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Dalla soluzione idroalcolica alla promozione dell’igiene mani

di Daniela Accorgi

Un flaconcino di soluzione idroalcolica è sempre a portata di mano, sta nelle nostre borsette, ci viene proposto nei luoghi pubblici, prima di un pasto c’è sempre qualcuno che ce lo suggerisce. Il Covid-19 lo ha reso popolare anche se, spesso, la qualità di questi prodotti “commerciali” potrebbe essere messa in discussione. I dispenser con la soluzione idroalcolica sono collocati nei corridoi e nelle stanze di degenza delle strutture sanitarie. Ma chi ne conosce la sua origine? Chi ha sviluppato questo prodotto? Quale strategia ha contribuito alla sua diffusione così capillare in ambito sanitario? È solo la soluzione idroalcolica che migliora la nostra adesione all’igiene delle mani? Ci siamo mai fermati a riflettere su questi interrogativi?

Rivoluzione dell’approccio a prevenzione e controllo del rischio infettivo

È solo la soluzione idroalcolica che migliora la nostra adesione all’igiene delle mani?

Quando ci soffermiamo sulla storia dell’igiene delle mani e la prevenzione delle infezioni, il nostro pensiero va al medico ungherese Ignác Fülöp Semmelweis.

Fu lui il primo a comprendere come la mancanza di lavaggio delle mani da parte dei medici, che visitavano le partorienti dopo aver lasciato le attività dal tavolo settorio, ne aumentasse la mortalità per infezioni.

Il suo lavoro pionieristico ha avuto un impatto significativo sulla pratica medica e sulla salute pubblica.

Vediamo i capitoli essenziali di questa storia che ha rivoluzionato l’approccio alla prevenzione e controllo del rischio infettivo rendendo più sicure le nostre cure.

L’osservazione dell’igiene delle mani nell’ospedale ginevrino (1994-1995)

Siamo nel 1994, il medico ginevrino si rende conto che la scarsa adesione degli operatori al lavaggio delle mani è in larga parte la causa delle infezioni presso l’ospedale. Si confronta con le infermiere che collaborano con lui per individuarne le motivazioni.

Per loro è la mancanza di consapevolezza dell’importanza di questa pratica, il tempo necessario per il lavaggio delle mani è troppo lungo, c’è bisogno di un lavandino. Decide di osservare meglio questo fenomeno per individuare una soluzione.

Un giorno, nel 1995, si reca in terapia intensiva con un cronometro. Osserva che gli infermieri avevano in media in un’ora 22 opportunità di igiene delle mani. Considerando che per lavarsi le mani con acqua e sapone occorre circa da uno ai due minuti era chiaro che era quasi impossibile applicare le indicazioni delle raccomandazioni.

Pittet, insieme al suo gruppo di infection control, pensa ad un’idea che permetta di ridurre i tempi di lavaggio delle mani senza compromettere la sua efficacia - bisogna utilizzare l’alcool! - che da sempre risultava essere un potente antisettico. Nell’ospedale ginevrino lavorava Williams Griffiths un farmacista che da molti anni studiava l’utilizzo di soluzioni alcoliche per l’igiene delle mani.

Griffiths, il farmacista che sviluppò la formula della soluzione idroalcolica

Forse il più sconosciuto tra i due ginevrini è proprio il farmacista; poco si conosce della sua storia professionale malgrado l’importante contributo dato all’avvio di questa rivoluzione. A lui si dedicano due pagine del libro che racconta la storia di Didiet Pittet e pochi articoli su alcuni quotidiani svizzeri.

Di origini inglesi si è naturalizzato svizzero, arriva all’Ospedale Cantonale di Friburgo negli anni '70. Nel 1974 la Direzione dell’Ospedale incarica William Griffiths di sviluppare una soluzione a base di alcol per facilitare la disinfezione delle mani. Dopo due anni di ricerche, il farmacista presenta i risultati del suo lavoro: una miscela di acqua, di alcool isopropilico al 75% e di clorexidina allo 0,5 %, un antisettico noto per la sua efficacia.

