Diabete
Due tra i primissimi studi internazionali a mostrare al mondo i risultati incoraggianti di una tra le più importanti novità terapeutiche in campo diabetologico degli ultimi tempi, la nuova insulina che può essere somministrata sottocute solo una volta per settimana anziché una volta al giorno, sono stati pubblicati sul numero di luglio 2021 della rivista Diabetes Care. Il passaggio dall'assunzione giornaliera a quella settimanale sarebbe un enorme vantaggio per i diabetici di tipo 2, che sono molto spesso soggetti anziani, a volte affetti da altre patologie che li costringono ad assumere molte altre terapie ogni giorno.
Iniezione di insulina una volta alla settimana invece di una al giorno
Ad uno di questi due studi multicentrici, che ha visto collaborare canadesi, statunitensi e britannici, ha contribuito l'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Questo studio multicentrico di fase II ha coinvolto 154 pazienti affetti da diabete di tipo 2 ed in trattamento giornaliero con insulina basale e con almeno un farmaco ipoglicemizzante orale. Sono due le conclusioni alle quali sono giunti i ricercatori.
Nei pazienti sottoposti al test è stato ben tollerato il passaggio dall'insulina basale a somministrazione giornaliera (glargine U100) alla nuova insulina icodec, in grado di coprire il fabbisogno di insulina per una settimana grazie a un rilascio costante di principio attivo. Il cambio di terapia non ha comportato un aumentato rischio di ipoglicemia, ma ha addirittura migliorato il controllo glicemico rispetto all’insulina giornaliera.
L'importanza di questo studio, insieme ad un secondo studio che ha indagato in parallelo altri aspetti di questa nuova terapia insulinica, è stata sottolineata dalla rivista Diabetes care, una delle riviste più prestigiose e con più alto impact factor in campo diabetologico. La novità è stata giudicata così significativa da meritare l'editoriale del numero di luglio, che ripercorre le principali tappe evolutive della lotta al diabete a partire dalla scoperta dell'insulina nel 1921, esattamente 100 anni fa, quando per la prima volta l'insulina venne isolata, fino giorni nostri.
La prossima tappa di questa storia è l'ampio programma di sperimentazione clinica di fase III, già avviato, con l'estensione dell'arruolamento ai pazienti affetti da diabete di tipo 1.
Il Papa Giovanni ha dato un contributo sostanziale a questo studio attraverso l'arruolamento di 10 pazienti seguiti dall'Unità di Malattie Endocrine 1 - Diabetologia. Insieme al direttore, Roberto Trevisan, la sua équipe di medici, Giuseppe Lepore, Alessandro Roberto Dodesini, Anna Corsi, Cristiana Scaranna, Rosalia Bellante, hanno seguito con cura tutti i pazienti diabetici arruolati anche l'infermiera case manager Laura Regazzoni e la data manager della FROM - Fondazione per la Ricerca dell'Ospedale di Bergamo, Mascia Albizzi.
È veramente una grande soddisfazione, a cento anni dalla scoperta dell'insulina, contribuire con questo studio alla continua rivoluzione positiva della terapia insulinica. Un progresso che ha lo scopo di facilitare la vita della persona con diabete, ma anche di ridurre le complicanze a lungo termine della malattia - ha commentato Roberto Trevisan, professore di Endocrinologia all'Università di Milano-Bicocca e direttore della Diabetologia dell'ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo -. Questa nuova molecola ha il potenziale di trasformare la terapia del diabete, eliminando per i pazienti il disagio della iniezione giornaliera ed aumentando così la aderenza alla terapia insulinica. Vorrei dedicare i risultati di questa ricerca a tutti i nostri pazienti che hanno accettato di partecipare allo studio e al nostro ospedale, che ha facilitato, come sempre, l'attività di ricerca clinica
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Il passaggio dall'assunzione giornaliera a quella settimanale sarebbe un enorme vantaggio per i diabetici di tipo 2, che sono molto spesso soggetti anziani, a volte affetti da altre patologie che li costringono ad assumere molte altre terapie ogni giorno. Un altro vantaggio della formulazione della terapia su base settimanale sarà la possibilità di ridurre l'impegno richiesto agli operatori sanitari che si occupano di diabetici che richiedono insulina, specie per quelli ricoverati nelle strutture sanitarie residenziali a lungo termine.
Ringrazio i professionisti della nostra Diabetologia per aver dimostrato ancora una volta che il nostro Ospedale è in grado di proporre ai nostri pazienti le terapie più innovative grazie alla partecipazione a collaborazioni internazionali in importanti progetti di ricerca - ha commentato il direttore sanitario dell'ASST Papa Giovanni XXIII, Fabio Pezzoli -. Noi intendiamo continuare a dare il nostro contributo al progresso scientifico sul fronte terapeutico e non solo. È grazie alla ricerca che, come grande Ospedale generalista, abbiamo l'opportunità di mettere a disposizione dei pazienti e dei colleghi ricercatori la nostra competenza in molteplici branche della medicina
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