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È stato pubblicato sulla rivista Resuscitation un articolo che ha analizzato il registro svedese degli arresti cardiaci occorsi in ambito extra-ospedaliero nel periodo di tempo 2011-2017. In particolare, lo scopo dei ricercatori era quello di valutare l’associazione tra la rianimazione cardiopolmonare assistita dal dispatcher e la sopravvivenza del paziente a 30 giorni rispetto a coloro che non subivano alcuna manovra rianimatoria prima dell’arrivo dei soccorritori.
Importanza istruzioni pre-arrivo nell’arresto cardiaco extra-ospedaliero
La rianimazione cardiopolmonare effettuata prima dell’arrivo dei servizi medici di emergenza è riconosciuta come essere in grado di assicurare un più alto tasso di sopravvivenza nei casi di arresto cardiaco extra-ospedaliero.
Esistono diverse strategie per aumentare l’erogazione della rianimazione cardiopolmonare, quali l’educazione di massa dei cittadini laici ed effettuare una corretta e tempestiva chiamata di emergenza. Tuttavia, questo approccio è costoso e richiede tempo, oltre al fatto che la formazione deve essere ripetuta regolarmente per il mantenimento delle competenze.
Le evidenze scientifiche attualmente disponibili mostrano inoltre come l’utilizzo delle istruzioni pre-arrivo da parte del dispatcher siano in grado di aumentare la compliance e l’effettuazione delle manovre di rianimazione cardiopolmonare da parte di astanti non addestrati e di come queste manovre si associno a tassi di sopravvivenza più elevati.
Alla luce di valutare gli esiti dei pazienti colpiti da arresto cardiaco extra-ospedaliero sono stati analizzati i dati della finestra temporale 2011-2017 provenienti dal registro svedese degli arresti cardiaci. In particolare, i pazienti sono stati classificati in tre gruppi di esposizione:
- Pazienti che non ricevevano alcuna manovra di rianimazione prima dell’arrivo del servizio di emergenza
- Pazienti che hanno ricevuto manovre di rianimazione cardiopolmonare da parte di astanti istruiti dal dispatcher
- Pazienti che hanno ricevuto manovre di rianimazione cardiopolmonare da parte di astanti non istruiti dal dispatcher
L’outcome primario di questo studio era la sopravvivenza a 30 giorni, mentre gli esiti secondari erano rappresentati dalla percentuale di pazienti trovati con un ritmo defibrillabile alla prima analisi del ritmo e dalla proporzione di pazienti con ritorno della circolazione spontanea (ROSC) in qualsiasi momento della rianimazione.
Risultati
Il campione dello studio è rappresentato da un totale di 15.471 pazienti che hanno subito un arresto cardiaco extra-ospedaliero: 6440 (41.6%) non hanno ricevuto alcuna manovra rianimatoria, 4793 (31.0%) hanno ricevuto rianimazione cardiopolmonare guidata dal dispatcher e 4238 (27.4%) hanno ricevuto le manovre rianimatorie da astanti che le hanno eseguite spontaneamente.
In riferimento alla sopravvivenza a 30 giorni, nel gruppo che non ha ricevuto manovre di rianimazione cardiopolmonare è stata del 9,0% (IC 95% 8.0-10.0), nel gruppo le ha ricevute guidate dal dispatcher del 13,6% (IC 95% 12.4-14.8) e nel gruppo in cui è stata erogata spontaneamente dagli astanti del 15,8% (IC 95% 14.6-17.2).
Utilizzando come riferimento i dati derivanti dalla rianimazione cardiopolmonare guidata dal dispatcher, la non erogazione delle manovre è stata associata a un tasso di sopravvivenza inferiore (OR 0,61, IC 95% 0.52-0.72), mentre quelle erogate spontaneamente si sono associate a un tasso di sopravvivenza più elevato (OR 1.21, IC 95% 1.04-1.39).
In merito alle percentuali di pazienti che presentavano ritmi defibrillabili alla prima valutazione, queste erano del 19.6% nel gruppo non sottoposto a manovre rianimatorie, del 33.5% nel gruppo nelle quali le stesse erano guidate dal dispatcher e del 36% nel gruppo in cui esse venivano erogate spontaneamente (p < 0,001).
Inoltre, le percentuali corrispondenti per ROSC erano 37,4%, 43,1% e 45,3% nei gruppi assenza di manovre, manovre guidate dal dispatcher e manovre erogate spontaneamente (p <0,001). Infine, la sopravvivenza a 30 giorni è stata del 7,1% nel gruppo non sottoposto a rianimazione, del 13,0% nel gruppo nella quale questa è stata guidata dal dispatcher e del 18,3% nel gruppo in cui il paziente è stato rianimato spontaneamente dagli astanti (p < 0,001).
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