L'Ospedale cantonale non brevetta la formula e decide di metterla a disposizione di altri ospedali svizzeri per promuovere l'igiene ospedaliera. Non è ancora la soluzione che noi conosciamo, l’alcool ha un potere disinfettante ma è anche irritante per le mani soprattutto se viene utilizzato per più di 10 volte in un’ora.

Doveva trovare una soluzione, una miscela ideale che migliorasse l’igiene e tutelasse il film idro-lipidico delle mani. Ci vorranno diversi anni per trovare la miscela ideale.

Nel 1978 William Griffiths si trasferisce a Ginevra e continua la ricerca della formula ideale della soluzione. Nel 1980 mette a punto la sua soluzione idroalcolica che sarebbe diventata Hopirub® e poi Hopigel® con l'aggiunta di emollienti.

Nel 2005 era già in pensione quando Didiet Pittet lo contatta nuovamente per aiutarlo a semplificare la formula per l’OMS per poter essere prodotta localmente senza ricorre acquisto di flaconi già pronti – e, soprattutto, gratis! - Brevettare la formula, avrebbe potuto fruttare milioni di dollari, ma non avrebbe salvato milioni di vite. Un vero miracolo, ricorda il farmacista.

Il modello Ginevra per la promozione dell’igiene delle mani (1995-2000)

Si decide di introdurre la soluzione idroalcolica nell’ospedale ginevrino, ma è lo stesso Pittet che si rende conto che da sola questa azione non favorisce l’aumento dell’adesione degli operatori all’igiene delle mani, perciò, sviluppa una serie di interventi per promuovere l’adesione all’utilizzo e coinvolgere la dirigenza ospedaliera.

Occorre favorire il cambiamento di sistema rendendo disponibile la soluzione idroalcolica dove si fa assistenza; nasce l’idea del flacone tascabile da 100 ml e di un “rudimentale” dispenser da collocare sul letto del paziente; quest’ultima soluzione trovata utilizzando le pinze metalliche per le biciclette assemblate nei testa-coda. Tutto questo non senza problemi!

La “formazione/addestramento” viene diffusa a tutti gli operatori e ne viene valutato il risultato restituendo un “feedback” di quanto osservato per programmare interventi di miglioramento.

Pittet decide di diffondere ogni 6 mesi i risultati delle sue osservazioni a tutto il personale sanitario, evidenziando come siano i medici quelli che si lavano meno le mani. Coinvolge il famoso fumettista Pierpaolo Pugnale, che si firma come Pécub, nella produzione di poster da collocare nei punti strategici dell’ospedale con la funzione di “reminder” promemoria nei posti di lavoro.

Tra il 1994 e il 1997 vengono osservate 20.000 opportunità di igiene delle mani. Con introduzione della frizione si riducono le infezioni correlate all’assistenza dal 16,9% al 9,9 %.

Questa esperienza e i suoi risultati vengono pubblicati sulla autorevole rivista the Lancet nel 2000. Esperti di tutto il mondo vengono a Ginevra per conoscere questo modello innovativo di promozione dell’igiene delle mani.

Aggiornamento delle linee guida sull’igiene delle mani CDC di Atlanta (2002)

È arrivato il momento di riscrivere le raccomandazioni sull’igiene delle mani. Quelle del CDC di Atlanta sono datate 1985, uno dei massimi esperti di Malattie infettive degli Stati Uniti, John Boyce, invita Didier Pittet ad aggiornare le linee guida sull’igiene delle mani del CDC di Atlanta.

Nell’ottobre 2002 vengono pubblicate delle nuove linee che contengono raccomandazioni per il frizionamento alcolico delle mani. La soluzione idroalcolica diventa una “scelta mondiale”, ma è solo l’inizio di un progetto più grande.

Nasce l’Alleanza Mondiale per la Sicurezza dei pazienti (2002-2004)

Nel maggio 2002 l'Assemblea Mondiale della Sanità ha approvato la risoluzione WHA55.18, che esortava i paesi a prestare la massima attenzione possibile alla sicurezza dei pazienti e chiedeva al Direttore Generale dell'OMS di intraprendere una serie di azioni per promuovere la sicurezza dei pazienti.

