La sindrome di Stevens-Johnson è una malattia rara che interessa la cute e le mucose e nella maggior parte dei casi è dovuta a una grave reazione del sistema immunitario ad un farmaco o ad un’infezione. Inizialmente la malattia si presenta con sintomi aspecifici (sintomi simil-influenzali) e solo in seguito compaiono il caratteristico esantema rosso-violaceo, piaghe, vesciche e infine desquamazione cutanea. La diagnosi, non sempre semplice e immediata a causa dei sintomi iniziali poco specifici, si basa per lo più sull’anamnesi e sull’esame fisico. Il trattamento prevede innanzitutto la cura delle lesioni, il mantenimento di una buona idratazione ed eventualmente la sospensione del farmaco che ha causato la malattia. A seconda della situazione poi, potrebbe essere necessario somministrare antibiotici, antidolorifici, immunoglobuline, etc. Tra le maggiori complicanze ci sono la disidratazione, la sepsi e l’insufficienza multiorgano. La mortalità è dell’1-5%, tuttavia la prognosi è buona se si interviene precocemente e in modo adeguato.
Che cos’è la sindrome di Stevens-Johnson
La sindrome di Stevens-Johnson è una malattia rara (l’incidenza è inferiore a 1-5/1.000.000 annuo) piuttosto grave. È caratterizzata da eruzione cutanea di colore rosso-viola, vesciche e lesioni sulla pelle e sulle mucose del corpo (inclusi occhi, bocca, vagina e ano) e conseguente desquamazione cutanea.
Nel 25-30% dei casi l’eziologia della sindrome di Stevens-Johnson è sconosciuta, ma nella maggior parte dei casi la malattia è causata da una reazione eccessiva del sistema immunitario (grave reazione da ipersensibilità) a infezioni o più comunemente a un farmaco. Può esordire a qualsiasi età, tuttavia la malattia è più comune nei bambini e nei giovani adulti (< 30 anni) e le donne sembrano essere più colpite rispetto agli uomini.
Cause e fattori di rischio per sindrome Stevens-Johnson
In alcuni casi le cause della sindrome di Stevens-Johnson sono sconosciute. Quando identificate invece, le cause più frequenti sono:
- Infezioni (più comuni nei bambini): generalmente causate da Epstein Barr Virus, Coxsackie Virus, Paramyxovirus, Herpes Simplex Virus e virus influenzali. In casi meno frequenti possono giocare un ruolo anche batteri come il Mycoplasma pneumoniae
- Reazione da ipersensibilità ai farmaci (più comuni negli adulti): antinfiammatori non steroidei, antidolorifici, sulfamidici (sono la causa più frequente), antiepilettici (fenintoina, carbamazepina, lamotrigina, valproato e fenobarbital), allopurinolo (farmaco anti gotta), nevirapina, barbiturici, piroxicam, fluorochinoloni, antibiotici (cefalosporine, ampicillina, amoxicillina, penicilline), antipsicotici
Ci sono inoltre alcune condizioni che costituiscono dei fattori di rischio per lo sviluppo della malattia:
- Genetica: è probabile che ci sia una predisposizione genetica, come la presenza di specifici antigeni che potrebbero inattivare alcuni geni e favorire lo sviluppo della malattia
- Infezioni virali: incluse epatite, polmonite virale o HIV
- Tumori: in particolare tumori del sangue
- Sistema immunitario indebolito: ad esempio da infezioni come HIV e AIDS conclamato (l’incidenza della sindrome di Stevens-Johnson è circa 100 volte maggiore rispetto alla popolazione generale), malattie autoimmuni come il lupus eritematoso sistemico, trapianto d’organi o chemioterapia
- Malattie croniche delle articolazioni e del tessuto connettivo
- Precedente storia di sindrome di Stevens-Johnson: se causata precedentemente da farmaci assunti può di nuovo ripresentarsi al momento dell’utilizzo dello stesso farmaco
- Storia familiare di sindrome di Stevens-Johnson: se ci sono già stati in famiglia dei casi di sindrome di Stevens-Johnson c’è un rischio maggiore di svilupparla
