A seguito del placet del Consiglio di Stato e della Corte dei conti approda in Gazzetta il nuovo regolamento sugli standard dell’assistenza territoriale (DM/77). Il fulcro del sistema sarà il Distretto sanitario al cui interno rivestirà una posizione cruciale la Casa della comunità, dove i cittadini potranno trovare assistenza h24 ogni giorno della settimana. Centrale il ruolo degli infermieri.
La nuova Sanità che punta sull'assistenza territoriale
Nella sanità ridefinita dai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza non ci saranno “soltanto” Asl e ospedali, ma anche 1.430 Case di comunità, 435 Ospedali di comunità – con una rilevante assistenza infermieristica – e 611 Centrali operative territoriali. È previsto un investimento di oltre 3 miliardi di euro da qui al 2026, con standard e requisiti minimi fissati dal decreto di riforma, particolarmente atteso e pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Dunque la mappa della nuova sanità sta prendendo forma, già in queste settimane, grazie ai Contratti istituzionali di sviluppo (Cis) che sono stati sottoscritti alcune settimane fa dal ministro della Salute, Roberto Speranza, e da ogni governatore di Regione. All’interno del nuovo sistema ecco che gli infermieri di famiglia/comunità, impiegati in numerose delle nuove strutture definite dal decreto, rivestiranno un ruolo più che centrale.
Gli standard per il distretto
Il Distretto rappresenta il fulcro per l’accesso a tutti i servizi dell’Asl. È altresì deputato, anche mediante la Casa di comunità, al perseguimento dell’integrazione tra le differenti strutture sanitarie, in modo da garantire una risposta coordinata e costante ai bisogni della popolazione, l’uniformità dei livelli di assistenza nonché la pluralità dell’offerta.
Tra gli standard infermieristici del Distretto è previsto almeno 1 infermiere di famiglia/comunità ogni 3.000 abitanti e almeno 1 unità speciale di continuità assistenziale (1 medico e 1 infermiere) ogni 100.000 abitanti.
Case di comunità, come saranno
La Casa di comunità costituisce il luogo fisico di prossimità e di facile individuazione dove la comunità può accedere per poter entrare in contatto con il sistema di assistenza sanitaria e sociosanitaria.
E ancora, promuove un modello organizzativo di approccio integrato e multidisciplinare mediante équipe territoriali, costituendo poi la sede privilegiata per la progettazione e l’erogazione di interventi sanitari e di integrazione sociale.
Nella Casa della comunità hub lo standard infermieristico è di 7-11 infermieri. Senza dimenticare che la Casa di comunità hub garantisce l’erogazione di servizi anche in modalità di telemedicina, prevedendo: équipe multiprofessionali (in cui rientrano, ovviamente, gli infermieri); presenza infermieristica h12, 7 giorni su 7; servizi di prevenzione collettiva e promozione della salute a livello di comunità, inclusa l’attività dell’infermiere di famiglia/comunità; ambulatori infermieristici per la gestione integrata della cronicità e per la risposta ai bisogni occasionali. Inoltre, le Case di comunità hub dovranno essere dotate di 7-11 infermieri di famiglia/comunità.
In parallelo, la Casa di comunità spoke assicura l’erogazione dei seguenti servizi (anche mediante modalità di telemedicina): équipe multi professionali (comprensive di infermieri); presenza medica e infermieristica almeno h12, 6 giorni su 7 (lunedì-sabato); servizi infermieristici, sia in termini di prevenzione collettiva e promozione della salute pubblica (inclusa l’attività dell’infermiere di famiglia/comunità), sia di continuità di assistenza sanitaria, per la gestione integrata delle patologie croniche.
Identikit dell’Infermiere di famiglia e comunità
Figura professionale di riferimento, assicura l’assistenza infermieristica ai diversi livelli di complessità in collaborazione con tutti i professionisti presenti nella comunità, perseguendo l’integrazione interdisciplinare, sanitaria e sociale dei servizi e dei professionisti e ponendo al centro la persona.
In particolare, l’infermiere di famiglia/comunità interagisce con tutte le risorse presenti nella comunità formali e informali, e non è unicamente l’erogatore di cure assistenziali, bensì diventa la figura che garantisce la riposta assistenziale all’insorgenza di nuovi bisogni sanitari e sociosanitari espressi e potenziali. A livello di standard infermieristico, parliamo di almeno1 infermiere di famiglia e comunità ogni 3.000 abitanti e di almeno 1 medico e 1 infermiere ogni 100.000 abitanti.
Centrali operative territoriali per l’assistenza
La Centrale operativa territoriale rappresenta un modello organizzativo che svolge una funzione di coordinamento della presa in carico della persona e raccordo tra servizi e professionisti coinvolti nei differenti setting assistenziali: attività territoriali, sanitarie e sociosanitarie, ospedaliere e dialoga con la rete dell’emergenza-urgenza.
Standard di personale infermieristico di 1 Centrale operativa territoriale per 100.000 abitanti: 1 coordinatore infermieristico, 3-5 infermieri.
Ospedali di comunità, in che modo operano
L’Ospedale di comunità è una struttura sanitaria di ricovero breve che attiene alla rete di offerta dell’assistenza territoriale e svolge una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero, con l’intento di evitare ricoveri ospedalieri impropri oppure di favorire dimissioni protette in luoghi più idonei al prevalere di fabbisogni sociosanitari, di stabilizzazione clinica, di recupero funzionale e dell’autonomia e più prossimi al domicilio. Standard minimo di personale infermieristico per 1 Ospedale di Comunità dotato di 20 posti letto: 7- 9 infermieri.
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