Procedure
La disinfezione della cute è una procedura di fondamentale importanza per evitare che germi e batteri penetrino all'interno dell'organismo in seguito a iniezioni, venipunture o durante operazioni chirurgiche.
L'importanza della disinfezione della cute prima della venipuntura
La cute è l'organo più esteso dell'apparato tegumentario (circa 2 m²) e protegge i tessuti sottostanti (muscoli, ossa, organi interni); formata da due parti, l'epidermide e il derma, che rappresentano rispettivamente un epitelio di rivestimento pavimentoso pluristratificato cheratinizzato e un tessuto connettivo di sostegno e originano da ectoderma e mesoderma.
L'epidermide non è vascolarizzato e il suo nutrimento dipende dalla diffusione di metaboliti ed ossigeno dallo strato più superficiale del derma. Subito dopo l'epidermide, troviamo la giunzione dermoepidermica, che costituisce il limite fra epidermide e derma, formata da tre lamine (lucida, basale e fibroreticolare ). Per ultimo e più profondo, il derma, costituito da tessuto connettivo lasso e denso e formato da una parte papillare ed una reticolare.
Le principali funzioni della cute sono:
- protezione dagli agenti esterni (meccanici, come stiramenti o colpi);
- protezione da microbi (per mezzo di un film acido);
- regolazione degli scambi termici (la sudorazione permette l’abbassamento della temperatura attraverso l’evaporazione del sudore);
- depurazione da tossine attraverso il sudore ed il sebo;
- percezione dell’ambiente esterno (strutture sensoriali).
L' epidermide, in particolare le sue cellule più esterne, sono normalmente colonizzate da microbi (batteri e funghi) che nell’insieme formano la flora batterica. Si distinguono due tipi di flora batterica: quella residente e quella transitoria. La prima non causa infezioni, anzi, contribuisce alla capacità di barriera della pelle ostacolando la crescita di microbi in grado di determinare malattie (patogeni). La flora batterica residente diventa responsabile di infezioni quando si propaga a sedi del corpo in cui non è normalmente presente, colonizzandole.
Secondo i dati del Ministero della Salute, che si riferiscono soltanto ai casi accertati negli ospedali, le infezioni si verificano nel 5-8% dei ricoveri, il che corrisponde a 450.000-700.000 infezioni all’anno. Sono ancora più frequenti nei malati in situazioni critiche, come quelli ricoverati in terapia intensiva (9 - 37%).
Evidentemente non risulta scontato ribadire che un'accurata igiene delle mani, il corretto utilizzo dei guanti e dei dispositivi sono alla base della prevenzione delle infezioni.
Uno dei punti cardine in questo processo di prevenzione è rappresentato dalla procedura di disinfezione della cute prima della venipuntura per l'esecuzione di prelievi ematici o per il posizionamento di accessi venosi periferici necessari alla somministrazione di farmaci, di emoderivati, ecc.
Le normative internazionali definiscono “antisettici” i composti chimici capaci di eliminare microrganismi a livello dei tessuti viventi, limitando così il pericolo di infezione. Le stesse norme definiscono “disinfettanti” i composti chimici in grado di eliminare microrganismi da superfici inerti contaminate ad un livello più alto, tale da non lasciare viva la maggior parte dei microrganismi. Il disinfettante “ideale” deve possedere funzione biocida ad ampio spettro, cioè la capacità di aggredire ed uccidere i germi contro i quali viene impiegato.
Esistono diversi antisettici e disinfettanti per procedere alla disinfezione della cute prima delle pratiche elencate. Sia per l’inserimento di un catetere venoso periferico che per l'esecuzione di un prelievo ematico, la procedura non cambia. Dopo il lavaggio delle mani, la preparazione del materiale, l'informazione al paziente riguardo la pratica che si sta per effettuare e la scelta della vena, si raccomanda di procedere alla disinfezione della cute con movimenti circolari centrifughi (dal centro verso l'esterno) senza mai ripassare sullo stesso punto con lo stesso batuffolo.
La disinfezione della cute, cosa si utilizza?
Come prima scelta, se possibile, clorexidina 0,5% in soluzione alcolica (specifica per antisepsi della cute integra per prelievo venoso, inserimento catetere venoso periferico, terapia iniettiva intramuscolare), oppure clorexidina al 2% in alcol, che di solito viene utilizzato anche nelle procedure invasive di alta intensità.
In alternativa si può usare lo iodopovidone al 10% (dopo l’applicazione attendere 30-60 secondi per fare asciugare il prodotto), purché vengano rispettati i tempi di efficacia del prodotto secondo le indicazioni dell’azienda produttrice. I Centers for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta raccomandano di lasciare l’antisettico sul sito di inserimento e di farlo asciugare all’aria; lo iodopovidone dovrebbe rimanere sulla cute per almeno 2 minuti o più se non ancora asciutto.
La Clorexidina
La storia degli ultimi anni (dalle linee guida del CDC 2002 in poi) è anche la storia dell'affermazione progressiva della clorexidina al 2% in alcool isopropilico (IPA) al 70% come disinfettante cutaneo di riferimento per gli accessi venosi.
Sia al momento dell'antisepsi cutanea per l'inserzione dell'accesso venoso, sia durante la medicazione, la clorexidina al 2% in alcool è la prima scelta per una disinfezione cutanea sicura ed efficiente. Già da tempo si sa che gli unici antisettici con reali evidenze di efficacia sono soltanto la clorexidina al 2%, l'alcool al 70% e lo iodopovidone al 10% . La struttura molecolare della Clorexidina le conferisce un’elevata affinità per le proteine dell’epidermide e determina il suo rapido e persistente assorbimento a livello dello strato corneo della cute.
Le sue azioni sono:
- azione batteriostatica: disorganizzazione della membrana esterna con conseguente alterazione dell’equilibrio osmotico della cellula batterica e perdita di materiale citoplasmatico;
- azione battericida: coagulazione e precipitazione delle proteine citoplasmatiche.
Ha un ampio spettro d’azione antibatterica su Gram + e Gram -, agisce contro la candida, non è sporicida ed esercita una semplice attività fungistatica; è inattiva su virus capsulati e micobatterio, debolmente attiva sui virus non capsulati.
É auspicabile che, indipendentemente dal carico di lavoro in continuo aumento, dallo stress e dalle richieste sempre più avanzate a carico dell'infermiere, le procedure e le pratiche di corretta disinfezione della cute siano rispettate per garantire la qualità dell'assistenza e per diminuire la percentuale d'insorgenza di infezioni.
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