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microbiologia

Antibiogramma

di Chiara Vannini

L’antibiogramma (ABG) è un test di laboratorio che consiste nel mettere un microrganismo a contatto con un antibiotico per valutare qual è l’antibiotico più efficace per quel batterio. L’antibiogramma è in grado di fornirci il valore della MIC, concentrazione minima inibitoria (minimal inhibitory concentration). La MIC è la concentrazione più bassa di antibiotico che risulta efficace per inibire la crescita di un batterio.

Cos’è l’antibiogramma e a cosa serve

Esempio di antibiogramma

Quando si sospetta che il paziente abbia un’infezione, si prelevano di norma dei campioni colturali che vengono poi mandati al laboratorio della microbiologia per essere analizzati.

I campioni raccolti possono essere di svariati tipi: dal sangue per le emocolture, alle urine per l’urinocoltura, fino al broncoaspirato, al secreto nasale o ai tamponi effettuati sulle ferite. Si possono inoltre raccogliere materiali prelevati in sala operatoria, come campioni di liquido pleurico o peritoneale.

Lo scopo del prelievo di materiali è quello di evidenziare o meno la presenza di un agente patogeno che possa dare origine ad un’infezione.

Le indicazioni per il prelievo possono essere diverse, ma in linea generale è indicata una coltura qualora ci siano segni e sintomi che possano far pensare ad un’infezione, come febbre, indici di flogosi in aumento (es. proteina C reattiva–PCR), emodinamica instabile (ipotensione e tachicardia) o sintomi come bruciore alla minzione o fuoriuscita di materiale purulento da una ferita.

Il materiale raccolto viene inviato al laboratorio di microbiologia di competenza, dove verrà predisposto un terreno di coltura per valutare la presenza o meno di microrganismi. Se nel terreno di coltura c’è un’effettiva crescita di uno o più microrganismi, quel campione viene messo a contatto con dischetti imbevuti di antibiotico.

A seconda del comportamento del microrganismo a contatto con l’antibiotico, si valuta qual è l’antibiotico più efficace per quel batterio. Questo test prende il nome di antibiogramma (ABG) e dopo questa procedura viene stilato un referto. L’obiettivo dell’antibiogramma è valutare se il microrganismo riscontrato è sensibile o resistente ai vari antibiotici.

Quando un microrganismo è “sensibile” ad un antibiotico significa che la somministrazione di quella molecola è in grado di debellarlo. Quando invece è “resistente” significa che quell’antibiotico sarà inefficace nei confronti di quel batterio.

L’antibiogramma è in grado di fornirci il valore della MIC, concentrazione minima inibitoria (minimal inhibitory concentration). La MIC è la concentrazione più bassa di antibiotico che risulta efficace per inibire la crescita di un batterio.

Procedura dell’antibiogramma

Poiché i microrganismi isolati sul terreno di coltura devono essere testati a diversi antibiotici, il biologo per prima cosa crea singole sospensioni in cui è presente il microrganismo. La sospensione (o singolo campione) viene posizionata in un terreno di coltura a parte, in cui viene applicato un dischetto di carta che contiene una certa concentrazione di antibiotico.

I terreni di coltura vengono poi mantenuti a 35-37°C per circa 18–24 ore. Durante questo periodo di incubazione il microrganismo si sviluppa su tutta la superficie del terreno di coltura e l’antibiotico si diffonde nel dischetto.

Dopo 24 ore si valuta l’alone che si è formato attorno al dischetto dell’antibiotico. Il diametro dell’alone in millimetri è correlato alla sensibilità del batterio all’antibiotico. Maggiore è l’alone e maggiore è la sensibilità del batterio all’antibiotico. Minore è l’alone e maggiore è la resistenza del batterio all’antibiotico.

Nel referto dell’antibiogramma viene sempre indicato:

  • il campione prelevato (es. emocoltura, broncoaspirato o altro)
  • il microrganismo isolato (possono essere anche più microrganismi)
  • la carica batterica di ognuno, indicata in CFU/ml ovvero colony–forming unit (unità che formano la colonia/ml)
  • i vari antibiotici con indicato il MIC (minima concentrazione inibente) e se il microrganismo è sensibile, resistente o intermedio.
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