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Ssn, con la pandemia 15mila assunzioni in più

di Redazione Roma

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A fornire i numeri è il Conto annuale, pubblicato dal Mef, che riguarda la consistenza del personale (congiuntamente alle relative spese sostenute dalle amministrazioni pubbliche). All’interno del Servizio sanitario nazionale, nel 2020 gli assunti a tempo indeterminato hanno toccato quota 664.686 rispetto ai 649.523 del 2019. Ma quasi l’intero incremento è dovuto agli infermieri e al personale non dirigente. Boom del tempo determinato, considerando che nel 2021 se ne stimano oltre 50mila unità rispetto alle 32mila di due anni prima.

Personale Ssn, con la pandemia boom di assunzioni a tempo determinato

La pandemia da Covid-19 ha determinato un incremento dei lavoratori assunti a tempo indeterminato nel Servizio sanitario nazionale, che nel 2020 hanno toccato quota 664.686 rispetto ai 649.523 del 2019.

Numeri tuttora distanti da quelli di undici anni fa (682.542 unità) ma che, è inevitabile, sottolineano l’inversione di rotta dopo un decennio di tagli ininterrotti.

A rilevare tale andamento è il Conto annuale, rilevazione censuaria sulle amministrazioni pubbliche che viene condotta dal 1992 dal Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, di recente pubblicato dal ministero dell’Economia e delle Finanze. I dati del Conto annuale sono organizzati per settore di contrattazione.

A partire dal 2018, la distribuzione del personale è articolata nei quattro nuovi comparti – Funzioni centrali, Funzioni locali, Istruzione e ricerca e appunto Sanità – ai quali sono stati aggiunti due comparti convenzionali (comparto autonomo o fuori comparto e personale in regime di diritto pubblico).

Si legge nel rapporto: Fra il 2011 e il 2016 la Sanità registra un calo costante, perdendo quasi 34.000 addetti, per restare stazionaria nella seconda metà del decennio appena al di sotto dei 650.000 dipendenti. Nell’ultimo anno si assiste invece ad un consistente incremento imputabile alle misure di contrasto della pandemia. Ed ecco la distribuzione per il comparto sanitario del totale del personale dipendente delle pubbliche amministrazioni nella decade 2011/2020: 682.542 (2011); 673.416 (2012); 670.241(2013), 663.796 (2014); 653.477 (2015); 648.733 (2016); 647.061 (2017); 648.508 (2018); 649.523 (2019); 664.686 (2020).

Se nel decennio considerato il contributo della Sanità al contenimento del personale pubblico è risultato rilevante (17.800 addetti), considerate le dimensioni del comparto, in termini percentuali la contrazione del 2,6% risulta fra le meno significative. Fattore discriminante è costituito dalla sottoposizione o meno delle Regioni alla disciplina del piano di rientro della spesa sanitaria. In particolare, le regioni sottoposte a tale disciplina anche solo per alcuni anni hanno realizzato per intero la riduzione del personale del settore.

Dettagliando ancora, dal Conto annuale emerge che la maggior parte dell’incremento è dovuto all’ingresso nel Servizio sanitario nazionale di più infermieri e personale non dirigente: erano 518.533 nel 2019 e sono diventati 532.576 nel 2020. Anche qui si tratta di numeri distanti dal 2011, quando le unità infermieristiche erano 545.704.

Non solo tempo indeterminato, la pandemia ha portato anche a nuove assunzioni a tempo determinato dove si registra un incremento del personale di circa il 19% dal 2019 al 2020 e di circa il 30% dal 2020 al 2021. Nel 2021 le stime parlano di oltre 50 mila assunti contro i 32 mila che ce n’erano nel 2019, ovvero il 60% in più. In aumento anche i contratti co.co.co che dai 3.964 del 2019 hanno toccato quota 9.795 nel 2020. Nuovi contratti, certamente, ma che allo stato attuale non riducono l’età media del personale del Ssn che risulta in aumento: nel 2020 si è attestata a quota 49,8 anni contro i 43,5 anni del 2011.

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