra i due gruppi (17,7% vs 16,6%, p = 0,92). Il tasso di pneumotoraci da moderati a severi era simile tra i gruppi (36,3% in totale, 37,1% vs 33,3%, p = 0,82). Di questi pneumotoraci, un ampio contingente di deceduti aveva pneumotoraci non evacuati (18,8% in totale, 19,4% vs 16,7%, p = 0,8).
Quando si esaminavano i modelli di lesioni multicavitarie, i gruppi non differivano nel tasso di lesioni addominali (p = 0,73), retroperitoneali o pelviche (p = 0,39), toraciche (p = 0,17), a carico delle ossa lunghe (p = 0,44) o nessuna lesione cavitaria (p = 0,9). I modelli di lesioni cavitarie sono stati raggruppati per valutare la prevalenza dei modelli di lesioni multicavitarie.
Nel complesso è stata osservata una discreta suddivisione tra i modelli di lesioni cavitarie solitarie e doppie (rispettivamente 32,5% e 33,8%) senza differenze tra i gruppi nel tasso di lesioni solitarie rispetto a quelle bicavitarie (rispettivamente p = 0,63 e p = 0,97,).
Le lesioni cerebrali traumatiche isolate o lesioni della colonna cervicale erano rare (7,5% e 1,3%). Allo stesso modo, la prevalenza di lesioni multisistemiche era bassa (ad esempio, lesioni cerebrali traumatiche e lesioni cavitarie). Quando la lesione cavitaria è stata combinata con la lesione cerebrale traumatica, la prevalenza complessiva è stata dell'11,3% (n = 9) e non differiva tra i gruppi.
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