Non solo la Cisl Fp, anche la Fsi Usae punta il dito sulle risorse, dopo l’apertura del tavolo con l’Aran sul contratto sanità.
Contratto sanità, Bonazzi (Fsi-Usae): Così la direttiva è il libro dei sogni
Partito a razzo il tavolo contrattuale del comparto sanità ha esaurito il suo sprint sulla questione delle risorse esordisce la Fsi-Usae. Ci sono alcune questioni – continua il sindacato - su cui il disaccordo è palese. Prima di tutto sulla materia orari di lavoro: Sulla questione delle eventuali deroghe alla normativa europea sui tempi e orari di lavoro, più di una organizzazione, fra cui la nostra, ha già espresso la propria contrarietà dice la Fsi Usae.
Non solo: anche sul primo tavolo tematico ci sono delle serie riserve che riguardano le risorse disponibili e gli spazi a disposizione. Introdurre nel sistema, cioè nella scala economica contrattuale, a costo zero – continua il sindaco - senza nuove risorse, le figure di esperto e di specialista non è una operazione semplice.
Adamo Bonazzi, segretario generale Fsi- Usae dichiara: Con le risorse che ci sono la direttiva è il libro dei sogni; qui dobbiamo porci il problema di come possiamo far saltare quel tetto di cristallo che impedisce alle professioni sanitarie di crescere e di fare carriera. Dentro questo contratto dobbiamo porci l'obiettivo di determinare quali sono i meccanismi che congiungono le dinamiche contrattuali del comparto a quelle dell'area della dirigenza e quali sono i meccanismi, anche temporanei, che consentano alle professioni sanitarie di avere aperta la carriera con l'accesso alla dirigenza – sia pure di tipo professionale. Altrimenti, se non viene risolto questo problema, vi è il rischio che, al contrario di quanto auspicato, introducendo le nuove figure invece di centrare gli obiettivi attesi si vada a schiacciare verso il basso tutti gli altri professionisti.
C’è poi la questione degli operatori socio sanitari e della loro eventuale collocazione dentro la nuova specifica area di integrazione socio sanitaria, are che, dice Bonazzi sembrerebbe essere fortemente collegata al territorio e prescindere dall'area in cui, oggi, questi operatori prestano prevalentemente la loro opera, e cioè quella sanitaria e ospedaliera: se così fosse una tale collocazione rischia di risolvere un problema ma di crearne altri; anche di tipo occupazionale.
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