Extraospedaliera
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La montagna è sede di numerose attività sportive, estive e invernali. In quest’ultima stagione sono tuttavia necessarie particolari attenzioni per tutelare la propria e altrui sicurezza e uno degli strumenti imprescindibili da portare con sé è l’ARTVA, ovvero l’Apparecchio per la Ricerca dei Travolti in Valanga. La speranza di sopravvivenza, cioè di essere trovati in tempo utile mediante l’impiego degli ARTVA, dipende non solo dalle caratteristiche degli apparecchi e dalla rapidità e capacità dei compagni soccorritori, ma anche dal buon funzionamento degli apparecchi e dallo stato delle batterie che li alimentano.
Equipaggiamento minimo per i fuoripista in montagna
Per le attività di fuori pista, di freeride e di sci alpinismo esiste un equipaggiamento di base che ciascuno sportivo deve avere con sé; il pack minimo è composto dall’ARTVA, dalla sonda e dalla pala.
Tuttavia, l’avere con sé questi tre oggetti non rende l’attività maggiormente sicura; in questo, la prima prevenzione va fatta appunto scegliendo zone sicure e monitorando costantemente il meteo, anche e soprattutto dei giorni precedenti l’attività. Oltre a ciò, le attività a rischio vanno fatte se allenati con regolarità e, soprattutto, rinunciando qualora non vi siano le minime condizioni di sicurezza per la discesa.
Questi tre oggetti sono utili per l’individuazione e il salvataggio di una vittima di valanga, in quanto mentre l’ARTVA serve per localizzarli, la sonda permette di localizzare la vittima capendo a quale profondità è sepolta e la pala è da utilizzare per rimuovere la neve sovrastante.
Cos’è l’ARTVA
L’ARTVA è uno strumento elettronico utilizzato per la ricerca delle persone travolte in valanga e a livello internazionale è maggiormente noto come DVA (Détecteur de Victime d’Avalanche).
Lo strumento è sostanzialmente una ricetrasmittente di segnale a corto raggio che funziona sulla frequenza di 457 kHz. L’apparecchiatura è attivabile sia in modalità trasmissione sia in modalità ricezione (o ricerca) e deve essere indossata dall’utilizzatore sempre in modalità di trasmissione, con l’accortezza che sia posta il più vicino possibile al corpo e sotto gli indumenti, in modo tale da evitare la perdita nella caduta e che le basse temperature possano pregiudicare le prestazioni delle batterie.
Oltre a questo, all’inizio di ogni escursione è fortemente raccomandato che tutti i componenti del gruppo effettuino un controllo reciproco della funzionalità dell’apparato in ricezione e trasmissione.
Qualora sia necessario ricercare uno o più travolti da una valanga, i soccorritori o i compagni di discesa commutano il proprio apparato in modalità ricezione per localizzare il trasmettitore dei travolti. L’utilizzo corretto dell’ARTVA non è tuttavia sufficiente, in quanto questo strumento si inserisce all’interno di una conoscenza approfondita di tutte le tecniche di ricerca che devono essere apprese in corsi specifici e costantemente e periodicamente esercitate al fine di raggiungere la necessaria confidenza volta ad accelerare le operazioni di ricerca.
Questo in quanto la maggior possibilità di sopravvivenza di un travolto si verifica quando possa essere rintracciato e disseppellito entro i primi 15 minuti dall’evento.
Come si utilizza l’ARTVA
Come accennato in precedenza, la speranza di sopravvivenza, cioè di essere trovati in tempo utile mediante l’impiego degli ARTVA, dipende non solo dalle caratteristiche degli apparecchi e dalla rapidità e capacità dei compagni soccorritori, ma anche dal buon funzionamento degli apparecchi e dallo stato delle batterie che li alimentano.
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