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Torna al lavoro dopo selfie col cadavere, l’ira dei colleghi

di Redazione

Siamo pronti alle dimissioni. Non ci sentiamo sicure di lavorare con questa presenza nel reparto. Non c'è serenità. Così le colleghe della coordinatrice del laboratorio di Anatomia Patologica dell'ospedale “Perrino” di Brindisi, alla notizia che tornerà presto al lavoro dopo la sospensione di sei mesi senza retribuzione che era stata disposta lo scorso ottobre dall'ufficio provvedimenti disciplinari dell'Asl per essersi scattata un selfie con una salma.

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ospedale perrino

Ospedale Perrino di Brindisi

La professionista 53enne, originaria di Ostuni, aveva pubblicato sui social una foto che la ritraeva sorridente mentre ricuciva, con ago e filo da sutura, l'addome di un uomo al termine di un esame autoptico. L'immagine era accompagnata da una didascalia con cui intendeva celebrare la festività del primo maggio: Quando ero piccola la sarta mi diceva: filo lungo, maestra pazza, si è avverato tutto.

Per il fatto, era stato depositato in Procura un esposto ed era stato aperto un fascicolo. La sospensione, che la dipendente non aveva contestato formalmente, era stata stabilita non soltanto per la documentazione relativa a quell'episodio avvenuto nell'obitorio della struttura sanitaria, ma anche per l'abituale utilizzo dei social da parte della dipendente mentre era in servizio.

Erano stati esaminati infatti altri scatti, che erano stati pubblicati come post e storie, che riprendevano la professionista nell'esercizio delle sue attività in reparto. A distanza di mesi dalla loro produzione multimediale, tali immagini erano continuate ad essere divulgate tra varie chat, anche dopo la loro rimozione dal web, in quanto erano state salvate o erano stati effettuati screenshot. La vicenda si era pertanto aggravata in quanto si era estesa fuori dall'ospedale, raggiungendo anche persone diverse dai sanitari e suscitando un'ondata di indignazione pubblica.

Ad esprimere preoccupazione per la convivenza quotidiana tra le attività del reparto è tutto il personale di comparto (non medico e non dirigente) ma c'è anche almeno un medico, spiega il segretario generale della Fials, Giuseppe Carbone, che sta seguendo la vicenda.

Ad insorgere contro la riassegnazione della coordinatrice allo stesso reparto in cui si è svolta la brutta vicenda risultano essere un'altra infermiera, quattro tecnici, un biologo e due dei quattro medici in servizio.

La sensazione è che sono pronte ad andare fino in fondo. Loro vorrebbero andare via, avverte. Abbiamo concordato, dopo una riunione sindacale ufficiale, un incontro con il direttore generale per martedì mattina. Hanno preparato un documento con il quale comunicheranno per iscritto al Dg le loro intenzioni. Si tratta di una lettera di rimostranze per il clima di tensione e di incompatibilità che si sarebbe ricreato nell'ambiente di lavoro, sino a destabilizzarlo, con il rientro in servizio della collega.

Premetto che sono dell'idea che strumentalizzare il caso per una condanna che è stata scontata in maniera completa non lo trovo moralmente corretto, replica il Dg Maurizio De Nuccio. Così come è già successo in altre situazioni, da parte nostra c'è la disponibilità al massimo confronto. Se avessimo avuto il sentore che potessero esserci dei problemi per il rientro della collega avremmo già potuto mettere a confronto le parti, chiarisce in attesa dell'incontro con il personale fissato per il 23 aprile.

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