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Patologia

Infezione da Klebsiella Pneumoniae

di Chiara Vannini

La klebsiella pneumoniae (KP) è un batterio Gram-negativo a forma di bastoncino, e clinicamente è il membro più importante del genere Klebsiella. È fisiologicamente presente nella mucosa respiratoria e nell'intestino, ma spesso la si riscontra come patogeno in altri distretti dell'organismo. Le due manifestazioni cliniche più frequenti e gravi dell’infezione da klebsiella pneumoniae sono la polmonite e le infezioni urinarie. La terapia per la klebsiella è antibiotica e in particolare è importante valutare la localizzazione della malattia e l'antibiogramma per comprendere quale sia il miglior antibiotico caso per caso.

Che cos'è la klebsiella

Il batterio Klebsiella ha sviluppato un'importante antibioticoresistenza

Il genere klebsiella è una famiglia di microrganismi che fa parte delle Enterobacteriaceae e che comprende numerosi microrganismi, fra cui:

  • Klebsiella pneumoniae
  • Klebsiella oxytoca
  • Klebsiella ozaenae
  • Klebsiella rhinoscleromatis
  • Klebsiella planticola
  • Klebsiella terrigena
  • Klebsiella ornithinolytica

La klebsiella pneumoniae è sicuramente la più diffusa e pericolosa; è un battere gram negativo che fa parte della macrofamiglia del genere klebsiella, dei patogeni opportunisti responsabili di diverse malattie.

La klebsiella pneumoniae (KP) è fisiologicamente presente nella mucosa respiratoria e nell'intestino, ma spesso la si riscontra come patogeno in altri distretti dell'organismo.

È un battere particolarmente resistente, poiché è dotato di una capsula che lo protegge dalla fagocitosi ed inoltre lo rende molto resistente ai meccanismi di difesa dell'ospite. È in grado di colonizzare facilmente i pazienti immunodepressi o immunodeficienti, soprattutto dopo un trattamento antibiotico che deprime la persona, rendendola più suscettibile al contagio.

Fattori di rischio per infezione da klebsiella pneumoniae

La klebsiella pneumoniae è presente in ogni ambiente, ma un soggetto immunocompetente è in grado di difendersi e non contrarla.

Le condizioni che invece predispongono maggiormente al contagio da KP sono:

La klebsiella è definita anche un'infezione trasmissibile per contatto e questo fa sì che ambienti con igiene inadeguata, oppure ambienti promiscui come l'ambiente ospedaliero rendono facile per l'infezione diffondersi e trasmettersi.

Le vie di contagio possono infatti essere le mani del personale sanitario, ma anche le superfici ambientali come maniglie, letti, bagni.

Localizzazione

Fisiologicamente la KP si localizza nella mucosa respiratoria e nell'intestino, ma quando diventa patogena è in grado di infettare:

  • Vie urinarie
  • Vie respiratorie
  • Ferite chirurgiche
  • Lesioni cutanee
  • Device (e di conseguenza entrare nel circolo ematico, urinario o respiratorio. Il rischio di contrarre un'infezione correlata al device è direttamente proporzionale alla sua permanenza in sede)

Sintomi dell’infezione de KP

A seconda della localizzazione organica, la KP può dare diverse manifestazioni cliniche, ma più frequentemente:

Diagnosi di infezione da KP

La diagnosi di infezione da KP è attraverso gli esami colturali. L'infezione, a seconda della sua localizzazione, si manifesta in uno o più esami colturali. Quelli più significativi e frequenti da effettuare sono:

Alla positività del campione colturale, è sempre necessario che sia associato un antibiogramma per comprendere il miglior antibiotico per quell'infezione.

Come si cura l’infezione da klebsiella pneumoniae

La terapia per la klebsiella pneumoniae è ovviamente antibiotica e in particolare è importante valutare la localizzazione della malattia e l'antibiogramma per comprendere quale sia il miglior antibiotico.

Qualora si sospetti un'infezione da klebsiella è importante iniziare con una terapia antibiotica empirica, ovvero a largo spettro, in attesa dell'antibiogramma.

Le famiglie di antibiotici più efficaci sono:

  • Cefalosporine (cefoxitina, cefotaxima, ceftazidima, ceftriaxone, cefepime)
  • Carbapenemi (imipenem, meropenem)
  • Chinoloni (ciprofloxacina, levofloxacin)
  • Aminogrlicosidi (gentamicina, tobramicina, amikacina, streptomicina)

Klebsiella pneumoniae e multiresistenza

La KP è un batterio che nel corso degli anni ha sviluppato un'importante antibioticoresistenza, in particolare verso la classe degli antibiotici carbapenemi.

La KP diventata resistente prende il nome di Klebsiella pneumoniae resistente ai carbapenemici (KPC o CRE in inglese).

Le localizzazioni e le manifestazioni del microrganismo sono le stesse della semplice klebsiella pneumoniae, ma la sua resistenza agli antibiotici fa sì che si riducano le opzioni terapeutiche disponibili.

Inoltre, oltre ad avere possibilità terapeutiche limitate, la terapia antibiotica spesso fallisce e i tassi di mortalità associati all'infezione raggiungono il 50%. Un esame utile per poter diagnosticare precocemente una KPC è lo screening attraverso il tampone rettale.

Cosa fare in caso di infezione KPC

Il paziente positivo alla KPC deve essere isolato, ovvero collocato in una stanza singola.

Se questo non è possibile, è possibile eseguire un isolamento di coorte, ovvero isolare nella stessa stanza più pazienti con la stessa infezione.

Vanno utilizzate in maniera scrupolosa le precauzioni da contatto, da parte del personale sanitario e da parte di tutti coloro che vengono a contatto con il paziente (famigliari e caregiver).

Le precauzioni da contatto devono comprendere:

  • Igiene delle mani prima e dopo il contatto con il paziente
  • Uso di guanti
  • Uso di camice
  • Accurata igiene ambientale e delle superfici
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