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Ccnl Sanità, Nursing Up: aumentare tempi di vestizione

di Redazione Roma

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Carenza di personale, riposi compensativi nel dimenticatoio, infermieri con oltre cento giorni di ferie arretrate e centinaia di ore di straordinario non retribuite dalle aziende. Sono le criticità sollevate dal Nursing Up durante l’ultimo incontro nell’ambito della trattativa contrattuale con l’Aran. In particolare, il sindacato è tornato con forza sull’annoso tema dei tempi di vestizione/svestizione degli infermieri: Che adesso sono anche provetti maghi: devono farlo in 4 minuti.

Carenze di personale e ferie arretrate tra le priorità per Nursing Up

Antonio De Palma, presidente del sindacato di categoria Nursing Up

Le Regioni ed il Governo devono uscire dalla empasse e mettere a disposizione le risorse aggiuntive previste dalla legge di bilancio, sbloccando l’atto di indirizzo e rivolgendo un’attenzione particolare alla valorizzazione del personale infermieristico e delle altre professioni sanitarie.

Parole del presidente del Nursing Up, Antonio De Palma, a margine dell’ultimo incontro con l’Aran per il rinnovo del Ccnl comparto Sanità. Restando solida, ancora, la necessità che la politica mostri attenzione e rispetto verso i lavoratori del settore, il sindacato entra nel dettaglio dei temi, alcuni particolarmente delicati, che la sua delegazione ha affrontato al tavolo negoziale.

Lavoro straordinario dei dipendenti

Un’attività che troppe aziende impongono, ma che non fanno recuperare e neppure pagano. Questa la riflessione di De Palma, che spiega: Colleghi infermieri denunciano di avere arretrati che raggiungono anche i 110 giorni di ferie, non utilizzabili a causa delle gravi carenze di personale. Troppo spesso gli stessi colleghi “vantano” anche crediti di centinaia di ore di straordinario, che tuttavia non vengono pagate.

Così accade che, pur avendone fatto richiesta, i professionisti sanitari non riescono a usufruire dei riposi compensativi nei quattro mesi indicati dal contratto, addirittura, a volte neppure nei periodi successivi, visto che lo stesso prevede che tali riposi possano essere usati entro il termine massimo di 120 giorni. E poi – continua il sindacato – ci sono quei colleghi che non hanno richiesto di usufruire dei riposi compensativi nei quattro mesi previsti e che non hanno nemmeno richiesto di aderire alla banca delle ore. In entrambi i casi è una loro facoltà. A questi colleghi andrebbe retribuito il lavoro che l’azienda sanitaria ha chiesto loro di prestare, ma nella maggior parte dei casi le aziende si voltano dall’altra parte.

Dimissioni volontarie degli infermieri

Prosegue la fuga degli infermieri dall’Italia, che in parte mirano al Ticino (ma anche al nord Europa), poiché attratti da stipendi e condizioni lavorative particolarmente soddisfacenti. Spiega De Palma: Qualcuno osa ancora chiedersi come mai in Italia gli operatori sanitari decidono di lasciare il nostro Servizio sanitario nazionale per lavorare all’estero? E non si dimentichi come, agli occhi di quei giovani, la nostra nobile professione, che comporta un complesso e duro percorso di studi, perde inevitabilmente di appeal, con tutte le conseguenze negative che ne conseguono.

Ipotesi di passaggio di categoria

Di fronte alla proposta di possibile passaggio di alcune qualifiche di personale di attuale categoria B/BS verso dell’area degli assistenti (categoria C), invece di quella degli operatori allo stato attuale prevista in bozza, il Nursing Up ha sottolineato che tali ipotesi non possono realizzarsi a svantaggio degli altri, dal momento che una eventuale “migrazione automatica” di tal genere comporterebbe prima di tutto un notevole impegno di spesa, che ovviamente non può e non deve ricadere, in termini di minore disponibilità di risorse, sul personale dell’area delle professioni sanitarie.

Tempo di vestizione/svestizione degli infermieri

Il presidente De Palma precisa che la spinosa questione della vestizione, è tornata prepotentemente d’attualità nel corso dell’ultima seduta contrattuale. Il sindacato, infatti, continua a ritenere troppo pochi i quattro minuti di attesa, addirittura paradossali per le complesse divise di protezione che da due anni gli operatori sanitari devono indossare da quando è esplosa l’emergenza sanitaria. Battendosi, altresì, affinché ci sia il riconoscimento, come tempo lavorativo, di almeno 20 minuti per queste procedure ed altrettanti per il passaggio delle consegne.

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