Pubblico Impiego
Abbiamo appreso che le Regioni hanno trovato le risorse necessarie per rinnovare il contratto del comparto Sanità e spingono per accelerare la chiusura del Ccnl. Ma per noi infermieri rimangono valide le ragioni della proclamazione dello sciopero nazionale del 23 febbraio: se il Governo pensa di chiudere il contratto mettendo sul piatto un aumento che doveva essere il punto di partenza della discussione, si sbaglia di grosso. È in ballo la dignità dei lavoratori che esigono un trattamento civile e rispettoso delle loro alte qualifiche e delle direttive europee
. Così il presidente del sindacato degli infermieri Nursing Up, Antonio De Palma, commenta la delibera da parte delle Regioni dell'atto d'indirizzo che finanzia il 2018 con l'aumento delle risorse a disposizione della contrattazione.
Sciopero infermieri, gli ordini si spaccano
Sa tanto di proclama pre-elettorale questo atto di indirizzo – dice il presidente di Nursing Up Antonio De Palma - un provvedimento che è ben lungi da quello di cui hanno bisogno gli infermieri, per i quali non cambia nulla, anzi: siamo ancora più arrabbiati perché sino ad oggi abbiamo ottenuto riunioni e riunioni in Aran senza che nemmeno vi fossero le risorse sufficienti per garantire quanto promesso
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E gli ordini provinciali si spaccano, tra chi aderisce allo sciopero del 23 febbraio e chi ne prende le distanze.
L’ordine professionale non è un sindacato, ma il rinnovo del contratto degli infermieri, fermo da quasi un decennio, è divenuta una questione inderogabile di decoro e dignità professionale”. Parole di Marco Contro, presidente dell’ordine delle professioni infermieristiche della Provincia di Rovigo, che annuncia l’intervento del consiglio direttivo “a sostegno delle organizzazioni sindacali, da tempo impegnate nelle trattative con l’Aran, al fine di ottenere il giusto riconoscimento, degno di una professione intellettuale
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Gli fa eco Roberto Sogos, presidente dell’ordine di Nuoro, che dice: Come presidente dell’ordine delle professioni infermieristiche di Nuoro e a nome di tutto il consiglio direttivo, esprimo piena condivisione sulle motivazioni che hanno portato a proclamare la giornata di sciopero del 23 febbraio 2018. Ci sarebbero mille ragioni utili per spiegare tale presa di posizione ma, in sintesi posso affermare con decisione che essendo noi tutti infermieri, con il mandato di tutelare la professione e di conseguenza l’intera utenza che beneficia della professionalità degli stessi, è arrivato il tempo di unire tutte le anime infermieristiche, affinché si porti all’attenzione della società e di chi propone rinnovi contrattuali evidentemente peggiorativi, sotto tutti gli aspetti, rispetto ai precedenti, peraltro anacronistici, la condizione di estremo disagio di una categoria che merita ben altra attenzione e riconoscimento
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Ma c’è anche chi ci tiene a mantenersi super partes, come Luciano Clarizia presidente dell’ordine di Pordenone, che dice: Questo ordine provinciale in qualità di ente sussidiario dello Stato intende mantenersi super partes rispetto alle diverse istanze sindacali manifestate dai professionisti iscritti ai propri albi
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E anche dall’ordine di Carbonia Iglesias arriva una nota in cui si dice che in qualità di ente sussidiario dello Stato intendiamo mantenere una posizione di terzietà rispetto alle diverse istanze sindacali manifestate da professionisti iscritti ai propri albi o loro altre rappresentanze; rimanere su azioni e contenuti prioritariamente professionali; tutelare l’unità della professione evitando conflitti tra un ente sussidiario dello Stato, quale noi siamo, e le parti sociali del nostro territorio
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