La Sindrome Coronarica Acuta è un campanello d’allarme per gravi disfunzioni cardiache e se non tempestivamente individuata può portare anche al decesso del paziente. L’apporto professionale dell’Infermiere può essere utilissimo nell’individuazione della SCA e nella gestione dell’utente che ne è stato colpito.
Sotto la definizione di Sindrome Coronarica Acuta (SCA) vengono raggruppate diverse varianti cliniche della diagnosi di cardiopatia ischemica acuta.
A permettere questa loro classificazione sotto un’unica etichetta è stato l’accertamento di un meccanismo fisiopatologico comune e trasversale ad esse, ovvero la rottura o erosione di una placca aterosclerotica unitamente all’intervento di fenomeni trombotici ed embolizzanti a livello, solitamente, degli arti inferiori, i quali causano una diminuzione o, addirittura, una totale assenza dell’afflusso di sangue che ritorna al cuore.
La definizione di SCA comprende al suo interno l’insieme delle manifestazioni che riportano a ischemia miocardica, angina instabile e tutti i tipi di infarto miocardico (con onda Q, non Q, con sopraslivellamento del tratto ST o senza).
Nel servizio vedremo cosa, come, quando e perché l’infermiere agisce sul paziente con Sindrome Coronarica Acuta.
Solo raramente le Sindromi Coronariche Acute sono di origine non aterosclerotica, come nel caso, ad esempio, di arterite, eventi traumatici, dissecazione, anomalie congenite, abuso di cocaina e complicanze del cateterismo cardiaco.
Tra i fattori di rischio per lo sviluppo di patologie correlabili al quadro di Sindrome Coronarica Acuta si può operare una distinzione che affianca fattori sui quali si può agire (dislipidemia, obesità, diabete mellito, fumo, stress, ipertensione arteriosa) a fattori che vanno tenuti in considerazione a seconda dei casi (età, sesso, familiarità).
Le patologie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte nelle nazioni industrializzate, perciò è fondamentale individuare tempestivamente un dolore toracico di origine cardiaca al fine di ridurre il tempo di intervento ed avviare prima possibile il percorso terapeutico.
È importante, tuttavia, tenere in considerazione che questi segni e sintomi non sempre si presentano tutti e/o tutti insieme; alcuni possono scomparire per tornare poi in un secondo momento, altri possono addirittura essere ignorati o confusi con disturbi gastrico-digestivi.
Analisi di laboratorio specifiche su prescrizione medica, quali ad esempio i livelli di troponina, miobglobina e CK-MB.
Il ruolo dell’infermiere nell’assistenza al paziente con Sindrome Coronarica Acuta
L’infermiere è responsabile dell’assistenza generale infermieristica, che è di natura tecnica, relazionale ed educativa.
Di fronte ad un paziente con Sindrome Coronarica Acuta l’infermiere ha anche la responsabilità di educare l’utente alla gestione della propria situazione clinica prima della dimissione, fornendogli gli strumenti per garantirsi una condizione di sicurezza a domicilio.
La natura educativa dell’assistenza infermieristica prevede che l’infermiere accerti il livello di comprensione dell’utente e lo educhi ad effettuare le attività di gestione quotidiana della patologia in maniera autonoma.
L’accertamento infermieristico, inoltre, mira ad indagare lo stile di vita del paziente al fine di conoscere le sue abitudini alimentari (con tanto di misurazione dell’indice di massa corporea – BMI) e di eliminazione, la sua occupazione e le caratteristiche del nucleo socio-familiare in cui è calato.
Tutto questo per effettuare un’attenta analisi incrociata dei dati raccolti attraverso l’accertamento, con la collaborazione del paziente e, se presente, con quella di un caregiver; analisi dei dati che porta alla formulazione di un piano assistenziale tarato sulla singola persona.
Piano assistenziale standard
Un piano assistenziale secondo il modello bifocale Carpenito prevede la formulazione, in completa autonomia da parte del professionista infermiere, di Diagnosi Infermieristiche con relativi obiettivi, la pianificazione e attuazione degli interventi volti al raggiungimento degli stessi ed un sistema di valutazione in itinere per monitorare la risposta del paziente all’erogazione dell’assistenza.
L’altra parte del piano assistenziale è costituita dai Problemi Collaborativi, ovvero complicanze potenziali che si stanno verificando o potrebbero verificarsi rispetto ad una determinata patologia. In questo caso l’infermiere ha un ruolo “collaborativo” nei confronti del medico e di altri professionisti della salute coinvolti nel pieno rispetto delle reciproche competenze, ovvero contribuisce a monitorare il paziente, ad individuare eventuali segni e sintomi di complicanze e ad attuare gli interventi per riportare le condizioni cliniche dell’assistito alla stabilità.
mi riferisco a posizionare il pz in semifowler, esecuzione ecg, reperire doppio accesso vascolare, somministrare terapia come da prescrizione (morfina, aspirina e ossigeno ad esempio)
invece che esporre gli interventi di natura tecnica da eseguire in situazioni di emergenza come il pz con sospetto ima in ps, vi siete soffermati sull' ANSIA... mah
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sauber92
3 commenti
Protocollo MANO?
#2
mi riferisco a posizionare il pz in semifowler, esecuzione ecg, reperire doppio accesso vascolare, somministrare terapia come da prescrizione (morfina, aspirina e ossigeno ad esempio)