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Infermiere Strumentista tra formazione continua e Master

di Ivan Loddo

Sala Operatoria

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L’Infermiere Strumentista è tra i professionisti della salute che più si formano in Italia. Essi devono continuamente aggiornarsi sulle novità scientifiche e sulle tecniche che in un ambito particolare come quello della Sala Operatoria cambiano e migliorano continuamente. Per chi lavora in questo settore le possibilità di formarsi non mancano: corsi ECM e Master.

L’Infermiere Strumentista deve rimanere sempre al passo coi tempi e formanti in continuazione.

La sala operatoria è stata sempre erroneamente considerata, nell’immaginario collettivo, il centro di potere ed il luogo di maggiore applicazione della scienza medica, con la scienza infermieristica relegata ad un ruolo di supporto, senza alcun valore aggiunto.

Gli Infermieri Strumentisti italiani

Il concetto di assistenza infermieristica peri-chirurgica è relativamente recente ed è stato importato dal più consolidato, ma allo stesso tempo innovativo, sistema formativo britannico, che, così facendo, ha posto l’infermiere di sala operatoria al centro del processo di cura del malato.

Ne gioverebbero tutti: infermieri, medici, ma soprattutto i pazienti.

Per l’infermiere strumentista di sala operatoria la necessità di una formazione post-base obbligatoria, regolamentata ed estesa in tutto il territorio nazionale, è ormai diventata impellente e sono gli infermieri stessi a richiederla, insieme al riconoscimento economico e giuridico della figura professionale in esame.

Il perché è da ricercare anche nella recente sentenza della Corte di Cassazione di Pescara (483/2014), che vede condannare in primo grado un infermiere strumentista ed un infermiere di sala per lesioni colpose, per avere, con il loro errato conteggio, causato lesioni personali di grave natura dovute alla dimenticanza di un corpo estraneo nell’organismo di un paziente in seguito ad un intervento di chirurgia addominale.

È una costante per gli infermieri italiani: tante responsabilità, poca riconoscenza. In Italia gli eventi formativi riservati agli strumentisti, compresi i corsi ECM, sono poco numerosi e perlopiù organizzati dalle associazioni di categoria, ma nemmeno la letteratura a disposizione offre grandi opportunità di formazione.

Cambiano totalmente trend Stati Uniti, Gran Bretagna e Svizzera, che riservano corsi di formazione ben definiti; gli elvetici, in particolare, vedono nello strumentista di sala operatoria una professione sanitaria totalmente indipendente da quella infermieristica.

Ruoli e responsabilità dell’infermiere strumentista

L’infermiere strumentista è il professionista sanitario responsabile della preparazione, della corretta gestione e della verifica iniziale e finale di tutti i dispositivi e materiali utili ad un intervento chirurgico in sala operatoria.

È il garante e il supervisore della sterilità del campo operatorio e dei presidi ed ha un fondamentale ruolo di coordinamento nella fase intraoperatoria nei confronti di tutti i membri dell’équipe chirurgica, assicurando la valida applicazione del dress code e dei corretti movimenti fisici all’interno della sala.

Lo strumentista partecipa attivamente all’operazione chirurgica collaborando con i chirurghi e gestendo, con tempestività e sicurezza, i materiali e gli strumenti richiesti, nel rispetto delle linee guida, delle istruzioni operative e dei protocolli aziendali e nazionali. A tal proposito deve essere costante la formazione sulle nuove tecnologie, sulle normative in vigore e sui giusti metodi di applicazione.

Il ruolo professionale impone l’adozione e la messa in atto di competenze relazionali e comunicative essenziali al fine di ridurre i livelli di stress ed aumentare la produttività.

In accordo con il Codice Deontologico della professione infermieristica, valuta e previene i possibili rischi per il paziente e per gli operatori al fine di salvaguardare la sicurezza e l’efficacia dell’intervento chirurgico ed ha, non da ultimo, il compito di istruire e formare il personale meno esperto, il personale di supporto e gli studenti.

Il percorso formativo

Il percorso formativo dell’infermiere strumentista è decisamente poco chiaro in Italia ed ha subito delle grosse variazioni nel corso degli anni; andando di pari passo con l’evoluzione infermieristica si è passati dunque dai corsi universitari post diploma superiore ai Master Universitari post laurea introdotti nei primi anni 2000.

È fondamentale appurare come la Giurisprudenza Italiana abbia riconosciuto in parte questa figura professionale, ma non ne abbia regolamentato concretamente la formazione. Paradossalmente, non esiste un percorso formativo obbligatorio ai sensi di legge.

Lo strumentista è oggi, al pari di tutti gli altri, un infermiere e come tale è in possesso della Laurea in Infermieristica conseguita dopo aver completato il ciclo di studi del Corso di Laurea in Infermieristica presso una Facoltà (o Scuola) di Medicina e Chirurgia.

Seppur non vi sia un ufficiale obbligo formativo per questo professionista oltre a quello di base, è pur vero che da diversi anni sono attivi i Master Universitari di primo e secondo livello, dalla durata media di 12 – 24 mesi, volti alla formazione sia dell’infermiere strumentista che dell’infermiere di sala, organizzati da alcune tra le più celebri università italiane, tra le quali spiccano “Università La Sapienza di Roma” e “Università degli Studi di Torino”. Innovativo è invece il Master in Infermieristica pediatrica di sala operatoria in chirurgia mini invasiva organizzato dall’”Università Federico II” di Napoli.

Nei Master gli aspiranti strumentisti hanno, in genere, la possibilità di studiare l’assistenza infermieristica intraoperatoria nelle diverse specialità chirurgiche, a cui si aggiungono discipline fondamentali quali l’epidemiologia, la medicina legale, la metodologia di ricerca, l’anestesiologia e il management infermieristico.

