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Cosa significa avere un familiare ricoverato in terapia intensiva?

di Ursola Renzi

Intraospedaliera

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Terapia intensiva. Che cosa si prova nell’attesa di ricevere le informazioni che chiariscano le tue domande, nella speranza che qualcuno metta fine alle tue paure o che perlomeno ti aiuti a comprendere cosa sta accadendo?

Terapia intensiva, il vissuto dei familiari accanto ai malati

La vita in terapia intensiva

I sentimenti che prevalgono in una situazione di estrema criticità dove esiste un tangibile rischio di morte, sono: la disperazione, la paura e l’impotenza. In questi frangenti sarebbe auspicabile riuscire a mantenere una calma e una lucidità tali da consentirti di comprendere la realtà dei fatti e allo stesso tempo di continuare a sperare.

Nelle lunghe interminabili ore di attesa che separano quei brevi momenti della giornata in cui avrai la possibilità di essere vicino al tuo congiunto, in cui riceverai le informazioni in merito all’andamento della patologia, ti sentirai solo e disorientato. Succede frequentemente che nelle sale d’attesa della terapia intensiva si instaurino dei rapporti interpersonali tra i familiari dei diversi pazienti ricoverati.

Come se gli stessi parenti volessero accogliere, informare, a volte anche rassicurare i “nuovi arrivati”. Questo accade con maggior frequenza qualora le informazioni iniziali siano state scarse o assenti.

Pur facendo parte del variegato mondo degli operatori sanitari e pur trovandomi a dover affrontare situazioni di emergenza/urgenza quasi quotidianamente, non ho mai avuto esperienze lavorative come infermiera di terapia intensiva.

I miei numerosi anni di esperienza lavorativa non mi hanno consentito di affrontare con competenza e serenità il ruolo di familiare di un paziente ricoverato in rianimazione. Situazione resa ancor più difficile trovandomi a diverse centinaia di km da casa in un grande ospedale universitario toscano.

Vi assicuro, per esperienza personale, che il congiunto di un paziente ricoverato in terapia intensiva vorrebbe conoscere e sapere. Conoscere l’ambiente della rianimazione, i comportamenti da adottare al suo interno, gli orari di visita perché solo con queste informazioni questo “universo ostile” diverrà più familiare. 

Conoscere qual è il modo giusto di avvicinarsi e rapportarsi al proprio familiare per capire la propria importanza nel processo di guarigione. Conoscere le informazioni che riguardano il paziente in maniera chiara, concisa ma cortese, per instaurare il giusto rapporto di fiducia e collaborazione con gli operatori sanitari. Sapere che non si è soli, che si può interagire con figure professionali che ti aiutino ad affrontare la paura, l’incertezza e il senso d’impotenza.

Nelle lunghe giornate trascorse in attesa dell’orario di visita ai pazienti, ho cercato di trovare risposte ai miei dubbi, ho cercato informazioni che potessero aiutarmi a conoscere questa realtà così complessa.

Voglio segnalarvi un sito che ha cambiato il mio modo di concepire la terapia intensiva. 

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