Stomie
La persona portatrice di stomia ha bisogno di un’assistenza infermieristica che abbracci a 360° la sua situazione, a partire dai momenti che precedono il confezionamento chirurgico dello stoma, per arrivare al periodo post-operatorio, passando per il supporto emotivo che l’aiuti a capire che è possibile avere una vita pressoché normale anche da stomizzati. In questo processo risalta, fra le altre comunque imprescindibili, la componente educativa dell’assistenza infermieristica.
Paziente stomizzato, chi è e quali sono i suoi bisogni assistenziali
Con il termine stomia è indicato il risultato di un intervento chirurgico per mezzo del quale viene creata un’apertura a livello addominale in grado di mettere in comunicazione l'apparato intestinale (stomie intestinali) o quello urinario (stomie urinarie) con l'esterno.
Grazie a questo varco riprodotto chirurgicamente, feci o urine sono espulse al di fuori dall'organismo, nel caso in cui le vie naturali siano state compromesse per via di una severa patologia.
Per quanto il confezionamento chirurgico di una stomia e la sua prima apparecchiatura rappresenti un trauma fisico e psicologico per via del mutamento dell'anatomia e delle abitudini quotidiane dello stomizzato, essa rappresenta in certi casi un'ancora di salvezza e l'unica soluzione per il miglioramento della qualità di vita di queste persone.
Il processo di cura necessita di cure specialistiche multidisciplinari che prevedono, tra gli altri, la presa in carico del paziente da parte dell'infermiere stomaterapista, figura di recente formazione che ha rivoluzionato gli ambiti di cura dei pazienti stomizzati.
In Italia si contano oltre 70 mila pazienti portatori di stomia. Il numero più alto di stomie confezionate è rappresentato dalle colostomie (55%), seguito da ileostomie (31%) e urostomie (14%).
Tali procedure sono eseguite successivamente a operazioni chirurgiche demolitive per la cura di:
- cancro del colon-retto
- malattie infiammatorie dell'intestino
- tumore della vescica
- diverticoliti
- megacolon
- colite necrotizzante
- anomalie congenite
- occlusioni e perforazioni
I pazienti stomizzati non sono pazienti invalidi, sono uomini e donne con una anatomia e dei comportamenti fisiologici differenti dal resto della comunità, ma tutto sommato gestibili e talvolta completamente indipendenti.
Questa tipologia di utenti affronta, nel corso della vita, un percorso tortuoso che può portarli allo sconforto e al rifiuto della propria condizione di vita, soltanto una corretta educazione sanitaria ed un supporto psicologico continui da parte dei professionisti della salute e degli affetti possono condurli alla consapevolezza che nessuno stomizzato è un malato cronico, rendendo “la nuova vita” un'esistenza fiera e dignitosa.
Educazione al paziente nel pre-operatorio
L'educazione al paziente che si appresta ad un intervento chirurgico che preveda il confezionamento di una stomia è un atto sanitario di fondamentale importanza.
Con esso si avranno maggiori possibilità di compliance e adattamento alla nuova condizione fisica del paziente nel post-operatorio ed ha una certa rilevanza anche dal punto di vista medico-legale.
I professionisti sanitari - medici, infermieri, psicologi - che si interfacciano con l'operando eseguiranno una valutazione anamnestica e fisica per ottenere il maggior numero di informazioni possibili, utili allo sviluppo di un piano di cura specifico che prenda in considerazione le sue esigenze e quelle dei caregivers.
Il piano terapeutico deve essere incentrato appunto sul paziente e non esclusivamente sulle necessità dei sanitari.
L'utente dev'essere informato su tutti gli aspetti clinici e supportato psicologicamente per tutta la durata del ricovero sino ad ottenere una aderenza totale anche in seguito alla dimissione ospedaliera, al fine di garantire la continuità assistenziale.
Le cure specialistiche iniziano proprio nella fase del pre-operatorio. Gli infermieri hanno il dovere di iniziare ad educare i pazienti sulla varietà dei presidi necessari per la gestione della stomia e sulle procedure di svuotamento della sacca di raccolta.
Per quanto questi interventi educativi siano incentrati con maggiore specificità nel post-operatorio, il processo educazionale deve coinvolgere fin da subito anche le famiglie, che hanno statisticamente un ruolo centrale nel processo di cura.
Gli interventi educativi possono essere eseguiti anche attraverso la somministrazione di questionari, brochure e manuali.
La curiosità del paziente dev'essere costantemente sollecitata; può essere utile fornire informazioni generali sull'anatomia del tratto digerente/urinario e sulla natura delle feci, in modo che l'utente abbia un quadro più chiaro della problematica. Egli, inoltre, dev'essere messo al corrente, già dal pre-operatorio, sulle possibili complicanze, sui fattori di rischio e sulle figure professionali di riferimento.
