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Antiepilettici

di Chiara Vannini

Gli antiepilettici sono una famiglia di diverse categorie di farmaci usati comunemente per la terapia dell'epilessia. I meccanismi d'azione degli antiepilettici - che possono essere somministrati, a seconda dei casi, per via endovenosa, intramuscolare o per via orale - sono principalmente tre: potenziamento dell'azione del GABA (es. benzodiazepine), soppressione dei canali per il sodio (es. fenitoina), inibizione dei canali del calcio (es. levetiracetam).

Come agiscono i farmaci antiepilettici

L’epilessia è una malattia del SNC, caratterizzata da attacchi epilettici, ovvero situazioni in cui dei gruppi di neuroni cominciano a scaricare ad alta frequenza estendendo la loro attività ad altre parti del SNC.

A seconda dell'estensione e dell'area interessata, la scarica può dare brevi episodi di confusione mentale fino a vere e proprie convulsioni che durano anche diversi minuti. Sono numerose le molecole efficaci sullo stato di male epilettico, anche se in realtà vi è una percentuale di persone che non trova beneficio dai trattamenti.

I farmaci antiepilettici hanno tre principali meccanismi di azione:

  1. Potenziamento dell'azione del GABA (neurotrasmettitore inibitorio del cervello, che legandosi ai suoi recettori GABA – A, GABA – B e GABA – C, favorisce l’inizio della cascata di segnali inibitori e la trasmissione GABA – energica. Potenziando l’azione del GABA, si migliora l’eccitabilità dei neuroni del SNC)
  2. Soppressione dei canali per il sodio: il meccanismo dell’azione epilettica passa da un neurone all’altro tramite i canali del sodio. Inibendoli, si inibisce il passaggio della scarica
  3. Inibitori dei canali del calcio: quando si depolarizza una cellula, i canali del calcio presenti nel SNC possono favorire un attacco epilettico nelle persone che soffrono di epilessia. I farmaci, andando ad inibire i canali del calcio, controllano l’insorgenza di crisi poiché stabilizzano l’attività elettrica del cervello.
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