Extraospedaliera
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“Anyone can drown, no one should” è la campagna di sensibilizzazione 2023 lanciata dalle Nazioni Unite e dall'Oms per la prevenzione dell'annegamento. La giornata “World Drowing Prevention” si osserva il 25 luglio di ogni anno, in piena estate, la stagione più rischiosa. Lo ha stabilito la Prima Risoluzione sulla prevenzione del fenomeno adottata dalla 76° Assemblea mondiale della Sanità. Il primo Rapporto mondiale sugli annegamenti è stato pubblicato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità già nel 2014.
Allarme annegamento: cosa fare per ridurre la mortalità
Chiunque può annegare ma nessuno dovrebbe. Annegano non soltanto i migranti in mare – come gli ultimi centinaia sprofondati nel fondale dell'abisso Calipso nell'Egeo - ma persone di ogni età che si trovano in diversi ambienti acquatici. Lo documentano i recenti fatti di cronaca, oltre alle statistiche annuali che descrivono il fenomeno.
Nell'intervento di ricerca e di soccorso intervengono spesso i sommozzatori dei vigili del fuoco e i sanitari dei servizi di Urgenza ed Emergenza. Talvolta si alzano in volo gli elicotteri dell'elisoccorso.
Nell'ultimo fine settimana un diciottenne è annegato nel fiume Secchia, nel modenese, al terzo tuffo per farsi riprendere da un amico in un video da condividere sui social, in un momento di divertimento prima degli esami di maturità. Un campeggiatore di 70 anni è caduto dalla barca mentre era a pesca sul lago Maggiore, non è riuscito ad afferrare il salvagente che gli hanno lanciato.
A Torino, un quindicenne è annegato gettandosi nel Po per raggiungere degli amici in difficoltà vicino ad alcune canoe dove era vietato fare il bagno. A Jesolo è annegato un ottantenne vicentino in villeggiatura, colto da malore mentre era in acqua. È morto sulla spiaggia, dopo essere stato riportato a riva, nonostante le tempestive manovre di rianimazione cardiopolmonare dei primi soccorritori e dei sanitari del 118.
Qualche settimana fa quattro funzionari governativi, pare 007 italiani ed israeliani, sono morti per annegamento in seguito al naufragio della loro imbarcazione colta da un'improvvisa tromba d'aria sul lago Maggiore. Come evidenziato dai casi sopracitati, le cause possono essere ambientali. Una tempesta, correnti forti ed insidiose, acqua fredda che provoca congestione. Soggettive, per patologia e malessere. Legate ad attività ricreative, come il nuoto anche subacqueo e la pesca da imbarcazione, spiaggia o scogli.
L'annegamento è considerato un drammatico problema di salute pubblica per i numeri e per i costi umani, sociali ed economici. Dai dati Oms emerge che ogni anno circa 236 mila persone muoiono per annegamento, nel 90% dei casi capita nei paesi a basso e medio reddito.
Nell'ultimo decennio si sono verificati 2,5 milioni di decessi. Sono cifre intollerabili perché tali morti sono del tutto prevenibili. A livello globale i tassi di annegamento più elevati riguardano i bambini di età compresa tra 1 e 4 anni e tra 5 e 9 anni. Un bambino di 3-4 anni è in difficoltà anche in pochi centimetri d'acqua. Per annegare sono sufficienti 3-6 minuti. Risulta inoltre che più della metà degli annegati ha meno di 25 anni.
Secondo i dati dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS) in Italia annegano circa 400 persone all'anno. Il 68% degli incidenti in acqua ha esito mortale o comunque grave, con ricovero in prognosi riservata o in terapia intensiva. Il trend è costante anche se negli ultimi anni si assiste ad un aumento significativo di incidenti nelle acque interne, laghi e fiumi, in cui annegano soprattutto gli stranieri residenti nel nostro Paese.
Nel periodo 2015-2019 si sono verificati in Italia oltre 2000 incidenti in acqua, 1209 sono stati fatali. L'annegamento risulta la terza causa di morte sotto i 15 anni, dopo meningite ed HIV. Dal 1969 al 1998 sono morte per annegamento quasi 25 mila persone, l'81,9% maschi. Soltanto il 10% di questi annegamenti è causato da incidenti di mezzi di trasporto in acqua. Circa il 42% dei soggetti è annegato al di fuori della propria provincia di residenza.
In Italia i tassi di mortalità più elevata si registrano nelle persone di età superiore ai 70 anni, seguite da coloro che hanno 15-29 anni e 50-69 anni. Il rapporto di mortalità maschi/femmine è leggermente superiore rispetto ad altri Paesi, 4:1 rispetto a 1:3, probabilmente perché i soggetti maschi sono in genere più a contatto con l'ambiente acquatico per attività occupazionali e ricreative. Inoltre, essi consumano generalmente più alcol, uno dei principali fattori di rischio per l'annegamento.
L'alcol, infatti, diminuisce la valutazione del pericolo e la capacità di affrontare la difficoltà. Il principale fattore favorente degli incidenti di annegamento dei bambini è invece la mancata sorveglianza da parte degli adulti.
Si annega anche perché si nuota male. Secondo un'indagine condotta dall'ISS, in un Paese di mare come l'Italia soltanto il 30% delle persone tra i 5 e i 18 anni sa nuotare in modo sufficiente. Il 30% sa stare a galla e il 10% sa nuotare solo in piscina. I corsi di nuoto dovrebbero essere precoci, dal sesto anno d'età e bisognerebbe farli in mare essendo la condizione ambientale più sfavorevole e perigliosa.
Oltre ad una aumentata educazione a scuola e in famiglia e ad una più efficace informazione sui rischi associati alla balneazione, due fattori fondamentali hanno contribuito ad avere maggiori probabilità di sopravvivenza dopo un annegamento: la disponibilità di unità di rianimazione cardiopolmonare nei luoghi d'acqua e la presenza di persone in grado di effettuare corrette operazioni di salvataggio e di soccorso.
Il fenomeno dell'annegamento può essere ridotto pertanto da una diffusa informazione e consapevolezza sui rischi associati ad una imprudente condotta e al consumo di alcol, da una maggiore sorveglianza del bambino, da un aumento delle capacità natatorie nella popolazione, da un miglioramento della conoscenza di primo e pronto soccorso soprattutto tra gli addetti alla sorveglianza nei vari luoghi di balneazione.
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