Pubblico Impiego
Un’ipotesi di aumento contrattuale di circa 85 euro, in media. Che arriva dopo otto anni di blocco e forse alla Robin Hood, ossia chi prende uno stipendio più alto avrà un aumento inferiore rispetto a chi prende di meno. Ma in tutto questo ci abbiamo guadagnato o ci abbiamo rimesso?
Aumenti contrattuali, quanto c’è di guadagnato
Si lavora sulle ipotesi. Perché ancora è tutto in ballo. Il tavolo tra Aran e sindacati è appena partito. Ed Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl hanno subito ribadito il tema, comune a tutti i comparti, delle risorse necessarie a garantire l’aumento medio contrattuale di 85 euro, le risorse necessarie a sterilizzare l’effetto degli aumenti ai fini della fruizione del bonus fiscale degli 80 euro, il tema della defiscalizzazione del salario di produttività e dello sviluppo del welfare contrattuale, soprattutto a livello aziendale
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Ma se in questi otto anni di vacanza contrattuale, i lavoratori della sanità avessero trovato in busta paga gli aumenti decisi negli anni precedenti, le cose sarebbero state ben diverse.
Allora abbiamo provato a chiederci:
Ma quanto abbiamo perso in questi anni?
In realtà avremmo dovuto prendere in media circa il 2,9% in più, ma una simulazione di incremento pari al 2,9% non è veritiera. Perché in mezzo ci sono l’inflazione, la crisi, il blocco del turnover ecc… Allora abbiamo calcolato una simulazione di incremento pari al 1,2% che deriva dalla media dell’inflazione dei sette anni di vacanza contrattuale. Dato che giustificherebbe comunque un aumento prudenzialmente in linea con l’andamento economico di quel periodo. Infatti, non possiamo non tener conto di tutti i risparmi legati ai tagli lineari delle spending review dei governi Berlusconi e Monti, nonché quelli legati al blocco del turnover, con ulteriore riduzione dei dipendenti pubblici in ambito sanitario soprattutto per la componente del comparto.
Ed ecco quanto abbiamo perso in questi sette anni di vacanza contrattuale: dai 67 euro di un A ai 120 di un DS6.
Adesso sul tavolo invece spunterebbe una nuova ipotesi: dare sì l’aumento, ma darlo alla Robin Hood. Cioè chi guadagna di meno avrà un aumento maggiore rispetto a chi ha già una busta paga più “pesante”. L’ipotesi potrebbe andare da un aumento di 150 euro per chi ha un reddito di 25mila euro ai 50 euro per chi ha un reddito di 40mila. Praticamente non dare nulla ai dirigenti. Lo diciamo, si tratta di un’ipotesi, tutta ancora da verificare. Di concreto non c’è nulla.
Di vero però c’è un atto di indirizzo del novembre 2016 del comitato di Settore Regioni – Sanità che ci porta ad alcuni impegni molto importanti ,tra cui ricordiamo l’individuazione di un’area socio-sanitaria in cui sarebbero legittimate le figure dell’oss, dell’educatore professionale e dell’assistente sociale con possibilità di corresponsione dei dovuti emolumenti contrattuali riconosciuti nella tabella delle indennità professionali specifiche.
E bisognerà attendere le trattative tra Aran e sindacati, che ancora non sono entrati per niente nel merito della questione economica. Però abbiamo voluto comunque fare un’ipotesi di incremento tabellare:
Tra le grane da risolvere c’è poi quella relativa al bonus degli 80 euro di Renzi per i dipendenti che hanno un reddito tra i 24 ed i 26 mila euro lordi annui, bonus che rischia di essere assorbito a seguito dell’incremento salariale vanificando buona parte dell’operazione.
Non bisogna tuttavia dimenticare, in caso di assorbimento della quota, che la quota del bonus Renzi avrebbe costituito per molti un vero e proprio anticipo dell'aumento contrattuale ed esclusivo per quelle uniche fasce di reddito che ne hanno beneficiato.
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