Sintomi di sindrome di Stevens-Johnson
I sintomi della sindrome di Stevens-Johnson includono:
- Sintomi simil-influenzali: febbre, brividi, malessere generale, nausea, mal di testa e dolori articolari. Potrebbero essere presenti anche tosse, vomito o diarrea. In genere questi sintomi fanno la loro comparsa nelle fasi iniziali della malattia, prima della comparsa dei sintomi caratteristici
- Eruzione cutanea rosso-violacea: dopo alcuni giorni o settimane dall’insorgenza dei sintomi simil-influenzali compaiono le macchie caratteristiche. L’eruzione (di solito non pruriginosa) inizia spesso da viso, collo e tronco per poi estendersi al resto del corpo
- Piaghe e vesciche: dopo l’eruzione cutanea compaiono piaghe e vesciche sulle mucose; possono essere colpite quelle di bocca, naso, gola, occhi, genitali e ano. Quando presenti nella bocca e nella gola le lesioni possono causare dolore e quindi difficoltà nel mangiare, bere e deglutire (con conseguente rischio di disidratazione e perdita di peso). Se localizzate agli occhi diventa difficoltoso anche tenerli aperti poiché si presentano gonfi, arrossati e doloranti; potrebbero verificarsi anche congiuntivite, cicatrizzazione della congiuntiva, ulcere e perforazioni corneali con danni permanenti alla vista se non si interviene tempestivamente. Le lesioni possono addirittura coinvolgere gli epiteli interni, come quelli delle vie aeree (con conseguente difficoltà a respirare) e delle vie urinarie (con dolore alla minzione)
- Desquamazione della pelle: le lesioni presenti sulla pelle vanno incontro a necrosi (morte della pelle) e nel giro di 1-3 giorni tendono a esfoliarsi portando letteralmente alla desquamazione della pelle con conseguente dolore intenso
- Perdita di unghie e capelli: presente solo in alcuni casi
Diagnosi di sindrome di Stevens-Johnson
La diagnosi precoce della sindrome di Stevens-Johnson non è sempre possibile poiché i sintomi sono inizialmente aspecifici. In ogni caso la diagnosi è di tipo clinico e viene posta da un dermatologo (e da un oftalmologo se sono interessati anche gli occhi) sulla base di:
- Anamnesi: viene raccolta la storia medica, compresi eventuali farmaci assunti di recente che possono aver attivato la reazione
- Esame fisico: osservazione di cute e mucose interessate per valutare le lesioni presenti, la superficie di pelle interessata e il livello di dolore causato dalle stesse
- Biopsia cutanea: viene prelevato un piccolo campione di pelle da esaminare al microscopio per confermare la diagnosi (ed escludere altre possibili cause)
- Esame colturale: per confermare o escludere altre infezioni si può effettuare una coltura a partire da un campione (cutaneo, orale, di sangue etc) prelevato
- Imaging: a seconda dei sintomi potrebbero essere necessari esami di diagnostica per immagini come ad esempio una RX del torace per verificare l’eventuale presenza di una polmonite
- Esami ematici: per escludere o confermare l’infezione o altre possibili cause
Diagnosi differenziale
La diagnosi differenziale viene posta con tutte quelle malattie che coinvolgono cute e mucose con manifestazioni simili:
- Necrolisi Epidermica Tossica (o sindrome di Lyell): la sintomatologia delle due malattie è molto simile ed entrambe sono caratterizzate dalla distruzione e successiva desquamazione della cute. Spesso la Necrolisi Epidermica Tossica e la sindrome di Stevens-Johnson sono considerate come la stessa malattia, anche se di grado diverso. La Necrolisi Epidermica Tossica coinvolge infatti più del 30% della superficie cutanea e delle mucose, mentre la sindrome di Stevens-Johnson solo il 10%
- Sindrome da shock tossico
- Dermatite esfoliativa
- Eritema polimorfo
- Pemfigo
Come si cura la sindrome di Stevens-Johnson
