Sala Operatoria
L’intervento chirurgico, a prescindere dalla sua portata, è comunque sempre un evento invasivo e traumatico per il paziente. Tra le responsabilità dell’infermiere vi è il controllo e la prevenzione dei rischi postoperatori nei quali l’assistito può incorrere. Ma quali sono questi rischi? Ricordiamone alcuni insieme.
Le fasi del processo chirurgico e il ruolo dell’Infermiere
Il processo chirurgico, definito anche perioperatorio, si articola in tre fasi distinte fra loro, dotate di procedure specifiche e caratterizzanti:
- periodo preoperatorio: comprende tutta la fase che precede l’intervento, a partire dalla decisione della necessità dell’operazione e dagli accertamenti diagnostici per arrivare al trasferimento e posizionamento dell’assistito sul tavolo operatorio;
- periodo intraoperatorio: comprende tutta la fase durante la quale il paziente si trova sul letto operatorio e termina con l’esaurirsi dell’operazione chirurgica;
- periodo postoperatorio: comprende tutta la fase che va dal termine dell’intervento fino al termine di tutte le cure strettamente correlate all’intervento stesso.
L’infermiere è protagonista dell’assistenza in tutte le fasi e garantisce prestazioni proporzionate alle necessità psicosociali e fisiche di ogni singolo assistito, consapevole di quanto il paziente riversi le proprie personali convinzioni sull’evento “operazione chirurgica” e di quanto questo possa condizionare l’andamento dell’intero percorso.
Qualità e continuità dell’assistenza sono due dei motivi conduttori che guidano l’agire infermieristico; è in questa dimensione che si inseriscono consapevolezza e prevenzione dei rischi nei quali l’assistito può incorrere nel periodo postoperatorio.
I rischi postoperatori
L’assistenza infermieristica, sorretta sempre dal rigore scientifico e dalla forza delle evidenze, si plasma e si modella a seconda del tipo di procedura chirurgica in questione e, non ultimo, a seconda delle peculiari esigenze dell’operando.
Numerosi e insidiosi sono i rischi che possono concretizzarsi al termine di un intervento chirurgico, più o meno vicini nel tempo. L’infermiere li conosce e mette in atto pratiche atte a scongiurare il loro verificarsi.
Tra i rischi postoperatori possibili ricordiamo:
Complicanze respiratorie
Soprattutto nei pazienti sottoposti ad anestesia generale possono verificarsi casi di insufficienza ventilatoria, aspirazione o inadeguata clearance delle vie respiratorie. Per via di accumulo e di stasi di secrezioni mucose possono verificarsi fenomeni di atelettasia e di polmonite postoperatoria (o “da stasi”, appunto), accompagnate da dispnea, febbre, tachipnea, tachicardia e cianosi.
Come misure preventive l’infermiere, tra le altre cose:
- stimola l’assistito a compiere periodiche inspirazioni profonde;
- stimola l’assistito a tossire (contenendo con le mani la ferita chirurgica);
- stimola e aiuta l’assistito a variare la postura (entro i limiti consentiti dalla situazione);
- stimola l’assistito a riprendere la deambulazione prima possibile (se non controindicato);
- garantisce una corretta gestione della terapia antalgica;
- garantisce e promuove una corretta igiene orale.
Disfunzioni neurovascolari periferiche
Trombosi venosa profonda e tromboflebite, che possono evolvere in embolia polmonare, sono tutt’altro che infrequenti per via dello stress a cui tipicamente un intervento chirurgico espone il fisico del paziente, dell’immobilità prolungata, delle variazioni pressorie e di eventuali traumatismi. Complicanze di questa natura possono verificarsi nell’immediato postoperatorio o anche a distanza di una o due settimane.
Come misure preventive l’infermiere, tra le altre cose:
- tiene monitorata la cute dei polpacci per individuare eventuali stati insoliti di rossore, calore o turgore;
- testerà periodicamente il segno di Homans (se il paziente ha dolore alla gamba o al polpaccio in seguito alla dorsiflessione forzata del piede il segno di Homans si dice positivo e questo può significare la presenza di tromboflebite);
- stimola l’assistito a riprendere la deambulazione prima possibile (se non controindicato);
- educa e stimola l’assistito a svolgere esercizi postoperatori attivi e passivi durante l’allettamento;
- garantisce la corretta applicazione di calze elastocompressive e/o di altri sistemi a compressione graduata;
- garantisce la corretta somministrazione della terapia anticoagulante prescritta dal medico.
Infezione, eviscerazione, deiscenza della ferita
Materiale purulento e maleodorante che fuoriesce dalla ferita e/o dal punto di inserzione del drenaggio, dolore in sede d’intervento, rossore insolito della cute perilesionale e febbre sono i principali segni e sintomi d’infezione. Inoltre possono verificarsi riapertura spontanea della ferita e la fuoriuscita di visceri dalla stessa.
Come misure preventive l’infermiere, tra le altre cose:
- monitora la ferita, lo stato della cute perilesionale e il punto di inserzione del drenaggio, ove presente;
- monitora quantità e qualità del materiale nel drenaggio, ove presente;
- sostituisce la medicazione con tecnica asettica secondo i protocolli della struttura e al bisogno, valutando il materiale rilasciato sulla medicazione precedente;
- mantiene il circuito chiuso del drenaggio, ove presente;
- riduce le possibilità d’ingresso di microrganismi;
- istruisce l’assistito a contenere la ferita con le mani in caso di tosse, starnuti, vomito o singhiozzo;
- garantisce una corretta igiene personale del paziente e dell’unità di degenza.
Stati ansiosi o depressivi
Un intervento chirurgico, dicevamo, si carica inevitabilmente di connotazioni personali appartenenti al singolo paziente. Ad esso, a seconda della causa, possono associarsi mancata accettazione di una nuova immagine corporea, disagi relativi a cambiamenti drastici nelle abitudini quotidiane, sconforto per una prognosi sfavorevole, ecc.
La dimensione psicologica e affettiva non è da trascurare mai, tantomeno nel periodo postoperatorio, durante il quale anche lo spirito con il quale si affronta la convalescenza è d’aiuto.
Come misure preventive l’infermiere, tra le altre cose:
- accoglie i dubbi dell’assistito;
- fornisce all’assistito tutte le spiegazioni di cui ha bisogno;
- attraverso l’ascolto attivo e un linguaggio assertivo entra in empatia col paziente;
- si accerta che l’assistito abbia appreso le pratiche che dovrà attuare durante la convalescenza a domicilio;
- garantisce la continuità assistenziale attivando le pratiche per il follow-up.
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