Tagli in sanità e carenza infermieri: un sistema malato
Gli infermieri si ritrovano a dover lavorare con turni massacranti, senza un adeguato riposo, ma soprattutto un adeguato compenso economico.
Il settore della sanità sta affrontando una crisi senza precedenti a causa della costante carenza di infermieri qualificati e del progressivo taglio dei fondi pubblici destinati alla salute.
Questa situazione ha un impatto devastante sulla qualità dell'assistenza e sulla sicurezza delle cure, creando un sistema sanitario malato che necessita di urgenti soluzioni concrete.
Il Covid-19 è stato un momento apicale in cui il popolo italiano ha appreso l’importanza del personale sanitario, ma soprattutto del Ssn in quanto garantisce a tutti i cittadini, in condizioni di uguaglianza, l’accesso universale all’erogazione equa delle prestazioni sanitarie, di conseguenza tutti quanti abbiamo sperato in un cambiamento positivo.
Il cambiamento c’è stato, ma in negativo con un aumento dei tagli alla sanità e conseguente perdita del personale sanitario. Infatti, l’incidenza della spesa per la sanità sul Pil è calata: in 5 anni, tra il 2020 e il 2025, si passa dal 7,4% al 6,2%, cioè 1,2 punti in meno. Lo riporta una tabella di previsione tecnica della Nadef, la nota di aggiornamento al DEF. Un definanziamento che va a colpire un sistema sanitario che è già in difficolta.
Con il progressivo taglio dei fondi pubblici, le risorse a disposizione del sistema sanitario sono sempre più limitate. Ospedali e cliniche sono costretti a limitare i servizi offerti e a ridurre il personale medico e infermieristico. Questi tagli, combinati con l'aumento della richiesta di cure, creano una crisi a catena .
I pazienti, spesso vulnerabili e bisognosi di cure, sono costretti ad aspettare sempre troppo prima di ricevere l'assistenza necessaria, mettendo a rischio la loro salute e costringendo un italiano su cinque a non curarsi. Le lunghe attese per i pazienti, la mancanza di monitoraggio costante e l'impossibilità di rispondere prontamente alle emergenze sono solo alcune delle conseguenze di questa carenza. Il diritto costituzionale di accesso a cure sanitarie tempestive ed efficienti viene così fortemente compromesso.
I tagli alla sanità hanno portato a una carenza del personale sanitario, soprattutto infermieristico creando anche qui una reazione a catena: mancanza di personale-sfruttamento-demansionamento-scarsa qualità delle cure.
L'assenza di un numero adeguato di infermieri negli ospedali e nelle strutture sanitarie provoca un inevitabile aumento del carico di lavoro per il personale presente, con ripercussioni dirette sulla qualità delle cure fornite: sale operatorie chiuse per mancanza di personale, ambulanze ferme perché senza infermieri o anche interi reparti con un numero troppo basso di operatori.
Gli infermieri si ritrovano a dover lavorare con turni massacranti , senza un adeguato riposo, ma soprattutto un adeguato compenso economico. Molto spesso, per carenza del personale sanitario, si trovano anche ad essere demansionati , vedendosi assegnare compiti che non rientrano nelle specifiche funzioni.
Tutto questo porta a un esaurimento fisico, ma in primis psicologico, con peggioramento della qualità di cura e che ci ha costretto a trasformare quella che era prima un’assistenza di qualità, persino invidiata nel resto dei paesi europei, in un’assistenza di quantità, con contestuale aumento del numero di infermieri emigrati verso altri paesi in cerca di condizioni di lavoro.
La mancanza del personale sanitario e i tagli ai fondi pubblici nel sistema sanitario italiano hanno portato a una situazione di emergenza che richiede un'azione immediata e concreta. La salute dei cittadini è un diritto imprescindibile che non può essere sacrificato per ragioni economiche. Sarà solo attraverso un investimento adeguato nella sanità e nella valorizzazione del personale sanitario che si potranno porre le basi per un sistema sanitario solido e in grado di garantire cure di qualità a tutti i cittadini. Il futuro della sanità italiana dipende dalle scelte coraggiose che i decisori politici dovranno prendere nel breve termine per rigenerare un sistema malato che oggi rischia di collassare definitivamente.
Ma l’aspetto economico non è l’unico problema: oggi in Italia c’è anche la mancanza di una prospettiva di carriera , perché manca un adeguato riconoscimento di competenze specialistiche, la valorizzazione di una professionalità in grado di compiere anche scelte di responsabilità e di cura.
Scrivo con la speranza che questi cambiamenti avvengano al più presto per riportare la popolazione ad avere fiducia nella sanità ma soprattutto gli infermieri e tutti gli operatori sanitari nel loro futuro.
Ilaria Sfregola | Infermiera
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