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Il diabete , se curato male o trascurato, soprattutto nelle persone predisposte, determina danni che colpiscono diversi distretti. Danni più o meno gravi, tra gli altri, sono osservabili nell’occhio (retinopatia), nel rene (nefropatia), nei nervi (neuropatia), nelle arterie (vasculopatia) e nel cuore (cardiopatia).
Diabete, le complicanze di una patologia sistemica
Le comlicanze del diabete sono acute e croniche
Il diabete può essere definito una malattia sistemica (di tutto l’organismo). La malattia e le sue complicanze sono però curabili e questi danni possono essere minimi se vengono attuati i programmi di cura appropriati.
Il diabete non deve essere trascurato, perché le complicanze croniche della malattia - sia che si parli di diabete tipo 1 o diabete tipo 2 - possono essere lievi, moderate ma anche gravi, disabilitanti e fatali.
Il diabete è la principale causa di cecità, di insufficienza renale con necessità di dialisi o trapianto , di amputazione non traumatica di un arto e una delle principali cause di infarto del cuore e ictus cerebrale .
In certi casi le complicanze sono clinicamente presenti già al momento della diagnosi per il fatto che la stessa è posta mediamente con un ritardo di 5-10 anni rispetto al reale inizio dell’iperglicemia.
Per evitare questo problema è necessario anticipare la diagnosi di diabete con controlli frequenti della glicemia soprattutto nei soggetti a maggiore rischio (predisposti alla malattia), anche mediante automonitoraggio glicemico .
Anche le infezioni sono complicanze acute del diabete e possono contribuire alla comparsa di scompenso metabolico e al suo aggravamento fino alla chetoacidosi o alla sindrome iperosmolare non chetosica , oltre che meritare una particolare attenzione in quanto possono evolvere sfavorevolmente.
Monitorare le complicanze del diabete
Complicanze acute
Complicanze croniche
Ipoglicemia
Aterosclerosi
Iperglicemia
Retinopatie
Chetoacidosi (diabete tipo 1)
Nefropatie
Sindrome iperosmolare non chetosica (diabete tipo 2)
Neuropatie
Ulcere diabetiche
Aumentata suscettibilità alle infezioni
Il programma di cura deve includere uno screening ed una stadiazione periodica delle eventuali complicanze croniche del diabete , con l’esecuzione, ripetuta ad intervalli pre-stabiliti, dei seguenti esami (che vanno programmati secondo un calendario che tenga conto del tipo di diabete e della presenza o assenza di complicanze):
Valutazione del piede
ispezione dei piedi con valutazione dei riflessi osteo-tendinei, dei polsi pedidei, della sensibilità vibratoria, tattile, termica e dolorifica, e possibilmente anche esecuzione dei test di neuropatia autonomica;
esame del fondo dell’occhio o retinografia;
fluorangiografia (per evidenziare eventuali lesioni vascolari retiniche) e OCT (tomografia ottica computerizzata);
microalbuminuria, creatininemia, filtrato glomerulare (per valutare la funzionalità renale);
elettrocardiogramma (per controllare l’attività cardiaca);
ecocolordoppler delle carotidi (per valutare l’eventuale presenza di placche ateromasiche nel circolo vascolare);
ecocolordoppler delle arterie degli arti inferiori.
Diabete, le complicanze acute
In alcune circostanze lo scompenso del diabete è tale da evolvere in disturbi metabolici severi come la chetoacidosi nel diabete tipo 1 e la sindrome iperosmolare non chetosica nel diabete tipo 2.
Tali complicanze acute, per quanto abbastanza rare, sono temibili, perché mettono a repentaglio la vita del paziente e devono essere affrontate rapidamente e in maniera intensiva in regime di ricovero ospedaliero da parte di personale addestrato ed esperto.
Un’altra complicanza acuta del diabete, tanto più frequente quanto più il paziente è trattato in maniera intensiva, è l’ipoglicemia , una condizione che determina un notevole malessere al paziente e, in alcuni casi, richiede l’assistenza di altri e talora l’ospedalizzazione. Una severa ipoglicemia, nel soggetto fragile e con altre malattie, può risultare fatale. Da qui la necessità di addestrare il paziente ed i suoi familiari a riconoscere l’ipoglicemia e a correggerla prontamente.
