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Emergenza-Urgenza

Rischio nucleare, pubblicato il nuovo piano nazionale

di Redazione Roma

Extraospedaliera

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Già approvato in Conferenza Unificata, il testo del nuovo Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari è stato pubblicato in Gazzetta. Antecedente all’invasione russa dell’Ucraina, questo strumento individua e disciplina le misure volte a fronteggiare le conseguenze di incidenti in impianti nucleari di potenza “oltre frontiera”. Specificatamente, agli impianti che sono in prossimità del confine nazionale, dell’Europa e dei paesi extraeuropei.

Le misure di tutela della salute pubblica

È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 112 del 14 maggio 2022 il nuovo piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari, già approvato a marzo in Conferenza Unificata. Antecedente all’invasione russa dell’Ucraina, il piano individua e disciplina le misure volte a fronteggiare le conseguenze di incidenti in impianti nucleari di potenza ubicati “oltre frontiera”.

Nello specifico si tratta di impianti prossimi al confine nazionale, in Europa e in paesi extraeuropei, tali da comportare una serie di azioni d’intervento a livello nazionale e che non rientrino tra i presupposti per l’attivazione delle misure di Difesa civile (appannaggio del Ministero dell’Interno).

Si legge nelle “Misure” del Piano: A seguito di un incidente severo a una centrale nucleare e sulla base di valutazioni dosimetriche, si può presentare la necessità di intervenire per ridurre l’esposizione a radiazioni ionizzanti. L’esposizione può avvenire in modo diretto (inalazione da aria contaminata, irraggiamento diretto da suolo e da nube), a seguito del passaggio della nube radioattiva o in modo indiretto, per inalazione da risospensione o ingestione di alimenti e bevande contaminati.

Misure protettive dirette e indirette

Il piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari individua – quali misure di tutela della salute pubblica – le misure protettive dirette (riparo al chiuso e iodoprofilassi, attuate nella prima fase emergenziale durante le prime ore dal verificarsi dell’evento) e quelle indirette, attuate nella seconda fase dell’emergenza.

Dettagliando si tratta di restrizioni alla produzione, commercializzazione e consumo di alimenti di origine vegetale e animale, misure a protezione del patrimonio agricolo e zootecnico, monitoraggio della radioattività nell’ambientale e delle derrate alimentari. Ma non è tutto. Il Piano, infatti, prevede l’adozione di ulteriori tipologie di misure: dall’assistenza a cittadini italiani che si trovino in un paese estero interessato da una emergenza radiologica e nucleare alle misure che riguardano l’importazione di derrate alimentari e altri prodotti contaminati. E ancora, dal monitoraggio della contaminazione personale dei cittadini italiani di rientro dal Paese incidentato alla gestione dell’informazione nei confronti della popolazione.

Le tre fasi emergenziali

In rimando allo sviluppo dello scenario incidentale considerato, sono tre le fasi che contraddistinguono un’emergenza:

Misure nella prima fase dell’emergenza

Per ridurre l’esposizione a contaminanti radioattivi e gli effetti che da essa possono derivare, nella prima fase emergenziale possono essere disposte tre tipologie di misure di tutela della salute pubblica:

Misure nella fase di transizione

All’interno della fase di transizione proseguono i programmi di sorveglianza radiologica dell’ambiente e della catena alimentare. E ancora, sono definiti gli interventi di verifica del territorio, viene definito un programma di gestione dei rifiuti prodotti a seguito dell’emergenza e degli interventi di bonifica.

Infine, con il supporto del Centro di elaborazione e valutazione dati (Cevad), è verificata la sussistenza dei requisiti minimi necessari per la cessazione dell’emergenza.

Scenari legati a un incidente all’estero

Il piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari individua i seguenti scenari legati a un incidente fuori dai propri confini:

È bene precisare che proprio la partecipazione alle esercitazioni internazionali costituisce un rilevante strumento di prevenzione e verifica, per un aggiornamento del piano di emergenza e delle risorse di intervento.

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