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Per urosepsi si intende una sepsi causata da infezione del tratto urogenitale con risposta infiammatoria sistemica. Questa particolare condizione presenta alcune caratteristiche peculiari che permettono una maggiore tempestività nella diagnosi, fattore questo fondamentale per la sopravvivenza del paziente.
Sintomi e cause di urosepsi
L’urosepsi rappresenta un quarto (25%) di tutte le condizioni settiche, con un’incidenza che varia dal 10% al 30% all’interno delle sepsi gravi e degli shock settici. La mortalità di questa condizione è elevata e può raggiungere il 40% in caso di compromissione multiorgano.
Le cause più frequenti di urosepsi sono rappresentate da litiasi, anomalie, stenosi o tumori ureterali; oltre a queste condizioni, l’urosepsi può presentarsi come complicanza di interventi del tratto urogenitale (es: chirurgia del rene, biopsia prostatica transrettale).
Questa patologia possiede un’incidenza maggiore in particolari categorie di pazienti ad alto rischio: anziani, diabetici, immunosoppressi e cateterizzati.
I segni e sintomi di urosepsi non differiscono da quelli settici, in quanto i sintomi di allerta sono rappresentati da febbre, tachipnea, tachicardia e alcalosi respiratoria. È importante considerare come solamente un terzo dei pazienti presenti febbre, brividi, ipotensione, alterazione dello stato mentale, dolore al fianco e alterazioni qualitative e quantitative della diuresi.
Nei pazienti portatori di catetere vescicale i germi più rappresentati sono Candida spp e Pseudomonas Aeruginosa.
Trattamento dell’urosepsi
Per quanto concerne il trattamento dell’urosepsi, esso si fonda sul principio della “Golden Hour” del paziente settico, secondo il quale entro la prima ora dalla diagnosi debbano essere effettuati dei prelievi colturali adeguati (due prese di emocoltura e una di urocoltura) e debba essere somministrato un’antibioticoterapia empirica ad ampio spettro.
In riferimento alla terapia antibiotica, esistono alcune indicazioni a seconda della tipologia di sepsi e di paziente:
- Urosepsi acquisita in comunità (E. Coli e Enterobacteriacee)
- Cefalosporine di III
- Piperacillina + inibitore beta-lattamasi
- Flurochinolonico
- Aree con elevata resistenza ai fluorochinolonici:
- Aminoglicoside o carbapenemico
- Urosepsi acquisite in ospedale (soprattutto dopo interventi urologici):
- Cefalosporina di III antiPseudomonas
- Piperacillina/inibitore betalattamasi + aminoglicoside
- Carbapenemico
Successivamente a questi trattamenti, nelle successive sei ore seguenti la diagnosi devono essere intrapresi ulteriori tre interventi:
- EGDT (Early Goal Directed Therapy): deve essere iniziata non appena viene riconosciuto lo stato di ipoperfusione (ipotensione o iperlattacidemia) senza ritardi dovuti ad esempio al trasferimento in terapia intensiva. Gli obiettivi di questa terapia sono:
- CVP 8-12 mmHg
- MAP > 65 mmHg
- Output urinario > 0.5 ml/kg/h
- SvO2 > 70%
- Indagini strumentali e diagnosi rapida della sorgente di infezione
- Trattamento e controllo tempestivi della sorgente infettiva: in questo caso potrebbe essere indicato una revisione dei dispositivi presenti nel paziente (nefrostomia, catetere vescicale), i quali potrebbero essere la fonte diretta di infezione e ingresso nell’organismo dei patogeni.
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