La gestione del diabete durante il Ramadan appartiene alla sfera dei valori dell’infermieristica interculturale ed è quanto mai indispensabile continuare a promuoverla anche in un periodo storico-culturale come questo in cui i flussi migratori giungono e attraversano i nostri paesi con estrema difficoltà.
Ramadan e pazienti musulmani diabetici in Italia
L’odierno fenomeno delle migrazioni in Italia, come in tutta Europa, è strettamente collegato al progressivo costituirsi di una popolazione islamica residente sul nostro territorio determinando al contempo uno scambio culturale e un’accesa discussione politico-sociale.
Secondo l'istituto ISMU (Iniziative e Studi alla Multietnicità) al 1º gennaio 2016 in Italia sarebbero residenti circa 1.4 milioni di musulmani, ovvero una cifra corrispondente al 2.34% della popolazione italiana.
Questi numeri rappresentano una stima, in quanto non si dispone di dati ufficiali sulla confessione religiosa delle persone e non sono conteggiati coloro che non dispongono di una condizione di regolarità.
I musulmani in Italia sono distribuiti soprattutto al nord, in particolare in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte. Si prevede che la prevalenza di residenti di religione musulmana sia in aumento e che salirà al 5% nel 2030 e al 10% nel 2050, con forti differenze regionali.
Basandosi sul numero dei residenti musulmani in Italia e di coloro che chiedono asilo politico il Ministero degli Interni ha calcolato che la popolazione totale dei diabetici musulmani in Italia si aggiri intorno alle 130.000 persone.
Diabete e Ramadan, le linee guida
Le principali linee guida di cui disponiamo per la gestione deldiabete durante il Ramadan sono le Practical Guidelines Diabetes and Ramadan dell’International Diabetes Federation (IFD) - Diabetes and Ramadan (DAR) del 2016 e quelle dell’ADA (American Diabetes Association) aggiornate nella loro ultima versione del 2015.
Diabete, i potenziali rischi durante il Ramadan
Nella tabella sottostante sono classificati i rischi potenziali da prevenire in soggetti con diabete mellito tipo 1 (DM1) secondo le Linee Guida IFD-DAR.
Diabete, i potenziali rischi durante il Ramadan
Ipoglicemia, più probabile nell’ultimo periodo di digiuno quotidiano, prima dell’iftar (tramonto)
Iperglicemia grave (dopo ogni pasto)
Disidratazione, più probabile nelle nazioni con lunghe ore di digiuno e con climi caldi
Significativo aumento del peso corporeo per aumentata assunzione calorica e ridotta attività fisica
Insufficienza renale acuta in pazienti a rischio di grave disidratazione, specialmente se anziani o con alterata funzione renale
Diabete e Ramadan, quando interrompere il digiuno
L’IFD-DAR fornisce inoltre delle raccomandazioni per l’interruzione del digiuno e la classificazione dei sintomi dati dalla condizione di ipo e iper-glicemia.
Interrompere il digiuno se:
Sintomi di ipoglicemia
Sintomi di iperglicemia
Glicemia < 70mg/dL, (3.9mmol/L) e ricontrollare il valore entro 1 ora
se glicemia compresa fra 70 e 90mg/dL (3.9-5.0mmol/L)
Tremore
Sete estrema
Glicemia > 300mg/dL (16.6mmol/L)
Sudorazione/brividi
Fame
Presenza di sintomi di ipoglicemia o di iperglicemia
Palpitazioni
Minzione frequente
Disidratazione o malattia intercorrente
Senso di fame
Fatica
Alterazione dello stato di coscienza
Confusione
Confusione
Nausea/vomito
Mal di testa
Dolore addominale
Ramadan e i rischi del digiuno per il paziente diabetico
Le linee guida ADA hanno invece effettuato una stratificazione del rischio delle persone con diabete che intendono digiunare durante il Ramadan che è stata poi rivista nel 2016 dalla IFD-DAR, (ed approvata anche dalla autorità religiose dell’Islam) e dal Diabetes Canada (The Canadian Diabetes Association) nel 2018.
