L’emocoltura consiste nel prelievo di un campione di sangue tramite venipuntura, il quale verrà seminato su appositi terreni di coltura allo scopo di valutare la presenza di batteri o miceti nel torrente circolatorio, identificare gli agenti eziologici responsabili dell’infezione in corso e determinare la loro sensibilità agli antibiotici.
Che cos'è l'emocoltura
La sepsi è un’infezione sistemica grave caratterizzata da un’elevata mortalità ed è un fenomeno in aumento.
Secondo le stime, nel mondo, ogni quattro secondi un paziente muore a causa di questa sindrome, che colpisce 26 milioni di persone ogni anno. Nel nostro paese si stimano oltre 6000 casi all'anno e la frequenza sta crescendo, complice l’invecchiamento progressivo della popolazione e le comorbilità che complicano altre patologie già complesse (fonte Ipasvi).
L’emocoltura rappresenta il gold standard nella diagnosi microbiologica della sepsi e/o di febbre di origine ignota. Se eseguita correttamente è lo strumento migliore per gestire il “fenomeno sepsi” in tutte le possibili manifestazioni.
Prelievo di sangue venoso per emocoltura
Nella fase precedente al prelievo, l’infermiere:
prepara il materiale necessario alla manovra: set di 2 flaconi con terreno di coltura per batteri aerobi e batteri anaerobi, sistema Vacutainer con ago a farfalla, prolunga e adattatore, dispositivi di protezione individuale (guanti monouso, mascherina, occhiali protettivi o schermo facciale), garze sterili, antisettico, contenitore per taglienti, etichette con i dati del paziente;
identifica il paziente e lo informa sulla manovra che andrà ad eseguire spiegandone il razionale;
fa assumere al paziente una posizione confortevole, seduta o semiseduta, in modo da rendere il prelievo il più comodo possibile;
posiziona un telino di protezione sotto l’arto dell’assistito;
esegue l’igiene delle mani e indossa i dispositivi di protezione individuale.
Nella fase di esecuzione della manovra, l’infermiere:
procede all’antisepsi della cute in maniera accurata, con movimento circolare e centrifugo, nella zona prescelta per la venipuntura e per un’ampia zona circostante per circa 30 secondi;
lascia asciugare l’antisettico (se si utilizza iodio-povidone, attendere circa due minuti);
seleziona la vena e procede come per un classico prelievo di sangue venoso con sistema autoaspirante, facendo particolare attenzione a: disinfettare i tappi perforabili dei flaconi appena prima del prelievo, tenere i flaconi in posizione verticale per evitare reflusso del brodo di coltura e per controllare l’effettivo livello di sangue prelevato, riempire prima il flacone per aerobi poi quello per anaerobi, prelevare non meno di 5 ml di sangue per flacone (preferibilmente da 5 a 10 ml);
al termine del prelievo, smaltisce il materiale e tampona il sito di prelievo;
ruota fra le mani e capovolge delicatamente i flaconi, in modo che il liquido di coltura si mescoli al sangue.
Nella fase successiva all’esecuzione della manovra, l’infermiere:
seguendo le disposizioni aziendali, procede all’etichettatura dei campioni con i dati del paziente;
seguendo le disposizioni aziendali, procede all’invio dei campioni in laboratorio di microbiologia (in genere: se possibile, inviarli subito, altrimenti conservare i flaconi in un incubatore ad una temperatura di 35°C-37°C o, in alternativa, conservarli a temperatura ambiente per non più di 48 ore);
registra sulla documentazione infermieristica la procedura effettuata.
I tempi del prelievo sono variabili (si ricordi che la presenza di microrganismi nel sangue può essere di carattere transitorio – manovre invasive, cateterismo vescicale, ecc. – intermittente – infezioni localizzate - o continuo – infezioni endovascolari); in linea di massima il prelievo deve essere fatto nella maniera più precoce possibile in qualsiasi momento dell’episodio febbrile.
Nel caso si sia avviata la terapia empirica, eseguire il prelievo quando la quantità di antibiotico nel sangue è al minimo e in ogni caso prima della somministrazione successiva.
In linea generale si eseguono 2 o 3 emocolture, ovvero si raccolgono 4 o 6 flaconi totali, in momenti diversi anche a seconda delle condizioni cliniche (la consuetudine è quella di raccogliere i campioni a distanza di 5’-10’, ma tale intervallo può variare, anche fino a distanza di 30’-60’ tra un prelievo e l’altro per documentare la batteriemia continua). Questo al fine di aumentare la sensibilità del test, scongiurare i falsi negativi e facilitare l’interpretazione dei risultati.
Da dove si preleva il sangue per un’emocoltura?
Il prelievo da Catetere Venoso Centrale (CVC) è sconsigliato, fatto salvo il caso in cui si sospetti l’infezione del catetere stesso; in tal caso, si procede al prelievo contemporaneo di un campione da CVC e di uno da vena periferica (scelta dal lato opposto rispetto al lato in cui è stato inserito il CVC).
Il prelievo da Catetere Venoso Periferico (CVP) è possibile solo nel caso in cui esso sia stato posizionato appositamente per la manovra di prelievo di sangue per emocoltura (ad esempio, per la difficoltà che si avrebbe successivamente a reperire un accesso venoso); non utilizzare un ago-cannula già in uso.
Scusate, nelle linee guida aggiornate è indicato che vanno fatti due prelievi, uno per braccio, quindi con 2 flaconi per braccio.
Questo per abbattere eventuali falsi positivi da contaminazione.
Non vi risulta?
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Nistagmo
1 commenti
Emocoltura
#1
Scusate, nelle linee guida aggiornate è indicato che vanno fatti due prelievi, uno per braccio, quindi con 2 flaconi per braccio.
Questo per abbattere eventuali falsi positivi da contaminazione.
Non vi risulta?