L'Asl non vuole riceverci
. Così gli infermieri del carcere di Avellino dopo che i vertici dell'Azienda sanitaria locale hanno disertato il tavolo convocato per il 10 dicembre in Prefettura con il Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche, che lo scorso 10 novembre ha proclamato lo stato di agitazione chiedendo che vengano sanate importanti criticità organizzative ed igienico-sanitarie rilevate all'interno della Casa Circondariale “Antimo Graziano Bellizzi”.
Fumata nera in Prefettura, continua la protesta degli infermieri del Bellizzi
All'incontro erano presenti una delegazione dell'Asl e, tra i dirigenti del penitenziario avellinese, Vittorio De Leo, direttore dell'Unità per la Tutela della Salute in carcere che gestisce il dipartimento che ha competenza sull'attività degli infermieri.
Tuttavia, l'assenza del direttore generale Mario Ferrante, ha impedito che l'appuntamento, atteso da tempo, potesse essere risolutivo. Il Prefetto ha pertanto disposto una seconda convocazione.
Auspichiamo che ciò avvenga a breve per dare risposte certe ai lavoratori - fa sapere il Nursind in una nota -. Gli interlocutori presenti al tavolo non ci hanno portato risposte concrete, confermando però quanto abbiamo denunciato
.
Gli infermieri hanno sottoposto all'attenzione del prefetto non solo le carenze negli organici, ma anche preoccupanti condizioni lavorative, già evidenziate all'Asl, che stanno creando disagio e difficoltà. L'organico in forza è attualmente di 14 professionisti ma si tratta di un numero esiguo rapportato a quello della popolazione carceraria. A fronte di 650 detenuti, in turno ci sono soltanto due infermieri.
Un'altra questione prioritaria messa sul tavolo dai sindacati è la restrizione nell'erogazione dell'acqua corrente durante le ore notturne, che mancherebbe a partire dalle ore 23 sino al mattino. Si tratterebbe di un disservizio noto da tempo, dovuto all'inadeguatezza strutturale dell'impianto idrico.
Di notte gli infermieri non hanno pertanto la possibilità di utilizzare i servizi igienici e, in particolare, di lavare le mani - spiega il Nursind -. È la procedura principale che gli operatori sanitari devono applicare per evitare il contagio, a tutela della propria salute e di quella degli assistiti
, precisa illustrando le ragioni per cui questo problema non sia affatto trascurabile.
La questione del personale sottorganico e della mancanza d'acqua era esplosa lo scorso 22 ottobre, quando di notte i due infermieri in servizio avevano soccorso un giovane napoletano, recluso nella sezione Reati Comuni, che aveva subito una brutale aggressione da parte di altri detenuti.
In quell'occasione i due infermieri hanno denunciato di non aver avuto la possibilità di usare l'acqua corrente per disinfettare e medicare i numerosi feriti nella rissa che si era scatenata dopo il pestaggio.
È una situazione davanti alla quale il prefetto si è dimostrato molto sensibile
, conclude il sindacato auspicando che il manager dell'Asl presenzi al prossimo tavolo.
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