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Se il paziente decide sul premio qualità

di Redazione

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Da parte del paziente viene vista come un passo in avanti, un modo finalmente per far sentire la propria voce in materia di qualità dei servizi socio-assistenziali. Da parte degli operatori però è temuta e non poco. Stiamo parlando della novità introdotta dalla riforma Madia: la possibilità della valutazione dei dipendenti da parte dei cittadini, che singolarmente o in forma associata possono esprimere un parere sui servizi erogati ai fini della distribuzione dei premi di qualità. 

Premi di qualità, adesso decide l’utente

corsia ospedale

La valutazione per i premi di qualità sarà affidata per una quota ai pazienti

I sindacati hanno subito alzato le orecchie. Se il testo – che ancora è appena abbozzato – rimarrà così il rischio è che alcuni dipendenti difficilmente si vedranno assegnare il premio. Io e i miei colleghi – dice infatti Roberto che lavora in pronto soccorso – saremmo penalizzati. Prendiamo ad esempio il cittadino che arriva in pronto soccorso e gli viene attribuito un codice bianco e quindi dovrà aspettare parecchio. Ecco quel cittadino probabilmente valuterà in modo negativo la struttura e il servizio che ha ricevuto. Di conseguenza tutti ne saremo penalizzati. Morale: meno soldi ai dipendenti, più risparmio per le casse del governo. Evviva l'Italia.

I sindacati avevano già messo in guardia il ministro nell’ultima riunione. Andrea Bottega, segretario nazionale del Nursind presente all’incontro con Madia in rappresentanza della confederazione Cgs, l’aveva detto subito: Mi va benissimo la partecipazione dei cittadini, faccio presente tuttavia che la valutazione può essere attendibile nella misura in cui l’organizzazione del lavoro e le condizioni lavorative siano in grado di dare a tutti la possibilità reale di svolgere la propria professione.

Un esempio – aveva detto Bottega - è il Pronto soccorso di Nola, dove il personale è stato costretto a curare per terra i pazienti. Ovvio che in un caso del genere la valutazione non può essere positiva, ma sono condizioni che non dipendono dal lavoratore. Lo stesso discorso vale per le dotazioni organiche che hanno subìto grossi tagli. Se un parente si lamenta che suo padre non è stato alzato per il pranzo e fa una segnalazione all’Urp, la valutazione non potrà essere positiva. Però non si tiene conto del taglio del personale, che impediva di fatto di arrivare in tempo sul paziente per poterlo alzare per il pranzo. Insomma – dice Bottega - la qualità dei servizi non è colpa del lavoratore, ma di chi amministra che spesso taglia senza prendere in considerazione le condizioni di sicurezza e di qualità. Ricordiamo che chi ne soffre per primo è il professionista stesso.

La riforma Madia, introducendo il giudizio dei cittadini, di fatto manda in pensione le grigle di Brunettamai entrate in funzione. La legge Brunetta del 2009, infatti, prevedeva di differenziare i premi di produttività: la metà delle risorse sarebbe dovuto andare al 25% del personale con le valutazioni più elevate; e l’altra metà al 50% del personale con valutazione media; zero euro invece al 25% restante del personale. In pratica bisognava decidere a priori qual era il 25% del personale della pubblica amministrazione che non avrebbe visto un euro di premi.

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