Pubblico Impiego
L’Aran non ha ancora trasmesso alla Corte dei conti la bozza contrattuale firmata il 23 febbraio scorso. Motivo? Ci voleva più tempo per alcune modifiche, che sembrano abbastanza sostanziali. Primo fra tutti la questione degli straordinari e poi l’errore dei 2 euro in più agli oss. Ma ce ne sono anche altre.
Contratto sanità, tutti gli errori della bozza
Ma andiamo con ordine. L’Aran, dopo la firma del 23 febbraio scorso ha deciso di prendere tempo con la Corte dei conti. Così oggi, all’indomani delle festività pasquali, i magistrati contabili non hanno in mano nulla su cui deliberare. Al contrario del contratto delle Funzioni pubbliche, per cui la Corte dei conti si è già espressa definendolo deludente
, quello della sanità resta al palo.
Dall’Aran assicurano che si tratta solo di una questione di tempo, entro domani la bozza sarà in mano ai magistrati. Ma perché prendere tempo? Per rimettere mano al contratto e cercare di sanare alcune situazioni davvero contraddittorie, cercando di evitare la bocciatura. Quali? Lo straordinario e le indennità agli oss, in primis.
Straordinari non più obbligatori
L’Aran, in accordo con i sindacati confederali che hanno firmato il rinnovo contrattuale, ha rimesso mano alla bozza per quel che riguarda la questione degli straordinari. Nel nuovo contratto, infatti, era stata introdotta una norma che obbligava i dipendenti ad effettuare straordinari salvo che non ci siano giustificati motivi personali. Risultato? Ci si ritrovava a dover per forza fare straordinari richiesti dall’azienda anche per un numero incidente di ore all’anno. Su questo punto, l’Aran è tornata indietro: niente più obbligatorietà. Ma la formula precisa va ancora trovata.
Indennità oss
Qui l’Aran ammette: c’è stato un errore. “Errore materiale” dicono dall’agenzia. Fatto sta che venivano concessi 2 euro di indennità agli oss, per cui alla fine gli operatori sanitari andavano a prendere più degli infermieri. Un colpo di penna e via. L’indennità sparisce. Stiamo parlando dell’articolo 86 comma 6. Che nella bozza del 23 febbraio recita: “Al personale infermieristico e tecnico competono, altresì, le seguenti indennità per giornata di effettivo servizio prestato:
- a) nelle terapie intensive e nelle sale operatorie: € 4,13;
- b) nelle terapie sub-intensive e nei servizi di nefrologia e dialisi: € 4,13;
- c) nei servizi di malattie infettive e discipline equipollenti così come individuati dal Dm del 30.1.1998 e s.m.i.: € 5,16”
Per cui quei 4 euro lordi finivano per andare in tasca anche agli oss. Per ovviare al problema, la proposta di modifica prevede di sostituire la parola tecnico
con sanitario
, per cui gli oss restano fuori. Agli operatori socio sanitari spetterà invece l’indennità mensile lorda di € 28,41 prevista dal comma 7 per chi opera su un solo turno nelle terapie intensive e nelle sale operatorie.
L’errore sull’infortunio
Altra modifica riguarda l’infortunio. Su questo punto la bozza del 23 febbraio scorso lasciava adito a male interpretazioni. Anzi, a dirla tutta finiva che la retribuzione in caso di infortunio sarebbe stata ridotta come nella malattia. Anche qui un colpo di penna e soluzione trovata.
Incarichi a scadenza
Sparisce il rischio per un coordinatore, per esempio, di fare il coordinatore per dieci anni e poi in scadenza dell’incarico tornare a fare l’infermiere. Infatti, le osservazioni apportate alla bozza consentono di mantenere l’incarico anche dopo la scadenza, purché in presenza di “reiterate valutazioni positive”.
Mancato riposo
Nella bozza del 23 febbraio, si profilava la possibilità di recuperare le ore lavorate nell’arco della settimana successiva. Il rischio però era di recuperarle a scaglioni. Così è stata introdotta la formula magica dell’unica soluzione
con cui andranno recuperati i mancati riposi.
Vito Marchitelli
2 commenti
Bisogna agire sulle indennità per determinare giusto compenso.
#4
Personalmente ritengo che l’unico modo oggettivo per attribuire un giusto compenso e determinare la giusta differenza di trattamento tra lavoratori appartenenti allo stesso comparto, con lo stesso livello retributivo, è quello di tornare a valorizzare le varie indennità: nate per premiare e incentivare chi, per il proprio ruolo, è chiamato a soddisfare particolari esigenze di servizio che implicano maggior impegno e sacrificio individuale rispetto a chi svolge un lavoro più ordinario.
Per fare un esempio, la maggior parte di noi Infermieri, a differenza degli Amministrativi del Comparto Sanità, di pari fascia retributiva e quindi con lo stesso stipendio tabellare, deve garantire un servizio continuo che richiede un impegno in prima linea,24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno e quindi un lavoro su tre turni (indennità di turno), compresi i festivi (indennità festiva), a volte in reperibilità (indennità di pronta disponibilità) e in alcuni casi esposti a particolari condizioni di rischio quali ad esempio quello radiologico. Per svolgere la nostra professione, inoltre, abbiamo maggiori oneri perchè obbligati a essere iscritti ad un Collegio , ad aggiornarci e a tutelarci dalle maggiori responsabilità che derivano dall’operare su esseri umani (indennità professionale specifica).
Continuando a focalizzare la nostra attenzione solo sull’incremento dello stipendio tabellare andremo incontro a continue delusioni in quanto non si verrà mai a determinare la giusta differenza di trattamento con pari livello, non sottoposti allo stesso nostro stress lavorativo.
Insistendo, invece, per l’immediato adeguamento delle indennità di cui sopra si realizzerebbero gran parte delle aspettative di noi Infermieri (maggiori destinatari di tali incentivi).
Così facendo si eviterebbero gli appunti mossi dalla Corte dei Conti per il rinnovo degli statali. dove non si è agito sulle componenti variabili della retribuzione per finalità incentivanti e premiali.