La settimana mondiale di sensibilizzazione sulla resistenza antimicrobica, che si celebra ogni anno dal 18 al 24 novembre, è una campagna globale promossa dall'Organizzazione Mondale della Sanità con l'obiettivo di aumentare la consapevolezza e la comprensione di questo preoccupante fenomeno che sta assumendo i contorni di un'emergenza. Si registra in tutto il mondo un'allarmante diffusione di infezioni resistenti ai farmaci antibiotici, che diventano inefficaci. La gravità e l'estensione del fenomeno ha portato l'Oms a considerarlo tra le 10 principali minacce globali per la salute pubblica che l'umanità deve affrontare, tenendo conto che coinvolge anche tutto l'ecosistema.
Antibioticoresistenza, una vera pandemia: 1 morto ogni 30 secondi
Come emerge dal rapporto 2022 del Global Antimicrobial Resistance and Use Surveillance System (GLASS) i tassi di resistenza tra i batteri patogeni prevalenti sono allarmanti. Le principali preoccupazioni riguardano il 42% di resistenza alle cefalosporine di terza generazione per l'Escherichia coli e il 35% di resistenza alla meticillina per lo Staphylococcus aureus.
Anche Klebsiella pneumoniae mostra livelli elevati di resistenza contro gli antibiotici. Considerando che le infezioni fungine sono solitamente difficili da trattare a causa delle interazioni farmacologiche nei pazienti con altre infezioni come l'HIV, desta preoccupazione anche la diffusione della candida auris, un'infezione fungina invasiva multiresistente ai farmaci.
Si registra resistenza anche ai farmaci dell'HIV, della tubercolosi e della malaria, delle malattie tropicali trascurate (NTD). Per contrastare tali resistenze si registra un maggior utilizzo di farmaci di ultima istanza, come i carbapenemi, che a loro volta perdono progressivamente efficacia.
Secondo le proiezioni OCSE, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, la resistenza agli antibiotici di ultima istanza raddoppierà entro il 2035 rispetto ai livelli del 2005.
La resistenza antimicrobica (AMR) interessa batteri, virus, funghi e parassiti che non rispondono più ai principi attivi dei farmaci sinora utilizzati.
Si tratta di antibiotici, antivirali, antifungini e antiparassitari che non prevengono e non curano più comuni malattie infettive che colpiscono gli esseri umani, gli animali e le piante.
Infezioni sinora curabili diventano così difficili o impossibili da trattare e il rischio di sviluppare malattie gravi, anche letali, aumenta considerevolmente nella popolazione generale. Secondo i dati Oms, si stima che la resistenza antimicrobica batterica sia stata direttamente responsabile di 1,27 milioni di decessi a livello globale nel 2019 e che abbia contribuito a circa 5 milioni di decessi umani.
Tale resistenza mette seriamente a rischio i progressi della medicina moderna, rendendo molto rischiosi procedure e trattamenti medico-chirurgici. Comporta inoltre costi significativi per i sistemi sanitari e per le economie sanitarie nazionali: le cure diventano più costose ed intensive, le degenze ospedaliere sono più lunghe, la malattia impatta socialmente sulla produttività del paziente e sulla sua qualità di vita.
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