Il trattamento della sindrome di Stevens-Johnson è fondamentalmente di supporto, prevede - in genere - il ricovero in ospedale e si basa su:
- Sospensione del medicinale che si sta assumendo se è questo che causa la sindrome. Poiché però potrebbe essere difficile determinare esattamente quale farmaco può aver causato il problema, il medico potrebbe consigliare di interrompere l'assunzione di tutti i farmaci non essenziali
- Dieta liquida e morbida con alimenti ipercalorici tramite sondino nasogastrico se il paziente non riesce a mangiare a causa delle lesioni
- Liquidi endovena per mantenere una buona idratazione quando non è possibile l'alimentazione per bocca o tramite sondino
- Antidolorifici
- Ciclosporine
- Trattamento delle lesioni di cute e mucose: le piaghe della bocca ad esempio possono essere trattate con antisettico e colluttorio anestetico. Quelle degli occhi con colliri, pomate e in alcuni casi trapianto di cornea o di cellule staminali limbari (deficitario in chi ha la sindrome di Stevens-Johnson). Le lesioni della cute vengono invece trattate con medicazioni non adesive o in alcuni casi con innesti cutanei. Ogni lesione cutanea richiede in genere una o due settimane per guarire, ma nuove lesioni potrebbero continuare a svilupparsi per diverso tempo. Pertanto, il tempo di recupero dalla sindrome di Stevens-Johnson può richiedere da molte settimane a diversi mesi, a seconda di quanto è grave la situazione
- Antibiotici e/o antimicotici se la causa della malattia è infettiva
- Corticosteroidi topici per controllare l’infiammazione cutanea
- Impacchi freschi e umidi per lenire il dolore delle lesioni
- Crema idratante (non profumata)
- Supporto respiratorio: potrebbe essere necessario a causa dell’interessamento degli epiteli polmonari
- Immunoglobuline endovena
- Plasmaferesi: in alcuni casi vi si potrebbe ricorrere per allontanare i residui dei metaboliti reattivi dei farmaci, nonché anticorpi che potrebbero essere la causa scatenante della sindrome
Complicanze della sindrome di Stevens-Johnson
Le possibili complicanze della sindrome di Stevens-Johnson sono:
- Disidratazione: perdita di liquidi ed elettroliti a causa della necrosi e della desquamazione cutanea
- Cellulite: infezione batterica acuta della cute e del tessuto sottocutaneo
- Sepsi
- Shock
- Insufficienza multiorgano
- Polmonite
- Insufficienza respiratoria acuta
- Miocardite
- Nefrite
- Epatite
- Stenosi e cicatrici esofagee
- Stenosi vaginale (causato da un accumulo di tessuto cicatriziale)
- Cicatrici del pene;
- Protuberanze e cicatrici cutanee
- Perdita o ricrescita anomala di unghie e capelli
- Problemi oculari: possono essere lievi come l’infiammazione oculare, la secchezza oculare e la sensibilità alla luce fino, nei casi più gravi, ad arrivare a uveite, ulcerazione corneale e in alcuni casi alla cecità
- Morte
Prevenzione
La prevenzione della sindrome di Stevens-Johnson si basa su:
- Evitare di assumere un farmaco specifico o farmaci simili se in passato hanno già causato la sindrome
- Prestare attenzione se si è già sviluppata la sindrome in passato
- Effettuare test genetici per valutare l’eventuale presenza di specifici geni (ad esempio, in alcune popolazioni come quella del sud est asiatico se si è portatori dei geni HLA B1502 e HLA B1508) che predispongono a una maggiore suscettibilità a farmaci noti per avere un rischio associato allo sviluppo della sindrome
Prognosi
Il tasso di mortalità è dell’1-5%, ma si riduce in caso di diagnosi e trattamento precoci. In ogni caso la maggior parte delle persone guarisce completamente dalla sindrome di Stevens-Johnson.
Tuttavia, se la causa scatenante non viene chiaramente identificata potrebbe esserci il rischio di altri episodi futuri.
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