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PEA e asistolia in pazienti con arresto cardiaco intraospedaliero

di Giacomo Sebastiano Canova

Intraospedaliera

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È stato recentemente pubblicato sulla rivista Resucitation uno studio che ha identificato i fattori associati all’attività elettrica senza polso (PEA) e all’asistolia nei pazienti con arresto cardiaco intraospedaliero, determinando inoltre se le differenze nell’esito in base al ritmo iniziale fossero spiegate dalle caratteristiche del paziente e dell’arresto cardiaco.

Outcome e fattori predittivi di arresto cardiaco con PEA e asistolia

Nei pazienti con arresto cardiaco extraospedaliero le evidenze scientifiche hanno dimostrato come l’aumento dell’età, il sesso femminile, il tempo di risposta prolungato, la comorbilità e la terapia con farmaci non cardiovascolari siano associati al riscontro di un ritmo iniziale non defibrillabile. Risultati simili sono stati riportati nei pazienti con un arresto cardiaco intraospedaliero, sebbene in questa popolazione di pazienti l’argomento sia studiato in modo meno approfondito.

Nonostante i pazienti con un ritmo non defibrillabile siano spesso raggruppati insieme, è stato suggerito che il riscontro di PEA e asistolia costituiscano due entità molto diverse aventi caratteristiche differenti. La PEA è generalmente associata a risultati migliori rispetto all’asistolia, mentre l’asistolia è stata suggerita come una “final common pathway” durante la rianimazione cardiopolmonare.

Per questi motivi è importante distinguere tra questi due ritmi, nonostante gli studi che esaminano specificamente i predittori individuali di PEA e asistolia nei pazienti con arresto cardiaco intraospedaliero siano scarsi.

Per questo motivo alcuni ricercatori hanno sviluppato uno studio avente come obiettivi l’identificare i predittori di un ritmo iniziale di PEA vs. asistolia nei pazienti con arresto cardiaco intraospedaliero e determinare se le possibili differenze nei risultati basate sul ritmo iniziale (PEA vs. asistolia) possano essere spiegate dalle differenze nelle caratteristiche del paziente e dell’arresto cardiaco stesso. Lo studio ha incluso un totale di 2780 pazienti con arresto cardiaco intraospedaliero, dei quali 1495 con PEA iniziale e 1285 con asistolia iniziale.

Caratteristiche dei pazienti

I due gruppi avevano dati demografici dei pazienti simili tra loro. L’età media per i pazienti con PEA era di 74 anni mentre per i pazienti con asistolia era di 75 anni. Il 63% della popolazione con PEA e il 59% della popolazione con asistolia era rappresentata da soggetti maschi.

I due gruppi erano comparabili anche per quanto riguarda la prevalenza di comorbilità e il numero di contatti ospedalieri nell’ultimo anno prima dell’arresto cardiaco. La più grande differenza osservata era rappresentata dalla cardiopatia ischemica, la quale era leggermente più prevalente nella popolazione PEA (24%) rispetto alla popolazione asistolica (19%).

Caratteristiche dell’arresto cardiaco

I due gruppi differivano sostanzialmente rispetto a diverse caratteristiche dell’arresto cardiaco. Gli arresti cardiaci con PEA come ritmo di presentazione sono stati più spesso osservati (86% contro 61%) e monitorati (47% contro 30%) rispetto agli arresti cardiaci con asistolia come ritmo di presentazione. I pazienti che presentavano PEA erano anche più spesso intubati prima dell’arresto cardiaco rispetto ai pazienti che presentavano asistolia.

I due gruppi differivano anche nei tempi e nella sede dell’arresto cardiaco. Un ritmo iniziale di asistolia era più diffuso durante la notte e la localizzazione era più frequente in corsia ospedaliera rispetto ad un ritmo iniziale di PEA, che a sua volta era più comune nel laboratorio di cateterismo cardiaco, nel pronto soccorso e nell’unità di terapia intensiva.

Predittori del ritmo iniziale

Sia nell’analisi non aggiustata che in quella aggiustata, l’età > 90 anni (rispetto all’età < 50 anni) e il sesso femminile erano associati ad un aumentato rischio di asistolia iniziale. Non c’era invece alcuna associazione tra la maggior parte delle comorbilità e il ritmo iniziale dell’arresto cardiaco.

Nelle analisi non aggiustate e aggiustate, la malattia polmonare, il sovrappeso, l’obesità e il cancro gastrointestinale erano associati all’asistolia iniziale, mentre la cardiopatia ischemica e le aritmie cardiache diverse dalla fibrillazione/flutter atriale erano associate al riscontro di PEA iniziale.

L’arresto cardiaco notturno e l’analisi del tempo più lungo al ritmo sono stati associati all’asistolia iniziale sia nell’analisi non aggiustata che in quella aggiustata. L’arresto cardiaco testimoniato, l’arresto cardiaco monitorato e l’intubazione prima dell’arresto cardiaco erano tutti, sia nell’analisi non aggiustata che in quella aggiustata, associati a un ritmo iniziale di PEA.

Outcome

Complessivamente, il 48% dei pazienti nella popolazione PEA presentava ROSC, rispetto al 33% nella popolazione asistolica. La sopravvivenza a 30 giorni e a 1 anno è stata del 17% e del 13% nei pazienti che presentavano PEA rispetto al 15% e all’11% dei pazienti che presentavano asistolia.

Sia nelle analisi non aggiustate che in quelle aggiustate, un ritmo iniziale di PEA era fortemente associato all’ottenimento di ROSC rispetto a un ritmo iniziale di asistolia. Nelle analisi non aggiustate, un ritmo iniziale di PEA era anche associato ad un aumento del rischio di sopravvivenza a 30 giorni e 1 anno.

Nelle analisi completamente aggiustate, quando sono state incluse le caratteristiche dell’arresto cardiaco, l’asistolia come ritmo iniziale era associata a una sopravvivenza più elevata a 30 giorni e 1 anno, tuttavia con ampi intervalli di confidenza del 95%.

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