Il diabete è una malattia cronica di alto interesse sociale, perché costituisce una tra le maggiori cause di disabilità e mortalità tra persone di tutte le età e di ogni estrazione. Considerando i suoi alti tassi di incidenza e prevalenza, in costante aumento a livello globale, essa rappresenta pertanto una grande sfida di salute pubblica per garantire a tutti un accesso equo a cure sicure ed efficaci, indipendentemente dalle differenze socioeconomiche e di genere. Eppure, anche in Italia i cittadini si trovano ancora ad affrontare iniquità in termini di prevenzione, protezione dei fattori di rischio, educazione a comportamenti sani e strumenti contro la disinformazione. Non godono inoltre di parità di trattamento nell'accesso tempestivo ai percorsi diagnostici-terapeutici anche a causa di persistenti ed evidenti difformità tra le varie regioni.
Dal diabete alla diabesità, una sfida di salute pubblica
Diseguaglianza, eterogeneità, poca integrazione, carenza di risorse professionali e specialisti isolati sono le principali criticità nell'assistenza diabetologica italiana emerse dagli Stati Generali, un forum di esperti che si è riunito nel mese di marzo di quest'anno per ripensare il rapporto tra il paziente diabetico e il territorio al fine di renderlo più sinergico ed integrato con i servizi attualmente offerti dai centri diabetologici multiprofessionali.
Le criticità individuate, che rendono i pazienti diabetici più fragili e vulnerabili, sono acuite dalla riduzione nei volumi di attività diagnostica e dalla diminuzione della popolazione assistita in diabetologia.
Risulta infatti che in Italia soltanto il 30% delle persone con diabete riceve anche assistenza specialistica e solo una parte minoritaria dei pazienti che accedono alle strutture diabetologiche riceve consulenza da parte di dietisti o altri specialisti ed ha accesso a percorsi di educazione terapeutica.
L'accesso all'assistenza diabetologica e ai trattamenti risulta inoltre variabile sia tra le regioni che all'interno delle stesse. Da un recente rapporto emerge altresì che la distribuzione delle strutture specialistiche non è ottimale e che gli specialisti ambulatoriali, che operano in assenza di team multiprofessionali, non riescono ad erogare un'assistenza completa ed incisiva.
In assenza della necessaria integrazione tra i vari professionisti, gli outcome di salute peggiorano così che le complicanze risultano più ricorrenti. Infine, anche laddove siano presenti, i centri multiprofessionali non sono sempre nelle condizioni di garantire adeguati volumi di assistenza, assicurando la presa in carico di tutti i pazienti in lista di attesa e fornendo visite mediche della giusta durata.
L’appello alle istituzioni
Gli esperti ritengono che siano necessarie campagne di screening periodiche sulla popolazione che permetterebbero di individuare anche i soggetti vulnerabili, emarginati e socialmente esclusi o che vivono in territori periferici.
Considerando la prevenzione come una forma di giustizia sociale, sostengono la necessità di cambiamenti sistemici attraverso politiche pubbliche rivolte a tutta la popolazione che vadano oltre ai cambiamenti del comportamento individuale. Ribadiscono che servono reti sanitarie di prossimità specifiche, dedicate al diabete, che in maniera equa ed uniforme garantiscano, evitando discriminazioni, che i pazienti abbiano accesso anche alla telemedicina e alle migliori tecnologie nella somministrazione dell'insulina, nel monitoraggio continuo del glucosio, alle terapie farmacologiche più avanzate.
Che i pazienti debbano essere sostenuti nell'acquisizione e del mantenimento delle competenze e delle conoscenze così da consentire una gestione ottimale della malattia per tutta la vita. Che devono essere promosse anche politiche di inclusione nei vari contesti di vita - lavorativo, scolastico e sportivo – creando un ambiente sociale che riconosca e rispetti le esigenze di salute della persona con diabete. Ciò significa abbattere barriere strutturali, culturali e sociali che ancora ostacolano la piena integrazione.
Il documento si conclude con la richiesta alle istituzioni di continuare a fornire sostegno legislativo, normativo e finanziario alle politiche sanitarie inerenti al diabete, a rivedere e a rafforzare i modelli nazionali di assistenza specialistica, interdisciplinare e territoriali, rendendoli uniformi, equi ed omogenei in tutta Italia per garantire l'integrazione e la continuità delle cure, nel rispetto del diritto alla salute.
Chiedono di sostenere in maniera costante la ricerca incrementando i fondi e i progetti specifici per migliorare la qualità di vita delle persone. Chiedono infine che venga fornita dalle aziende sanitarie anche un'assistenza psicologica in tutte le fasi della vita clinica e che si trovino i fondi per ampliare il reclutamento e la formazione del personale sanitario dedicato all'assistenza al diabete.
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