L'antibiotico-resistenza (AMR ) è una calamità imminente. Senza una risposta globale molto più solida, gli impatti umani ed economici, già oggi sbalorditivi, cresceranno in modo esponenziale . Così gli autori dell'ultimo rapporto del Global Leaders Group sulla resistenza antimicrobica secondo le cui previsioni il fenomeno è destinato ad aggravarsi in maniera consistente senza un'azione sostanziale e decisa entro il 2035. Sebbene decine di Paesi in tutto il mondo abbiano stabilito piani di azione nazionali sull'AMR, risulta che essi debbano ancora essere finanziati e promulgati. Il documento ha l'obiettivo pertanto di innescare l'azione, sensibilizzando l'opinione pubblica e concentrando l'attenzione sulla questione.
Raccomandazioni per combattere la resistenza antimicrobica a livello globale
Test effettuato su piastra di Petri sull'antibiotico-resistenza (AMR).
I governi devono capire che la resistenza antimicrobica è una crisi autentica che avrà un grave effetto sui loro sistemi sanitari , spiegano per motivare i politici ad investire.
Gli esperti stimano infatti che, senza tali interventi, l'aspettativa di vita globale diminuirà di 1,8 anni, il costo per l'assistenza sanitaria del trattamento delle infezioni resistenti agli antibiotici aumenterà in maniera importante e le perdite di produttività derivanti si faranno consistenti.
Da uno studio del 2022, che attraverso un'analisi sistematica ha valutato il carico globale della resistenza batterica agli antibiotici , emerge come essa sia stata responsabile direttamente di 1,27 milioni di decessi nel 2019, principalmente nei paesi a basso e medio reddito.
Risulta inoltre che sette batteri resistenti ai farmaci hanno contribuito ad almeno 80mila decessi ciascuno, tra cui il Mycobacterium tuberculosis , lo Staphylococcus aureus e lo Streptococcus pneumoniae .
Si tratta di agenti patogeni non rari verso i quali gli antibiotici hanno perso o ridotto la loro efficacia. Di fronte a questo scenario la consapevolezza pubblica non solo non è ottimale, ma è anche allarmante.
Un sondaggio condotto nel 2022 nei Paesi dell'Unione Europea ha rilevato infatti che solo la metà degli intervistati sapeva che gli antibiotici non uccidono i virus . Alla luce di questi risultati gli esperti suggeriscono che probabilmente il linguaggio che la comunità scientifica sta usando non è in grado di entrare in contatto con le persone.
Invece di concentrarci su termini come “AMR” o sui nomi di batteri ed antibiotici, dovremmo parlare delle malattie che diventeranno incurabili. La maggior parte delle persone sa cos'è una polmonite , commentano sottolineando come soltanto un terzo dei cento piani di azioni nazionali sull'AMR citino il cambiamento comportamentale degli individui come obiettivo e nessuno menzioni il valore di affinare i messaggi per diversi pubblici.
I politici e le persone devono essere convinti che l'AMR è qualcosa che riguarda tutti e che ciò a cui aspiriamo è la garanzia che chi oggi ha 20 anni potrà ottenere antibiotici efficaci quando ne avrà 65 , esortano rimarcando che soltanto se si riuscirà a far passare questo messaggio si potrà iniziare a fare dei veri progressi sul problema.
Il report delinea pertanto una serie di raccomandazioni basate sulle evidenze per orientare ad una azione politica duratura sulla resistenza dei batteri agli antibiotici e sull'accesso a tali farmaci nonché alla diagnosi. Gli esperti ritengono che sarebbe fondamentale avere una piattaforma che raccolga prove fruibili ma affinché tale panel sia efficace dovrebbe essere garantita un'assistenza finanziaria e tecnica per i paesi a basso e medio reddito per aumentare la loro capacità di monitoraggio.
Per combattere efficacemente la resistenza antimicrobica a livello globale dobbiamo affrontare la significativa asimmetria di prove tra contesti ad alto reddito e a basse risorse. Questa disparità è direttamente collegata alle limitate capacità di sorveglianza e di laboratorio tra i Paesi .
Servono pertanto impegni forti ed applicabili da parte dei paesi ricchi per supportare quelli più poveri. Non possiamo semplicemente imporre restrizioni ed obblighi a contesti con risorse ridotte ed aspettarci che trasformino i loro sistemi sanitari. Deve essere un'azione collaborativa , continuano.
Gli autori denunciano che sinora non c'è stata molta urgenza nel raccogliere dati sulle infezioni resistenti ai farmaci, poiché si è diffusa la percezione che l'AMR non sia una malattia a sé stante. Ribadiscono invece che si tratta di un problema drammaticamente serio per il quale è necessario convincere i governi nazionali a raccogliere una maggiore quantità di dati per capire i pesi e i livelli di resistenza nella popolazione.
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