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Editoriale

Competenze avanzate, le proposte di Regioni e sindacati

di Annalisa Silvestro

Pubblico Impiego

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Con la piattaforma di Cgil, Cisl e Uil e con il documento delle regioni sulle competenze avanzate il Rubicone è stato attraversato. È indubbio che si stia aprendo una fase importante e sfidante per i professionisti sanitari, per le aziende e per le relazioni interprofessionali e che questa fase vada gestita, valutata e presidiata con estrema cura.

Incarichi funzionali, il dado è tratto

Le Regioni il 20 febbraio hanno oltrepassato il Rubicone ed approvato il documento titolato “Percorsi applicativi degli articoli 16 - 23 del Ccnl 2016-2018 del Comparto Sanità relativamente agli incarichi di funzione di tipo professionale”.

Il documento riprende dunque il tema degli incarichi professionali con lo scopo “di definire linee di indirizzo condivise tra le Regioni per l’individuazione di potenziali ambiti di competenza avanzata e standard dei percorsi formativi regionali e riconoscimento di percorsi formativi pregressi”.

Quasi in contemporanea Cgil, Cisl e Uil hanno diffuso la loro Piattaforma unitaria per la Sanità Pubblica 2019-2021 che vuole “completare il lavoro avviato con il precedente contratto per costruire il nuovo ordinamento professionale e migliorare i diritti e le tutele”.

Si apre dunque una fase particolarmente importante che impatta sullo sviluppo professionale e sulla definizione di un riconoscimento economico diversificato tra i professionisti sanitari del comparto, oltreché su possibili ridefinizioni aziendali dei modelli organizzativi e dei percorsi gestionali ed anche su un reale utilizzo dei percorsi formativi di tipo accademico, regionale ed aziendali per lo sviluppo economico e di carriera.

Le proposte dei sindacati confederali

Cgil, Cisl e Uil propongono la riclassificazione delle attuali categorie e costruiscono un sistema basato su “aree funzionali che contengano dipendenti con competenze e omogenei livelli di responsabilità pur con funzioni diverse, secondo uno schema che preveda un’area per gli operatori, un’area per gli assistenti e un’area per i professionisti”.

Le tre sigle sindacali ipotizzano inoltre che all’interno di ognuna delle tre aree succitate vi siano tre posizioni: la “posizione iniziale” alla quale si accede dall’esterno e “posizioni elevate/apicali” alle quali si accede attraverso una selezione interna. Propongono poi che ad ogni dipendente che ha superato il periodo di prova, venga attribuito un incarico.

In relazione all’area di inserimento (area operatori, area assistenti, area professionisti) e alla posizione ricoperta nella propria area (posizione iniziale, elevata o apicale) gli incarichi saranno connotati da valori diversi compresi entro specifici range e graduati sulla base di criteri individuati dal contratto collettivo di lavoro.

Cgil, Cisl e Uil sottolineano, per quanto riguarda questa tematica, che “la revisione e l’estensione del sistema degli incarichi dovrà prevedere, tra l’altro, anche un ulteriore sviluppo degli stessi in direzione delle funzioni cliniche”.

Delineano dunque un sistema in cui sarà possibile posizionare e graduare gli incarichi professionali che ogni dipendente dovrà ricoprire riconoscendo così i diversi livelli di competenza e professionalità.

Le proposte delle Regioni

Il documento approvato dalle Regioni lo scorso 20 febbraio, tratta la stessa tematica in una parte denominata “Linee di indirizzo per l’applicazione del CCNL 2016-2018 del comparto Sanità relativamente agli incarichi di funzione di tipo professionale del personale”.

Nella parte linee guida il documento, dopo aver richiamato le motivazioni in base alle quali le aziende potranno avvalersi di avvisi per l’attribuzione di incarichi professionali o di tipo “solo esperto” o di tipo “solo specialista”, si posiziona chiaramente sulla differenza ipotizzata nel Ccnl 2016-2018 facendo proprie le conclusioni delineate a seguito di una specifica revisione di una letteratura di settore.

Nel documento si afferma che “le competenze specialistica ed esperta sembrano poter essere considerate due tipologie della stessa competenza professionale avanzata” e che, ciò stante, può essere fattibile che sperimentalmente e in via transitoria le Regioni “possano indire avvisi unici per l’attribuzione di incarichi professionali per un determinato ambito di competenza avanzata/specialistica avendo potenzialmente a disposizione sia professionisti sanitari formati con percorsi accademici, sia con formazione complementare regionale”. Nel documento si afferma anche che “le regioni ritengono così di poter selezionare il candidato più competente”.

Dopo aver richiamato il Documento prodotto dall’Osservatorio delle professioni sanitarie (quello, per intendersi, che individua e descrive brevemente i 90 master di 1° livello indicati per le professioni sanitarie), le regioni affermano anche che la potenziale offerta di master indicata da tale Documento “si profila come molto vasta” tanto da far ritenere che “i percorsi formativi complementari regionali possano avere una connotazione molto contestualizzata e legata alle problematiche organizzativo assistenziali delle aziende sanitarie locali”.

Nelle linee guida del documento viene indicata e diversificata su tre livelli la competenza del professionista sanitario:

  1. Competenza di livello base, ossia quella posseduta dal professionista sanitario neo inserito in una specifica area
  2. Competenza di livello I, ossia quella maturata dal professionista sanitario per esperienza professionale in una specifica area anche attraverso formazione specifica
  3. Competenza di livello II, ossia quella maturata dal professionista sanitario che ha sviluppato competenza di livello I e che acquisisce competenze avanzate con percorsi formativi complementari regionali oppure quella maturata dal professionista sanitario che già opera in contesti che richiedono l’impiego delle competenze avanzate e che ha frequentato percorsi formativi riconoscibili come equivalenti ai percorsi di formazione complementare regionale oppure quella maturata dal professionista in possesso del master di I livello

Le linee di indirizzo per l’applicazione del CCNL proseguono, da una parte, con delle indicazioni operative affinché le Aziende sanitarie possano definire propri elenchi di ambiti di competenza avanzata/specialistica stante che tali elenchi saranno poi la base su cui progettare e realizzare i percorsi formativi regionali “atti all’acquisizione delle competenze così come previsto dal Ccnl”.

Dall’altra evidenziando che saranno le regioni a definire le modalità ed i criteri quali-quantitativi per il riconoscimento dei percorsi formativi pregressi.

Tali percorsi formativi per essere riconosciuti dovranno essere stati effettuati da Associazioni attualmente riconosciute come Società scientifiche, oppure dovranno essere stati svolti nell’ambito di corsi di perfezionamento, aggiornamento professionale o di alta formazione, oppure promossi o autorizzati dalle Regioni.

Il documento si conclude affermando che le Regioni “potranno avviare delle interlocuzioni con le rappresentanze degli Ordini nazionali delle professioni sanitarie e degli assistenti sociali nonché con i sindacati del comparto sanità” per la presentazione del documento e per il confronto “su possibili tematiche di carattere generale per la formazione complementare regionale”.

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