Educazione al paziente nel post-operatorio
Il periodo post-operatorio è sicuramente il momento più difficile per un paziente stomizzato: il dolore in sede d'intervento e il malessere generale per l'insieme delle procedure terapeutiche, si uniscono alle alterazioni fisiche dovute al confezionamento della stomia, ponendo il malato in una condizione di disagio fisico e psichico che può sfociare nella depressione e nell'autosvalutazione, presupposti per un rallentamento del processo di cura.
Le attività di supporto emotivo e psicologico e l'individuazione dei bisogni dell'utente continuano senza sosta nel post-operatorio.
L'infermiere agisce sulla base della pianificazione pre-operatoria e delle condizioni generali del paziente, identificando i fattori di rischio a seconda dei risultati dell'intervento chirurgico e predisponendo nuovi piani assistenziali individuando e contrastando i fattori di rischio.
È utile ricordare come obesità, età avanzata, età neonatale, disturbi gastro-intestinali cronici e diabete mellito siano tra i principali elementi clinici predisponenti alle complicazioni per stomie, cute peristomale e gestione generale dello stoma.
Il piano educativo nel post-operatorio ha lo scopo di formare il paziente ad una sana auto-cura dello stoma in modo da ridurre gli eventi avversi, tenendo presente che l'équipe ospedaliera e domiciliare rappresenta un saldo punto di riferimento.
Educazione terapeutica al paziente stomizzato
Il piano terapeutico di un paziente stomizzato dev'essere individualizzato in base ai propri bisogni e a quelli della famiglia, oltre che all'eventuale comorbilità.
Tutti gli interventi di educazione terapeutica sono mirati ad ottenere una complicance totale, a partire dalla predisposizione di un regime alimentare che prenda in considerazione età, peso, alterazioni del tratto digestivo e gusti personali.
Il peso corporeo
Il peso influisce negativamente sulla gestione delle stomie: raggiungere un peso forma ideale aiuta tantissimo a prevenire le complicanze, ma non sempre è una meta facile da raggiungere. La corretta masticazione dev'essere incoraggiata per evitare casi di malassorbimento e disagi nell'eliminazione. Alcuni cibi possono aiutare ad addensare o sfaldare le feci per prevenire problemi dovuti a diarrea, stipsi e occlusioni.
L'eliminazione di feci può essere controllata e favorita dall'irrigazione della stomia attraverso precisi dispositivi, questa pratica ha riscosso una buona adesione fra gli utenti stomizzati, migliorando determinati aspetti quotidiani.
Non è inusuale la prescrizione di integratori per migliorare l'assorbimento di elementi indispensabili come, ad esempio, il potassio.
Cute peristomale
La valutazione della cute peristomale dev'essere quotidiana e il paziente deve saper riconoscere la differenza tra una cute sana e una cute irritata. Qualora si presentino delle alterazioni quali sanguinamento, modificazioni dello stoma, arrossamenti è fondamentale la consulenza con un infermiere enterostomista.
Una cute irritata, oltre a provocare dolore, può determinare il distacco delle sacche di raccolta, con la conseguente fuoriuscita di feci o urine che, alla lunga, possono causare ulteriori danni alla cute addominale circostante.
Igiene quotidiana
La stomia non è una ferita. Il paziente deve trattarla con cura, ma senza troppe paure.
L'igiene quotidiana deve essere eseguita con sapone neutro a pH 5.5 e acqua tiepida, devono essere evitate manovre di sfregamento durante l'asciugatura e in caso di ileostomia è bene applicare una corretta quantità di pasta protettiva per via del pH decisamente acido del materiale effluente.
La terapia farmacologica
Anche la terapia farmacologica può necessitare di modificazioni. I pazienti con ileostomia o colostomia possono manifestare alterazioni nell'assorbimento dei farmaci a causa della diminuita lunghezza dell'intestino in seguito all'intervento chirurgico.
Un utente che ritrova frammenti di capsule o pastiglie all'interno della sacca necessita, ove possibile, di un cambiamento della forma farmaceutica o di soluzioni che favoriscano l'assorbimento.
Le supposte non devono essere prese in considerazione come forma farmaceutica semisolida: alcuni studi evidenziano come risultino inefficaci se inserite in una stomia a causa del limitato tempo di stazionamento all'interno di quella porzione di intestino.
Alcuni farmaci possono provocare alterazioni del colore delle feci e delle urine; il paziente deve conoscere gli effetti dei farmaci che assume sulla stomia e su questo aspetto risulta molto utile la consulenza di un farmacista.
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