Qualche anno fa l’OMS, parlando delle dieci minacce che avrebbero minato la salute a partire dal 2019, oltre a prevedere una pandemia, ha ritenuto improcrastinabile implementare strategie volte alla lotta all’antimicrobicoresistenza, considerata una grave minaccia per la salute umana a livello mondiale.
Strategie di intervento nella lotta all’antimicrobicoresistenza
Sulla scia dei timori manifestati ed espressi dall’ONU, The Lancet proprio nel 2019 ha condotto un’analisi sistematica (Global burden of bacterial antimicrobial resistance in 2019: a systematic analysis), dalla quale è emerso, attraverso modelli statistici predittivi, un dato molto preoccupante: 4,95 milioni di decessi associati alla resistenza antimicrobica, di cui 1,27 milioni nei quali la morte era direttamente attribuibile alla resistenza ai farmaci. Il tutto grazie ad 88 combinazioni patogeno-farmaco. La media più alta si è registrata in Africa Sahariana (27,3 morti ogni 100.000 abitanti), mentre quella più bassa in Australia (6,5 morti ogni 100.000 abitanti). Da un punto di vista della sede, le infezioni delle vie respiratorie hanno comportato oltre 1,5 milioni di decessi associati alla resistenza, mentre i principali agenti patogeni sono stati:
- Escherichia coli
- Staphylococcus aureus
- Klebsiella pneumoniae
- Streptococcus pneumoniae
- Acinetobacter baumannii
- Pseudomonas Aeruginosa
In particolare, lo Staphylococcus aureus è stata l’unica combinazione patogeno-farmaco in grado di provocare oltre 100.000 decessi e 3,5 milioni di DALYs (Disability Adjusted Life Years), ovvero la somma degli anni di vita persi per mortalità prematura e degli anni di vita vissuti in condizioni di salute non ottimale o di disabilità.
La fotografia che The Lancet ci mostra manifesta una tendenza sempre più marcata a ricorrere all’uso di antibiotici in maniera inappropriata; ed è per questo che la succitata Organizzazione mondiale della sanità e numerosi altri gruppi di ricercatori a livello mondiale, concordano sul fatto che la diffusione della resistenza antimicrobica rappresenta un problema sempre più attuale, tale da richiedere un piano d’azione coordinato da affrontare insieme.
La quantità di dati raccolta da The Lancet testimonia quanto si debba ancora fare al fine di contrastare l’antimicrobicoresistenza. Non a caso anche in Italia il recente report a cura dell’Istituto superiore di sanità riguardante la sorveglianza nazionale dell’antibiotico-resistenza relativa all’anno 2020 certifica che:
- Le percentuali di resistenza alle principali classi di antibiotici per gli otto patogeni sotto sorveglianza si mantengono elevate
- La percentuale di resistenza alle cefalosporine di terza generazione in Escherichia coli è in diminuzione nel 2020
- Per il secondo anno consecutivo si è riscontrato un aumento nella percentuale di isolati di Klebsiella pneumoniae resistenti ai carbapenemici (29,5% contro il 28,5% del 2019)
- La resistenza ai carbapenemici si è confermata molto bassa in Escherichia coli (0,5%), ma è risultata in aumento nelle specie Pseudomonas aeruginosa (15,9%) e in Acinetobacter (80,8%)
- Nelle terapie intensive sono state osservate percentuali di resistenza più elevate (intorno al 40%) rispetto agli altri reparti sia per K.pneumoniae resistente ai carbapenemici che per S.aureus resistente alla meticillina
Piano di investimenti delle istituzioni sanitarie nella lotta all’antimicrobicoresistenza
Le attività preventive da svolgere sono ancora moltissime, bisogna incentivare e supportare la raccolta dati ancora di più a livello mondiale e non da meno a livello nazionale, avendo come faro l’implementazione ed il rispetto delle 5 strategie sopra indicate, ricorrendo chiaramente anche a degli investimenti importanti a cura delle varie istituzioni sanitarie.
E, parlando di investimenti, venendo a quanto sta accadendo in Italia lo stesso PNRR alla sezione M6C2.2 (sviluppo delle competenze tecniche, professionali, digitali e manageriali del personale del sistema sanitario) prevede investimenti atti ad introdurre un piano straordinario di formazione sulle infezioni ospedaliere, così da rafforzare le competenze manageriali e digitali del personale sanitario. In particolare, l’impegno economico dovrà prevedere:
- Incremento delle borse di studio in medicina generale, garantendo il completamento di tre cicli di apprendimento triennale
- L’avvio di un piano straordinario di formazione sulle infezioni ospedaliere a tutto il personale sanitario e non sanitario degli ospedali
- Un piano straordinario di formazione sulle infezioni ospedaliere (con circa 150.000 partecipanti entro la fine del 2024 e circa 140.000 entro metà 2026)
L’infermieristica potrebbe imporsi come garante di tali progetti migliorativi, tenuto conto che il ruolo degli infermieri nella prevenzione e controllo delle infezioni può rappresentare l’antitesi dell’AMR, così come ampiamente descritto nel position statement a firma ANIPIO-FNOPI.
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