Ipoglicemia, riconoscerla e trattarla
L’ipoglicemia è definita da una glicemia inferiore a 55 mg/dl, ma i disturbi possono essere percepiti anche con valori più alti (meno di 70 mg/dl) o del tutto normali se c’è stato un rapido calo della glicemia.
Essa è tanto più frequente quanto più il paziente è trattato in maniera intensiva, cioè quanto più ha obiettivi glicemici vicini alla normalità.
L’ipoglicemia è frequente soprattutto nei soggetti trattati con insulina (sia con diabete tipo 1 che tipo 2), ma può realizzarsi anche in quelli che assumono farmaci orali che stimolano la secrezione insulinica, in particolare le sulfoniluree e, fra queste, quelle a più lunga durata d’azione (clorpropamide, glibenclamide).
Gestire l’ipoglicemia
Per una corretta gestione dell’ ipoglicemia è utile sapere quanto segue:
L’ipoglicemia si realizza più frequentemente durante o dopo attività fisica (anche solo una passeggiata, i lavori di casa o il giardinaggio), soprattutto se si ha mangiato meno del solito
I sintomi (disturbi) dell’ipoglicemia sono: sudorazione, tremore, senso di freddo o brividi, senso di fame, batticuore, ansia, irritabilità, confusione mentale, difficoltà a parlare, vista annebbiata, capogiro o mal di testa. Se non si interviene alla svelta, in alcuni casi può esserci perdita di coscienza (svenimento)
Nel sospetto (quando non si può misurare con il glucometro ) o nella certezza dell’ipoglicemia bisogna agire subito assumendo 15 g di zuccheri semplici , ad esempio uno fra i seguenti:
2 caramelle fondenti
3 caramelle dure
3 zollette di zucchero
3 bustine di zucchero sciolte in acqua
1 cucchiaio da brodo e mezzo colmo di zucchero
1 cucchiaio da brodo e mezzo colmo di miele
1 cucchiaio da brodo e mezzo colmo di marmellata
1 bicchiere grande (circa 150 ml) di una bibita zuccherata (es. Coca-Cola)
1 bicchiere piccolo (circa 100 ml) di succo di frutta
1 bicchiere grande e mezzo (circa 200 ml) di spremuta di arancio
Dopo circa 15 minuti mangiare circa 50 g di pane oppure un pacchetto di crackers oppure un frutto.
Dopo 30-45 minuti se possibile controllare con il glucometro se il problema si è risolto. In caso contrario, mangiare altri 50 g di pane o cracker o un frutto e ripetere il controllo col glucometro dopo altri 30-45 minuti;
Quando si esce di casa bisogna avere sempre con sé qualche caramella e un pacchetto di cracker;
Se si è alla guida e si sentono disturbi compatibili con ipoglicemia, bisogna fermarsi subito e agire;
I parenti del paziente devono sapere cosa fare per risolvere un’ipoglicemia (cosa fargli assumere: vedi elenco sopraindicato).
A chi deve rivolgersi il paziente diabetico
La complessità clinica del diabete richiede che sia gestito in maniera integrata da più professionisti come il medico di medicina generale (MMG), il diabetologo, l’infermiere esperto di diabete, il dietista ed in alcune occasioni anche da altri specialisti (es. cardiologo, neurologo, oculista, nefrologo, ecc.), e professionisti della sanità (podologo, psicologo, dottore in scienze motorie, ecc.) in funzione delle necessità della singola persona.
La necessità di una gestione integrata della malattia è fortemente sostenuta dalla letteratura che dimostra che la migliore qualità delle cure e l’esito più favorevole si ottengono quando la persona con diabete è assistita sia dal MMG che dal team multidisciplinare diabetologico.
Tale strategia è stata identificata dal mondo scientifico come la migliore da implementare e perseguire in tutte le persone affette da diabete.
Bibliografia
Autocontrollo glicemico [Internet]. [cited 2018 Jun 22]
American Diabetes Association. 6. Glycemic Targets: Standards of Medical Care in Diabetes-2018. Diabetes Care. 2018;41(Suppl 1):S55–64.
Conoscere il Diabete [Internet]. [cited 2018 Jun 22]
International Diabetes Federation, Linee Guida automonitoraggio glicemico nel diabete di tipo 2 non trattato con insulina; 2009.
Associazione Medici Diabetologi (AMD) - Società Italiana di Diabetologia (SID) - Standard italiani per la cura del diabete mellito 2016
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