Nell’ottobre del 2004 viene annunciato da Sir Liam Donaldson, esperto inglese di sicurezza dei pazienti, la nascita dell’Alleanza Mondiale per la Sicurezza dei pazienti (Word Alliance for Patient Safety) dell’OMS.

Lo stesso Lim Donaldson diventato presidente dell’Alleanza Mondiale va a Ginevra per incontrare Didiet Pittet e gli chiede di dirigere la prima Sfida Globale per la sicurezza dei pazienti (Global Patient Safety Challenge ) per l’anno successivo, il primo progetto mondiale per la sicurezza delle cure.

Il 13 ottobre 2005 viene lanciata la prima sfida per la sicurezza dei pazienti da titolo “Clean Care is Safer Care”, che si rivolge alla prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza, in particolare si sviluppa una strategia per la promozione dell’igiene delle mani, “il modello Ginevra” cresce e si sviluppa in quella che tutti noi conosciamo come “Strategia multimodale per la promozione dell’igiene delle mani”.

Strategia multimodale per la promozione dell’igiene delle mani (2005-2006)

Cinque sono le componenti per la promozione dell’igiene delle mani:

  1. Il cambiamento di sistema
  2. L’educazione/formazione
  3. La valutazione e feedback
  4. I promemoria nei luoghi di lavoro
  5. La creazione di un clima di sicurezza

Per ognuna di queste componenti vengono proposti degli strumenti che in maniera sinergica e secondo una pianificazione di azioni concorrono a migliorare l’adesione degli operatori all’igiene delle mani e responsabilizzano le organizzazioni sanitarie.

Campagna Save Lives: Clean Your Hands (2009)

Nel 2009 viene proposta e realizzata una campagna, da ripetersi ogni anno globalmente, concepita come un’estensione del programma Clean Care is Safer Care (2005) con particolare attenzione al sostegno del miglioramento dell’igiene delle mani e a rendere l’argomento una priorità nelle agende nazionale.

Nasce la giornata mondiale per la promozione dell’igiene delle mani, celebrata il 5 maggio.

I “miei cinque momenti dell’igiene delle mani” (2007-2009)

Nella bozza del 2006 delle linee guida OMS vengono riportate le raccomandazioni all’igiene delle mani e il livello di evidenza ma sarà nella versione finale del 2009 che verranno descritti “i miei cinque momenti dell’igiene delle mani“.

Sarà sempre il gruppo di Ginevra in collaborazione con esperti internazionali a sviluppare questa idea che favorisce un modello standardizzato e molto efficace per la comprensione, la formazione e il monitoraggio dell’igiene delle mani.

L'originalità del concetto è stata quella di sviluppare un approccio semplice, centrato sul paziente, sulle modalità di trasmissione dei microrganismi e sull’ergonomia del lavoro.

Framework di autovalutazione (2010)

Nel 2010 l’OMS propone il “framework di autovalutazione”, che serve a rilevare quanto l’organizzazione si stia impegnando nella promozione dell’igiene delle mani attraverso la strategia multimodale.

Il quadro di autovalutazione è composto da cinque sezioni e 27 indicatori, che riflettono i cinque elementi della strategia multimodale dell'OMS. Ogni indicatore viene “pesato” in relazione all’importanza dell’azione da intraprendere per la promozione che oscilla da 0 a 50 punti. Il risultato ottimale di ogni componente è il raggiungimento dei 100 punti con un punteggio complessivo massimo di 500 punti.

Sulla base della valutazione, le strutture sono classificate in quattro livelli:

  1. inadeguato (0-125 punti)
  2. base (126-250)
  3. intermedio (251-375)
  4. avanzato (376-500)

Gli operatori sanitari responsabili dello sviluppo di strategie per la promozione dell'igiene delle mani possono utilizzare questo strumento per migliorare le pratiche e pianificare iniziative future.

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