La disposizione a macchia di leopardo nel territorio dei corsi di formazione, unita ad una spesa economica rilevante, impedisce alla maggior parte degli infermieri di camera operatoria di poter seguire i corsi, causando, in alcune realtà, una formazione poco omogenea o incompleta e crescita dei costi in termini di tempo, risorse e denaro per le aziende sanitarie che devono provvedere da sé alla preparazione dei propri dipendenti.

Si evince perciò, come, nel bene o nel male, siano l’autodidattismo, la formazione sul campo e la formazione ricevuta da altre tipologie di professionisti (medici su tutti) a prevalere in Italia.

Non vi sono segni di riferimenti specialistici nei Dottorati di Ricerca e nei Corsi di Laurea Magistrale e anche la letteratura a disposizione è piuttosto limitata. Impegno e dedizione sono riposti dalle associazioni scientifiche di categoria - tra cui l’Associazione Infermieri Camera Operatoria (AICO) - le quali promuovono ogni anno congressi e convegni a livello nazionale, ma che non sono del tutto sufficienti a coprire la richiesta formativa in tutto il territorio nazionale.

Molto diversa la storia negli Stati Uniti, in Svizzera e Gran Bretagna, dove nello “Scrub Nurse” (infermiere strumentista) è vista una figura giuridicamente identificata e distinta dalle altre figure infermieristiche, con percorsi formativi più chiari e specifici rispetto a quelli organizzati in Italia, con conseguente aumento del riconoscimento sociale ed economico.

I campi d’azione

Gli spazi tecnici riservati allo strumentista, viste anche le condizioni di sterilità e i protocolli ai quali deve attenersi, si limitano alla sola sala operatoria o ad ambulatori particolarmente attrezzati, nel settore pubblico o privato.

Sono invece innumerevoli le specialità chirurgiche dove egli può prestare assistenza intra-operatoria: dalla neurochirurgia alla chirurgia generale, dalla chirurgica ortopedica alla chirurgia pediatrica, dalla chirurgia ginecologica alla chirurgia urologica. In situazioni di emergenza/urgenza e non.

Particolarmente affascinante è la figura dell’infermiere strumentista impegnato nelle organizzazioni umanitarie no profit, quali Emergency e Medici Senza Frontiere, che offrono il loro encomiabile servizio nelle zone di guerra in Asia e Africa. Proprio lo strumentista è una delle figure più ricercate dalle sopracitate associazioni, le quali richiedono una preparazione impeccabile di tale professionista.

Riconoscimento giuridico ed economico sociale

La legislazione italiana non riconosce ancora ufficialmente l’infermiere strumentista come un professionista distinto dalle altre figure infermieristiche, né dalle altre 22 professioni sanitarie, così come non riconosce nessun’altra specializzazione infermieristica, nonostante la trascrizione del ruolo sul registro operatorio e la sua esposizione agli atti.

Come per gli altri, lo strumentista è inserito in un unico calderone, quello degli infermieri, dove, di base, non vi è alcuna differenza giuridica o remunerativa da contratto nazionale del lavoro, se non per alcuni tipi di indennità di rischio che possono influenzare il bilancio a fine mese.

L’avanzamento di carriera è di conseguenza lo stesso e maggiori responsabilità o competenze tecniche non ripagano i professionisti.

Particolare rilevanza ha assunto la sentenza della Corte di Cassazione di Pescara citata in apertura (483/2014); tale sentenza è storica in quanto è la prima volta in cui, in seguito ad un episodio analogo, sono gli infermieri gli unici ad essere condannati, senza nessun effettivo coinvolgimento del resto dell’équipe chirurgica.

La decisione del Giudice ha scatenato l’indignazione nel mondo degli infermieri di sala operatoria, che, alla luce della vicenda, chiedono fortemente un preciso ed equo riconoscimento giuridico ed economico in base alle responsabilità, associato ad una riforma della figura professionale.

Sono proprio gli strumentisti tra le principali figure che mordono il freno in attesa di una definitiva approvazione della bozza di accordo Stato-Regioni, la quale contiene anche la disposizione sulle famose competenze avanzate promossa dall’Ipasvi con la speranza di una precisa collocazione nei quattro livelli di competenza infermieristica stabiliti dalla Federazione stessa.

Le prospettive future

Gli infermieri italiani sono considerati degli ottimi professionisti, tra i più ricercati all’estero, in particolar modo nel Regno Unito, in Germania e nei paesi del nord Europa. Non fanno eccezione gli strumentisti, che si augurano un futuro che cancelli i pregiudizi e che li metta al centro del processo di cura del malato unitamente ad un riconoscimento giuridico-economico che rispecchi il reale valore professionale.

Secondo uno studio Eures, le resistenze allo sviluppo della professione infermieristica da parte di quella medica, sono, almeno teoricamente, inesistenti. Lo studio testimonia come il 94,2% dei medici intervistati sia soddisfatto del rapporto con gli infermieri e come i 2/3 siano favorevoli allo sviluppo delle competenze avanzate.

L’obiettivo è quello di avere a disposizione in tutte sale operatorie un infermiere strumentista altamente preparato che sia anche un consulente specialista, sia per il chirurgo che per il paziente e la sua famiglia sulla fase peri-chirurgica del processo di cura.

Il percorso formativo, che ha decisamente qualche falla, ha necessità di una revisione; occorre intensificare il numero di Master Universitari rivolti agli infermieri strumentisti e di eventi di educazione continua sulla materia promossi dalle aziende sanitarie e dai collegi Ipasvi, in modo da ottenere un alto livello specialistico del nursing in sala operatoria, tenendo conto del fatto che la “formazione sul campo” e l’esperienza personale rimangono comunque indispensabili e basilari.

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