Categoria di rischio
Caratteristiche del paziente
Commenti
Categoria 1: rischio molto elevato
Invito delle Autorità religiose a seguire le indicazioni sanitarie:
Non si deve digiunare
Una o più delle seguenti:
Grave ipoglicemia nei 3 mesi precedenti il Ramadan
DKA entro i 3 mesi precedenti il Ramadan
Coma iperglicemico-iperosmolare entro i 3 mesi precedenti il Ramadan
Storia di ipoglicemia recidivante
Storia di mancata percezione dell’ipoglicemia
DMT1 scompensato
Malattia acuta
Gravidanza (in diabete noto) o GDM in terapia insulinica (o con SU)
Dialisi o IRC di stadio 4 e 5
Complicanze macrovascolari avanzate
Età avanzata con copatologie
Se i pazienti insistono per voler digiunare dovrebbero:
Ricevere un'educazione strutturata
Essere seguiti da un team diabetologico qualificato
Saper modificare la propria terapia come da indicazione medica
Essere pronti a interrompere il digiuno in caso di ipo o iperglicemia
Essere pronti a sospendere il digiuno in caso di frequenti ipo o iper-glicemie o in caso di peggioramento di altre patologie
Categoria 2: rischio elevato
Invito delle Autorità religiose a seguire le indicazioni sanitarie:
Non si dovrebbe digiunare
Una o più delle seguenti:
DMT2 cronicamente scompensato*
DMT1 ben controllato
DMT2 ben controllato con terapia insulinica multiiniettiva (MDI) o con insuline premiscelate
Gestazione (DMT2 o GDM) controllata con sola dieta o con metformina
IRC di grado 3
Complicanze macrovascolari stabili
Pazienti con comorbidità che presentano ulteriori fattori di rischio
Persone con diabete che svolgono lavori con attività fisica intensa
Trattamento con farmaci attivi sulle funzioni cognitive
Categoria 3: rischio moderato/basso:
Invito delle Autorità religiose a seguire le indicazioni sanitarie:
la decisione di non digiunare è a discrezione del giudizio medico
ed alla capacità dell’individuo di tollerare il digiuno
DMT2 ben compensato in terapia con uno o più dei seguenti trattamenti:
Terapia dietetico-comportamentale
Metformina
Acarbose
Tiazolidinedioni
Sulfoniluree di seconda generazione
Incretine
Inibitori SGLT2
Insulina basale
I pazienti che digiunano dovrebbero:
Ricevere un'educazione strutturata
Misurare regolarmente la glicemia capillare (SMBG)
Saper modificare la propria terapia come da indicazione medica
Le linee guida ADA sottolineano che coloro che sono ad alto rischio di ipoglicemia dovrebbero essere avvisati dei rischi che intraprendono praticando un digiuno prolungato e che gli effetti avversi possono incorrere anche nei pazienti a basso rischio di ipoglicemia.
Al fine di ridurre questi eventi e mantenere un buon controllo glicemico, un’attenta educazione e uno scrupoloso monitoraggio glicemico dovrebbero avvenire nei mesi precedenti il Ramadan.
L’ADA raccomanda l’utilizzo di metformina, dei tiazolidinedioni e dei DPP-4 inibitori come farmaci maggiormente sicuri nel prevenire episodi ipoglicemici, senza richiedere aggiustamenti e variazioni nei dosaggi. Le sulfoniluree dovrebbero invece essere evitate o utilizzate con estrema cauzione.
L’educazione terapeutica(LINK) ed assistenziale effettuata dal sanitario deve anche mirare a sfatare alcune credenze errate o falsi miti, come per esempio rifiutarsi di pungersi con l’ago per la terapia insulinica o il monitoraggio glicemico, per il timore di vanificare il digiuno, cercando di comprendere al meglio e rispettare l’importanza che ha il Ramadan dal punto di vista religioso e spirituale per la persona assistita.
Al fine di garantire un’assistenza ottimale alla persona diabetica è importante sensibilizzare i professionisti su questa tematica, strutturare una formazione specifica che miri a migliorare le competenze dei sanitari e le conoscenze dei pazienti sulla sintomatologia che potrebbero avvertire e la scelta farmacologica.
La gestione del diabete durante il Ramadan appartiene alla sfera dei valori dell’infermieristica interculturale ed è quanto mai indispensabile continuare a promuoverla anche in un periodo storico-culturale come questo in cui i flussi migratori giungono e attraversano i nostri paesi con estrema difficoltà.
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