Dovrà pagare 25 mila euro alla propria azienda sanitaria. È quanto stabilito dalla Corte dei Conti che ha preso questo provvedimento nei confronti di un’infermiera di Trento, accusata di aver lavorato (nel tempo libero) per una casa di riposo, pur avendo il contratto con l’Azienda provinciale servizi sanitari di Trento.
Doppio lavoro, infermiera condannata a risarcire 25 mila euro
Quello degli incarichi extra resta un problema e spesso, come nel caso in questione, gli infermieri si ritrovano a fare il doppio lavoro in buona fede. Ma se manca l’autorizzazione dell’azienda sanitaria sono guai. Lo dimostra anche il caso dell’infermiere giornalista, addirittura sospeso dalla sua azienda sanitaria per trenta giorni.
La storia dell’infermiera di Trento inizia nel 2009, quando l’azienda sanitaria scopre che la sua dipendente aveva prestato servizio in alcune case di riposo esterne senza avere la necessaria autorizzazioni. L’infermiera aveva accumulato 1148 ore nel 2007, 1462 nel 2008 e 381 nel 2009. Secondo la difesa, la donna aveva agito in buona fede. Tanto che aveva regolarmente denunciato il tutto in sede di dichiarazione dei redditi e ci aveva anche pagato le tasse.
Ma le mancava l’autorizzazione da parte dell’azienda, che alla fine l’ha licenziata. Intanto, la vicenda è andata avanti in sede legale. Fino all’altro giorno, quando si è pronunciata la Corte dei Conti con una condanna netta: l’infermiera dovrà risarcire l’azienda provinciale servizi sanitari di Trento. E alla fine sembra che le sia andata anche bene, visto che la procura aveva chiesto la condanna al pagamento di oltre 62 mila euro. Inizialmente, il danno contestato era di 103 mila euro, pari a tutto il guadagno accumulato con il secondo lavoro.
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