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rischio infettivo

Resistenza antimicrobica: la parola chiave è prevenzione

di Sandra Ausili

La diffusione dei batteri resistenti agli antimicrobici è indicata dall’OMS come una delle grandi emergenze sanitarie che nel 2050 potrebbe provocare oltre 39 milioni di morti nel mondo. In Italia, già maglia nera in rapporto ai decessi, desta preoccupazione la ripresa del consumo di antibiotici, aumentato del 6,4% nel 2023 rispetto all’anno precedente. La sinergia tra prevenzione, appropriatezza prescrittiva (tanto in ambito umano quanto veterinario) e formazione è la strada da percorre nella lotta all’antibiotico resistenza, affinché la riduzione delle infezioni ospedaliere resistenti agli antimicrobici sia un obiettivo possibile da centrare. A spiegarlo è Massimo Sartelli, chirurgo generale e d’emergenza presso l’Ast di Macerata e Acting Director Global Alliance for Infections in Surgery.

Lotta all’antibiotico resistenza, Sartelli: richiamo ad azione collettiva

Ad oggi, spiega Sartelli, l'antibiotico resistenza è diventata una vera e propria priorità di sanità pubblica a livello mondiale, non soltanto per le importanti implicazioni cliniche (aumento della morbilità e mortalità), ma anche per la ricaduta economica, dovuta al costo aggiuntivo richiesto per l’impiego di farmaci e di procedure più costose, per l’allungamento delle degenze in ospedale e per eventuali invalidità.

In Europa, infatti, si verificano ogni anno più di 670.000 infezioni da germi antibiotico-resistenti, che - secondo l’ultimo rapporto di sorveglianza dell’ECDC europeo, presentato il 18 novembre 2024 in occasione della giornata europea per la lotta all’antibiotico resistenza - causano oltre 35mila decessi, di cui quasi un terzo in Italia, che risulta così essere il primo Paese a livello europeo.

Infezioni del sito chirurgico e importanza del wound care

Le ferite operatorie e traumatiche sono ad alto rischio di infezione sia per i batteri naturalmente presenti sulla pelle, sia per la prevalenza di virus e batteri nelle strutture ospedaliere.

Le infezioni del sito chirurgico, sottolinea Sartelli, si contraggono spesso durante la degenza in ospedale e rappresentano circa il 12% di tutte le infezioni correlate all’assistenza.

Da qui l’indiscutibile importanza degli ambulatori di wound care e dei professionisti specializzati, perché una corretta gestione della ferita chirurgica molto spesso risparmia inutili usi di terapia antibiotica, che è quello che dobbiamo fare per cercare di combattere la diffusione della resistenza agli antibiotici nei nostri ospedali.

Una medicazione post-operatoria basata su un’attività batteriostatica (e non battericida), ad esempio, può impattare fortemente nella riduzione del rischio di resistenze batteriche, quindi contribuire allo scopo di ridurre le infezioni chirurgiche riducendo anche sensibilmente i costi per paziente correlati all’impiego di maggiori quantità di medicazioni e/o farmaci, più controlli ambulatoriali, ripetuti ricoveri dovuti all’insorgere dell’infezione.

Dieci regole d'oro per un uso ottimale degli antibiotici

Nel gennaio 2023, la Global Alliance for Infections in Surgery ha formato una task force multidisciplinare internazionale con l'obiettivo di elaborare e diffondere un documento sull'importanza di un uso corretto degli antibiotici negli ospedali per contrastare la diffusione della resistenza antimicrobica.

Il progetto, denominato WARNING (Worldwide Antimicrobial Resistance National/International Network Group), ha coinvolto complessivamente 295 professionisti sanitari con diverse competenze, provenienti da 115 Paesi.

Nel documento finale sono state delineate le dieci regole d'oro per un utilizzo ottimale degli antibiotici in ambito ospedaliero; si tratta di linee guida che non solo enfatizzano la necessità di una prescrizione adeguata degli antibiotici, ma sottolineano anche l'importanza della prevenzione e del controllo delle infezioni, della gestione delle fonti, degli strumenti di monitoraggio e sorveglianza, della formazione e della consapevolezza.