L'atrofia muscolare spinale (Sma) è una rara patologia neuromuscolare caratterizzata dalla progressiva degenerazione dei motoneuroni, le cellule nervose del midollo spinale che trasportano i segnali dal sistema nervoso centrale ai muscoli controllandone il movimento. La malattia colpisce i muscoli volontari, risparmiando la muscolatura liscia involontaria. Interessa soprattutto gli arti inferiori provocando debolezza ed indebolimento dei muscoli scheletrici sino all'atrofia muscolare progressiva, con conseguenti difficoltà motorie. coinvolge anche i muscoli respiratori, sino alla comparsa di infezioni polmonari e all'insufficienza con esiti fatali, e quelli della deglutizione con conseguente rischio di grave malnutrizone. La malattia non compromette le funzioni cognitive e risparmia l'organo della vista.
Da cos’è causata l’atrofia muscolare spinale
Si tratta della più comune causa genetica di morte infantile, colpendo circa un neonato ogni 10mila. È causata da specifiche mutazioni genetiche.
Il difetto interessa il gene SMN1, che codifica per la proteina SMN (Survival Motor Neuron), essenziale per la sopravvivenza e il normale funzionamento dei motoneuroni. Il difetto porta ad una produzione di livelli insufficienti di tale proteina.
La grande variabilità sintomatologica della patologia e la sua gravità sono determinate da un altro gene simile (SMN2). I pazienti affetti da Sma hanno infatti un numero variabile di copie di questo secondo gene che codifica per una forma accorciata della proteina SMN dotata di una funzionalità ridotta rispetto alla proteina SMN completa ossia quella codificata dal gene SMN 1 sano. La trasmissione della malattia è autosomica recessiva, ossia per acquisire il difetto genetico è necessario che entrambi i genitori ne siano portatori sani.
Diagnosi e complicanze
Le principali complicanze delle forme più gravi includono il soffocamento da cibo, l'insufficienza respiratoria, la polmonite da inalazione (ab ingestis) e la malnutrizione.
Il sospetto diagnostico si basa sui segni clinici, molto caratteristici. All'esame obiettivo si rilevano tipicamente indebolimento e mollezza dei muscoli, contrazioni muscolari improvvise, riflessi tendinei ridotti o assenti.
Per formulare la diagnosi è utile anche l'elettromiografia, che mostra segni di sofferenza neurogena. La conferma della diagnosi è data dall'analisi genetica.
La diagnosi differenziale si pone con la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), le distrofie muscolari congenite, le miopatie congenite, la sclerosi laterale primitiva, la miastenia gravis e le malattie del metabolismo dei carboidrati.
Fondamentale è lo screening prenatale, qualora ci sia una familiarità per la malattia, attraverso l'analisi molecolare sugli amiociti o sui villi coriali. Lo screening può essere anche neonatale, un test che in Italia è stato introdotto dal 2021 soltanto in due regioni, Lazio e Toscana.
Trattamento
Le possibilità di cure attualmente disponibili sono orientate a migliorare la sintomatologia e preservare la perdita di motoneuroni. Scopo del trattamento è il miglioramento della qualità di vita dei pazienti.
Esistono tre terapie specifiche. Dal 2016 è disponibile un farmaco (Nusinersen) che è in grado di migliorare il quadro clinico della malattia, sia per Sma1 che per Sma2, con risultati significativi soprattutto se somministrato precocemente.
Un secondo farmaco, il Risdiplam per via orale, è indicato per i pazienti di età superiore ai due mesi con diagnosi di tutte le forme di Sma. Entrambi i farmaci agiscono sul gene SMN2 permettendo la produzione di una proteina SMN funzionale.
Esiste inoltre una terapia genica (onasemnogene abeparvovec) che è stata approvata in Europa e negli Usa nel 2019, che consente di fornire all'organismo una versione corretta e sana del gene SMN1.
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