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Emilia-Romagna, Cisl Fp a Regione: vogliamo risposte

di Redazione Roma

Pubblico Impiego

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È attivo il presidio sindacale davanti alla sede della Regione presieduta da Stefano Bonaccini. L’obiettivo: sensibilizzare ulteriormente sulla difficile situazione, conosciuta ormai da tempo, in cui versa il personale ospedaliero. Non si intravedono soluzioni: da settembre le conseguenze si faranno sentire.

Continua il presidio Cisl Fp ER sotto la sede della Regione

Il presidio di Cisl Fp davanti alla sede della Regione Emilia-Romagna

Regione Emilia-Romagna può, e deve, trovare le risorse per garantire la sanità pubblica. Altrimenti si continueranno a tagliare sia i servizi sia gli stipendi dei professionisti. Rilanciare il comparto partendo dalle lavoratrici e dai lavoratori: è quanto Cisl Fp Emilia-Romagna chiede nei presidi territoriali davanti alle aziende sanitarie e, da inizio settimana, in atto in modo permanente dinanzi alla sede della Regione fino a metà luglio. Quest’ultima, ammette una copertura del turnover superiore al 100% – pertanto assunzioni in più dal 2020 ad oggi – per cercare di garantire i servizi e la gestione dell’emergenza Covid di 5.250 persone.

Su questo interviene il sindacato, chiarendo quanto del personale dichiarato è effettivamente in servizio in questo momento e quanto è a copertura del turnover, ma anche – e soprattutto – la quantificazione del fabbisogno di personale sanitario utile. Facendo presente in una nota che da giugno 2020 i 140 posti letto di terapia intensiva e subintensiva attivati come hub nazionali per la cura dei pazienti covid, posti letto ancora attivi, dislocati all’ospedale Infermi di Rimini (34 posti letto di terapia intensiva), al policlinico Sant’Orsola (14) e all’ospedale Maggiore di Bologna (34), al policlinico di Modena (30) e all’ospedale Civile di Baggiovara (18), sempre a Modena, e all’Ospedale Maggiore di Parma (14).

Quindi Cisl Fp – che a inizio settimana ha interloquito con l’assessore regionale alle Politiche per la Salute, Raffaele Donini, nell’incontro con i lavoratori – ricorda gli hub vaccinali ancora aperti ed in previsione dell’autunno per la vaccinazione delle persone fragili, da rafforzare, speriamo con impatto minore del 2021 quando si è proceduto alla vaccinazione di tutta la popolazione adulta, ma anche l’esecuzione dei tamponi diagnostici per Covid ancora in atto, i doppi percorsi in Pronto soccorso, il personale implementato per l’assistenza a bolla nei reparti ordinari.

Una situazione a cui si va ad aggiungere la mancata sostituzione del personale assente per malattia Covid – che per i sanitari significa fare i doppi turni e saltare i riposi – per assicurare i servizi e coprire le ferie e le malattie dei colleghi. Va inoltre considerato il fabbisogno di personale che sarà necessario per lo smaltimento delle liste d’attesa. Diciamo quindi che se anche le assunzioni ci sono non sono sufficienti – rimarca il sindacato – e lo dimostra anche la difficoltà in ogni azienda ad elaborare piani di ferie estive.

Non tralasciando l’aspetto legato al fabbisogno di personale sanitario in applicazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (la stessa Fnopi è stata perentoria: Senza infermieri non decolla il Pnrr). L’investimento sul personale sanitario è inoltre indispensabile per poter implementare l’assistenza territoriale. Già solo attenendosi ai parametri minimi indicati dal DM71 l’implementazione di infermieri e Oss per realizzare il nuovo modello di assistenza territoriale è di 3.500 professionisti, conclude il sindacato.

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