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Nursind-Swg: Pnrr inattuabile senza valorizzazione infermieri

di Redazione

Esplorare l’opinione degli italiani a partire dagli investimenti del Pnrr nell’ambito della salute. Era l'obiettivo dell'indagine demoscopica commissionata dal sindacato Nursind alla Swg, dalla quale è emerso che sia che si parli di timori e speranze riposte sul Pnrr sia che si affronti il tema dell’autonomia differenziata, rimane quello della carenza di personale e di infermieri innanzitutto.

Per il 58% degli intervistati Piano inattuabile senza valorizzazione infermieri

andrea bottega

Andrea Bottega, segretario nazionale Nursind

Per potenziare l'assistenza sanitaria territoriale i fondi del Pnrr dovrebbero essere concentrati ed investiti nel miglioramento delle strutture sanitarie, delle prestazioni e dei servizi sanitari, intervenendo anche sulla questione della carenza del personale sanitario aumentando i salari per rendere più attrattiva la professione e promuovendo i corsi di laurea in infermieristica.

È l'opinione degli italiani, in merito agli interventi sulla salute previsti dal Piano nazionale di Ripresa e Resilienza e alle conseguenze dell'Autonomia differenziata sulla sanità, emersa dalla quarta indagine demoscopica presentata a marzo dal Nursind, il Sindacato delle Professioni Infermieristiche.

I cittadini hanno capito che nessuna riforma potrà mai avere il minimo successo se prima non verrà sciolto il nodo della carenza di personale, soprattutto degli infermieri essendo i professionisti sempre più difficili da trovare sul mercato. Così Andrea Bottega, segretario nazionale del Nursind, riferendosi al decreto legge Calderoli e commentando l'esito del sondaggio commissionato all'agenzia Swg, leader nelle ricerche di mercato e di opinione realizzate per supportare le decisioni strategiche attraverso la comprensione e l'interpretazione del pensiero e del comportamento delle persone in scenari sociali, politici ed economici dinamici.

Il report “Osservatorio dell'opinione pubblica italiana sulle professioni infermieristiche” evidenzia che, pur essendo preoccupato del ritardo dei fondi destinati alla salute dal piano programmatico, il 56% della popolazione ritiene che le nuove case di comunità e i nuovi ospedali di comunità contribuiranno a migliorare l'accessibilità alle cure e l'assistenza ai malati. È interessante notare che i cittadini individuano nell'infermiere di comunità una figura centrale, ritenuta utile soprattutto a compensare le carenze dell'assistenza sanitaria territoriale.

Il 58% degli italiani intervistati, su un campione rappresentativo di 800 cittadini, ritiene che sia fondamentale aumentare soprattutto i posti letto disponibili e provvedere ad acquistare nuove apparecchiature.

La modernizzazione di servizi e prestazioni, nonché la costruzione di nuovi presidi sul territorio è considerato prioritario per il 39%. Soltanto il 23% ritiene sia meglio investire sulla ricerca scientifica e l'assistenza domiciliare. Contrariamente agli obiettivi prefissati dal Pnrr, la digitalizzazione delle strutture sanitarie è considerata meno essenziale (9%).

Alla considerazione che il Pnrr non può destinare strutturalmente risorse alla spesa per il personale e tenendo conto che sul fronte infermieristico c'è una cronica carenza d'organico, più della metà degli italiani ritiene che per realizzare i progetti sanitari previsti sia necessario un miglioramento degli stipendi del personale per poter far fronte alla carenza di professionisti. Soltanto il 6% sostiene che si possa risolvere la questione con il reclutamento di infermieri dall'estero, a differenza della linea sposata dal Governo.

Esprimono preoccupazione sul ritardo dei fondi per la salute oltre 4 italiani su 5, laureati e residenti del Sud temono maggiormente il rischio di non riceverli. Generalmente la maggioranza degli italiani concorda nel ritenere che le nuove strutture sanitarie territoriali e le nuove figure professionali influiranno positivamente sull'accessibilità alle cure e sulla carenza dell'assistenza sanitaria territoriale.

L'indagine ha rilevato tuttavia un forte scetticismo sul ruolo dell'intelligenza artificiale come soluzione alla carenza di infermieri e alla loro fuga all'estero. L'infermiere di comunità viene riconosciuto dalla popolazione come figura che si occupa di aiutare i pazienti con malattie e disabilità croniche in sinergia con il medico e gli altri operatori della rete ospedaliera e territoriale.

Individuano nelle case di comunità i luoghi fisici di riferimento per entrare in contatto con l'assistenza sanitaria di cui avranno bisogno e negli ospedali di comunità le strutture sanitarie di ricovero intermedie tra il domicilio e il ricovero ospedaliero. Soltanto i giovani e i residenti in Centro Italia sono leggermente meno d'accordo sull'utilità della nuova figura dell'infermiere di comunità per compensare le carenze dell'assistenza sanitaria territoriale.

Prendendo in considerazione l'assegnazione delle competenze in ambito sanitario alle Regioni e la riforma dell'Autonomia differenziata, l'opinione pubblica è fortemente divisa, a seconda della distribuzione geografica, risultando maggiormente favorevole tra i cittadini delle Regioni settentrionali (50-60%).

Soltanto il 28-29% degli italiani che abitano il Meridione e le Isole ritiene che tale riforma possa portare ad un significativo miglioramento dei servizi sanitari nella propria regione, evidenziando piuttosto il rischio che essa produca un aumento del divario già esistente tra il Nord e il Sud del Paese.

Sulla ripartizione delle competenze in sanità, prevale di poco l'idea che parte di tali competenze debba rimanere in capo alle Regioni. I residenti del Nord sono più convinti della correttezza di questa scelta in quanto le Regioni sanno come meglio amministrare le risorse perché conoscono i bisogni del proprio territorio, contrariamente a quelli del Meridione, i quali ritengono sia sbagliata in quanto essa dovrebbe continuare ad essere di competenza dello Stato anche al fine di diminuire le differenze territoriali tra Nord e Sud d'Italia.

Poco più della metà degli italiani ritiene inoltre che l'attuazione dell'Autonomia differenziata approvata con il ddl del 23 gennaio 2024 – che prevede la possibilità per le Regioni di negoziare con lo Stato maggiori autonomie in merito a materie pubbliche, come la sanità - contribuirà ad aumentare il divario tra Regioni nella sanità incentivando altresì la migrazione degli infermieri verso il Nord del Paese.

Tuttavia, una parte rilevante dell'opinione pubblica coglie anche degli aspetti positivi come un miglioramento dei servizi attraverso il taglio degli sprechi della sanità pubblica. Sono opinioni e timori che non vanno derubricati e di cui le istituzioni dovrebbero tenere conto se, come speriamo, l'obiettivo comune è rafforzare il nostro Servizio Sanitario Nazionale, conclude Bottega.

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