Le infezioni associate all'erogazione dell'assistenza sanitaria rappresentano una tragedia prevenibile e una seria minaccia alla qualità e alla sicurezza dell'assistenza sanitaria. L'implementazione di cure pulite e raccomandazioni per la prevenzione e il controllo delle infezioni è fondamentale per salvare vite umane ed alleviare una grande quantità di sofferenze evitabili vissute dalle persone in tutto il mondo
. Così il vicedirettore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, il dottor Bruce Aylward, presentando le nuove linee guida globali sviluppate per prevenire e ridurre negli ospedali l'insorgenza di infezioni del flusso sanguigno derivanti dall'uso di cateteri posizionati nei vasi sanguigni minori durante procedure mediche nonché per garantire cure sicure ed efficaci ai pazienti.
Prevenzione infezioni associate all'uso di cateteri intravascolari
Si tratta di 14 dichiarazioni di buone pratiche e 23 raccomandazioni indirizzate agli operatori sanitari. Riguardano l'istruzione e la formazione dei professionisti, tecniche di asepsi e pratiche di igiene delle mani, nonché la selezione, l'inserimento, la manutenzione, l'accesso e la rimozione dei cateteri.
Le evidenze dimostrano che le cattive pratiche di inserimento, la manutenzione e la rimozione di questi cateteri comportano un rischio elevato di introdurre germi patogeni direttamente nel torrente ematico, comportando il rischio di sviluppare condizioni gravi come la sepsi, nonché favorire complicazioni difficili da trattare in organi principali e vitali come cervello e reni.
La maggior parte delle infezioni correlate, che si possono sviluppare anche nei tessuti molli nel sito di inserzione del catetere, sono causate da batteri resistenti agli antibiotici. Si stima che la resistenza antimicrobica batterica (AMR) sia stata direttamente responsabile di almeno 1,27 milioni di decessi e abbia contribuito ad ulteriori 4,95 milioni di decessi nel 2019.
Secondo le stime dell'Oms la mortalità media tra i pazienti affetti da sepsi correlata all'assistenza sanitaria è stata del 24,4% tra il 2000 e il 2018. tra i pazienti trattati nelle unità di terapia intensiva il tasso di mortalità sale al 52,3%.
Considerando che sino al 70% di tutti i pazienti ricoverati ad un certo punto, durante la degenza ospedaliera, necessitano di un accesso venoso o arterioso mediante catetere inserito in una vena o arteria periferica e che le persone che ricevono trattamenti attraverso questi dispositivi sono spesso vulnerabili alle infezioni in quanto potrebbero essere gravemente malate o avere un sistema immunitario fragile, risulta evidente la priorità della questione e la responsabilità clinica degli operatori sanitari, soprattutto infermieri, coinvolti in tale pratica.
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