NurSind: il 28 gennaio sciopero nazionale comparto sanità

Pubblico Impiego

Attraverso una nota, il sindacato infermieristico annuncia che, l’ultimo venerdì del mese, il comparto sanità incrocerà le braccia. Ad incidere anche i tempi lunghi di chiusura del nuovo contratto collettivo nazionale ed il mancato inserimento dell’emendamento alla Legge di Bilancio 2022, che avrebbe dovuto svincolare l’erogazione dell’indennità specifica dal rinnovo contrattuale.

Nursind annuncia sciopero nazionale del comparto sanità

Il 28 gennaio sciopero nazionale del comparto sanità

La misura è colma e la decisione era inevitabile, il 28 gennaio sarà sciopero nazionale del comparto sanità

È l’incipit della nota diffusa dal NurSind, che puntualizza quindi le ragioni della decisione, già annunciata da tempo, tra Ccnl comparto sanità e pandemia da Covid-19. Accompagnato da una foto dove alcuni infermieri tengono striscioni che recitano stipendi dignitosi e non eroi ma professionisti, il comunicato non lascia spazio a interpretazioni: I tempi lunghi di chiusura del nuovo contratto collettivo nazionale ed il mancato inserimento dell’emendamento alla Legge di Bilancio 2022, che avrebbe dovuto svincolare l’erogazione dell’indennità specifica infermieristica dal rinnovo contrattuale, avevano portato il sindacato a dichiarare lo stato di agitazione, primo passo verso lo sciopero nazionale, riporta.

Ad ogni modo, come anticipato, l’assenza di erogazione dell’indennità infermieristica non costituisce il solo motivo per cui i professionisti sanitari incroceranno le braccia venerdì 28 gennaio. Lo stesso sindacato, infatti, fa presente che la quarta ondata Covid, ancora una volta, ha travolto in pieno gli operatori sanitari: infermieri che da ormai due anni incessantemente, con scarsi presidi, ferie sospese, spostamenti improvvisi di reparti, sovraccarico di lavoro, carenze di personale, si sacrificano per salvare le vite dei nostri concittadini e, attraverso il loro lavoro, sostengono la ripresa economica del paese e favoriscono la difesa delle libertà, senza nessun riconoscimento economico. E ancora, il segretario nazionale del NurSind, Andrea Bottega, tiene a rimarcare che gli infermieri portano il peso e pagano le conseguenze del disastro organizzativo che si sta delineando, complice l’impennata dei contagi e una buona dose di mancate decisioni.

Un grido di dolore che non possiamo non far sentire

Queste sono alcune delle motivazioni per cui la categoria è in stato d’agitazione da novembre scorso e sciopererà in questo mese. Un grido di dolore che non possiamo non far sentire, a maggior ragione dopo che l’esecutivo ha ignorato completamente le nostre istanze in Legge di Bilancio, ha poi incalzato. Un aspetto in particolare, riferisce ancora Bottega, emerge in modo importante: Gli stipendi degli infermieri sono tra i più bassi d’Europa. Molti che già esercitano si licenziano, stanchi di sacrifici e rischi senza ottenere mai nulla in cambio, spiega. Senza tralasciare il fatto che gli infermieri sono professionisti e non missionari volontari. I loro sono obblighi contrattuali, ma devono essere adeguatamente compensati con giusti stipendi e dignitose condizioni di impiego. Dichiarazioni, queste di Bottega, che si concludono facendo emergere tutta l’amarezza del segretario nazionale: Gli infermieri – che il Covid non l’hanno visto in televisione, ma lo hanno affrontato a stretto contatto con le migliaia di persone che non ce l’hanno fatta – chiedevano un segnale concreto di vicinanza da parte delle istituzioni. Non l’hanno avuto, non ci rimane che manifestare il nostro dissenso con lo sciopero dell’intero settore sanità

A livello di singole regioni, poi, fanno riflettere le parole di Francesco Coppolella, segretario NurSind Piemonte, che da tempo denuncia una condizione di collasso a livello territoriale. Secondo il sindacato, il numero degli infermieri e degli Oss è insufficiente e gli operatori dopo due anni di pandemia continuano ad affrontare uno stress fisico e psicologico senza precedenti, tra ferie, riposi saltati e turni massacranti per sostituire i colleghi in quarantena.

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